girai l'angolo della sala vedendo i soliti ragazzi imbattersi in una rissa. sapevano fare solo quello. scossi la testa mandando giu un altro sorso di vodka e estrassi il mio cellulare dalla tasca posteriore dei miei skinny jeans per poi digitare il numero di madison sulla tastiera illuminata,.avvicinai il telefono al mio orecchio.
suonava.
"pronto?"
"mad"
"che succede? non ti trovo piu." la sua voce era preoccupata.
"sto bene,sono al terzo piano..mi raggiungi?"
"subito" il telefono emise il bip che segnalava che la chiamata era terminata.
andai verso l'uscita di quella stanza cercando di essere piu visibile se mad sarebbe arrivata.
mi imbattei in un ragazzo alto,non lo vedevo in faccia,le luci erano quasi del tutto spente e non riuscivo a distinguere il suo sguardo.
mi sorrise. non ero sicura peró.
"quella la finisci?" disse impassibile indicando la mia vodka.
trasalii.
"credo di si" risposi altrettanto impassibile.
alzo le spalle in un movimento quasi impercettibile. poi mi scansó e prosegui oltre.
"ti ho cercata dappertutto." la voce di madison mi scosse.
"ehi mad." salutai con un cenno del capo.
"usciamo di qui,ti va?" la guardai.
"no mi sto divertendo,esci e ti raggiungo fra un po'. va bene?"
annuii e la superai scendendo le scale per poi uscire dalla porta sul retro. spalancai la bocca vedendo quella scena.
doveva essere la troppa vodka che avevo ingerito quella sera dopo che avevo lasciato il mio ragazzo.
volevo urlare. sarebbe stato meglio di no.
un coltello di media dimensione trapassò il torace del ragazzo che urlava in agonia.
"oh mio dio" mi ritrovai a urlare.
i ragazzi ai girarono di scatto verso di me. c'era anche il ragazzo della vodka.
mi guardava inorridito.
dio,fammi scomparire. supplicai nella mia testa.
gli altri ragazzi portarono via il corpo del ragazzo che aveva perso i sensi mentre lui si avvicinava a me.
"lasciami stare" sputai.
"non cosi in fretta" rise di me.
mi sentii una stupida. strinsi le mani in due pugni.
"sei un lurido mostro,sei un assassino. lasciami in pace"
"hahaha" la sua risata mi stava uccidendo dentro.
"questo non cambierà nulla però,anzi."
chiusi gli occhi sentendo l'aria schiaffeggiarmi in viso e poi all improvviso feci un grosso errore. sputai sulla sua guancia.
era arrabbiato ora,piu di prima.
"chi diavolo credi di essere ragazzina?" ruggì avvicinandosi a me. stavo tremando,non volevo notasse la mia paura ma mi guardó negli occhi e capii che l'aveva vista,era troppo tardi ormai.
"rispondi troietta" mi incitó mentre premeva il sup corpo contro il mio costringendomi contro il muro.
"t-ti prego"piagnucolai.
non sembrava ascoltare.
sentii la sua risata divertita.
"andiamo a casa."
"c-casa?" "casa mia" mi guardava impassibile. volevo sparire.
dopo qualche minuto mi ritrovai non so come nella sua auto,sbuffai,che cavolo voleva dire che mi portava a casa sua? volevo andare nel mio letto,leggere un po' per poi addormentarmi,al sicuro.
non sembrava interessato,non gliene avevo parlato ma mi sembrava logico che gia lo dovesse sapere.
ad un certo punto si girò per guardarmi,sentivo la mia pelle bruciare sotto i suoi occhi. avevo paura? hahaha gia. che stupida. per quale motivo avevo urlato? ah si,hanno ucciso un ragazzo davanti a me con un fottuto coltello. fanculo.
senza accorgermene mi ritrovai a prendere a calci davanti a me e a picchiare con i pugni le mie gambe.
le lacrime iniziarono a scendere sulle mie guance calde,il respiro usciva affannato,stava succedendo,cazzo.
"t-ti prego" mormorai. non sapevo nemmeno il suo nome. "accosta,ti prego" ormai stavo piangendo e non riuscivo a fermarmi,avevo paura,le mani che tremavano come la voce e tanta voglia di urlare.
volevo correre da mio padre,volevo scusarmi per tutto. ero un disastro ma mi dispiaceva.
"che succede?" il ragazzo mi chiese.
non riuscivo più a parlare perciò non risposi. "siamo quasi arrivati tanto" lui si limitò a dire. non potevo aspettare,avevo bisogno d'aria,acqua e di buttarmi a terra.
dopo una decina di minuti la macchina si fermò. pregai che fossimo arrivati e vidi lo stesso ragazzo aprirmi la portiera. invece di scendere mi buttai a terra,piangevo.
le lacrime mi offuscavano la vista,la gola era secca e le mani sudate.
"uccidimi" supplicai.
nessuna risposta,l'avevo così tanto sussurrato che probabilmente non aveva sentito.
sentii il respiro mancarmi,imprecai nella mia testa.
lui lo capì e mi presa in braccio per tirarmi su da terra,io faticavo a respirare.
mi porto su per le scale fino a dentro la casa che aprì con delle chiavi che aveva nella tasca posteriore dei suoi jeans.
una volta entrati mi posò delicatamente su un letto,non mi accorsi nemmeno che mi aveva portata in camera,forse la sua.
mi guardai attorno lottando per respirare. poi mi resi conto di essere sola.
subito dopo apparve sulla porta quel ragazzo che ora notai fosse biondo,tendente al marroncino. mi stava porgendo un bicchiere d'acqua almeno sembrava.
"cos'è?" faticai a dire.
"cosa vuoi che sia,cristo. bevi e basta se vuoi vivere." quelle parole erano uscite con disprezzo dalla sua bocca.
afferrai il bicchiere poggiandolo sulle mie labbra,era acqua grazie a dio. feci dei piccoli sorsi fino a finirla. stavo riprendendo a respirare. stavo meglio ma avevo ancora paura e sentivo freddo ovunque. stavo tremando.
il ragazzo biondo mi porse la sua felpa e la accettai. fu la prima volta che vidi i suoi occhi color nocciola. erano belli.
"resta qui a dormire." disse per poi voltarsi e andare verso la porta.
"aspetta.." lo fermai.
si girò,i suoi occhi puntavano su di me.
"posso sapere come ti chiami almeno?"
non sembrava entusiasta.
"justin."
"jasmine" sospirai e lo vidi uscire dalla stanza. in quel momento sentii la testa iniziare a girare perciò mi distesi su quel letto a me estraneo e mi rannicchiai con la sua felpa addosso e stretta tra le coperte. cercai di dormire invano per circa tre ora,dopo questa fase riuscii a prendere un po di sonno.
mi risvegliai un paio di volte a causa di qualche incubo che mi tormentava ma poi mi riaddormentai cadendo in un sonno profondo.