quella mattina mi svegliai di soprassalto e respirai affannosamente,poi mi tranquillizzai sapendo che mi trovavo al sicuro nella mia stanza,e che l'accaduto di ieri sera era stato solo un incubo,li nessuno poteva farmi del male.
mi guardai intorno cercando di capire perché non riconoscevo quelle pareti,poi capii.
cazzo.
stavo per avere un altro attacco di panico.
dovevo calmarmi.
c'era silenzio ovunque,mi sentivo abbandonata,non sapevo lui dov'era o se almeno c'era. avevo paura e ne avevo tutto il diritto.
mi alzai e mi ritrovai davanti a un grande specchio.
feci un salto indietro vedendo i miei capelli per poi rilassarmi e passare a guardarmi il viso,le occhiaie erano evidenti sotto gli occhi e avevo il mascara della sera prima colato. poi i miei occhi si posarono sui vestiti che indossavo. feci una smorfia di orrore capendo che non erano miei. quando capii effettivamente di chi erano cercai di strapparmeli di dosso,erano resistenti. merda.
la porta si spalancò e vidi di nuovo i suoi occhi.
"piccola,non c'è bisogno di spogliarsi l in fretta,ci posso pensare io"
scossi la testa.
"di cosa stai parlando?" mi guardava accennando una risata divertito.
"li vedi questi vestiti piccola?" mi cinse i fianchi. cercai di tirarmi indietro ma mi teneva stretta.
"stanotte,te li ho messi io."ormai sorrideva ampiamente.
"no." sputai.
"tu non mi hai toccata stanotte." i nervi mi stavano saltando.
"tranquilla,avevi freddo e ti ho cambiato i vestiti,tutto qui"
strizzai gli occhi cercando di afferrare le informazioni che mi stava dando.
"oh..ehm..grazie,suppongo."
annui sorridendomi.
"tieni.ti porto a casa"
mi passò una giacca che afferrai.
"casa mia?" lo guardavo chiedendomi se mi stava mentendo.
"si piccola."
"primo,tu non mi chiami piccola,secondo non mi vesti,perché significa che mi hai visto quasi nuda. e terzo come ti è saltato in mente di portarmi qui?!" ormai urlavo realizzando quello che era accaduto.
"calmati piccola" mi prese per i fianchi ma mi spostai dalla sua presa.
"non toccarmi."
"fossi in te non mi metterei contro un assassino". diceva quelle parole tranquillamente.
"solo.." pausa. "portami a casa."
Justin annui,ero abbastanza fuori di me per dire qualcos'altro perciò mi limitai a fargli cenno di uscire e indicarmi la strada.
una volta fuori mi aprì la portiera della sua auto,ora vedevo che era una Ferrari gialla e mi infilai dentro abbassando la testa per poi allacciarmi la cintura di sicurezza.
era la seconda volta che era gentile con me. strano. ero nella macchina di un assassino,forse avrei dovuto sentire l'odore della morte ma mi arresi avendo il naso chiuso. che stupida.
non parlammo per tutto il tragitto fino sotto a casa mia. poi all'improvviso una lampadina si accese nel mio cervello. un fottuto assassino sapeva dove abitavo. cazzo cazzo cazzo.
mi affrettai a scendere dalla macchina senza nemmeno salutarlo o ringraziarlo,forse non avrei dovuto perché comunque lui non era una brava persona,avevo ancora paura di lui. ovviamente fu una pessima scelta. iniziai a chiedermi se ne facevo mai una giusta nella vita.oh,aspetta,so la risposta.
vaffanculo,imprecai. le sue mani tenevano stretti i miei polsi sulla fiancata della sua auto gialla,appena verniciata a guardare bene.
"la tua mamma non ti ha insegnato le buone maniere?"
non trovai le parole per rispondere perciò i suoi denti,prima le labbra,si avventarono sul mio collo iniziando a mordere e succhiare,ansimai.
"ora va meglio piccola"
sentivo il dolore provenire dal rossore sulla mia pelle,mi aveva segnata.