Tragedia

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Se ne stava seduto ad osservare la città bruciare.

Magari avesse voluto anche avere una sigaretta, ma non fumava. Anzi, non lo faceva più. Odiava l'odore del fumo. Il fumo stesso scatenato da quelle enormi fiamme che creavano un contrasto con il cielo pieno di nuvole, denso, tempestoso, con il pericolo imminente sotto i suoi piedi, che non esisteva.
Le fiamme toccavano vette altissime, tanto che era facile vederle superare tutto il borgo cittadino.
E nonostante la pioggia incessante, niente e nessuno poteva placare le fiamme.
Pensò che forse se ne stavano tutti lì, ad osservare come lui, il rovescio del disastro che si espandeva in tutta la città.
Che poi, magari dopo la sigaretta, avrebbe suonato con comodità anche la sua chitarra. Che per pura emotività riusciva a far toccare note altissime con lo sfiorare delle dita sulle corde.
Ma non sapeva suonare ne quantomeno possedeva una chitarra.
Quel cielo nero, grigio, rosso, quasi lo intimidiva. Non sapeva cosa farne e perché proprio aveva deciso di starsene lì a contemplare quell'orribile tragedia.
Ma ecco, che tutto d'un tratto, oltre quelle fiamme, quelle nuvole, oltre quei suoi pensieri oscuri e irrazionali, apparivano delle giraffe.
Alte più di 30 metri, un branco immenso che si aggirava per la città quasi come in una fiera circense.
Incontrastate, camminavano sui macigni e i pezzi di casa carbonizzati, senza risentirne dal possibile dolore.

Una di loro si avvicinò al suo balcone, cacciò fuori l'inconfondibile lingua viola e faccia a faccia gli gridò: "Harakiri, Nerone!".

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