1 Capitolo di un'altra cosa che non scriverò mai

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Quand'ero bambino la domanda che mi facevano spesso era "Cosa vuoi fare da grande?" e rispondevo "il gelataio" e tutti ridevano. "Ma i gelati fanno felici le persone" e quindi non capivo.

La domanda che mi facevo spesso era "Ma se uno psicologo passa la vita a psicanalizzare, quando sta male si rivolge ad un'altra persona oppure scrive un diario come Zeno?"
Facendo così poi si andrebbe a trovare il miglior psicologo al mondo seguendo la teoria del barbiere: un barbiere quando deve tagliarsi i capelli o li taglia da solo oppure si rivolge ad un altro che in tal senso è più bravo. E seguendo questo ragionamento si troverebbe così il miglior barbiere al mondo. Oppure un barbiere pelato. O anche un barbiere veramente molto pieno di autostima.
Che cosa strana però, essere bravi in quel che si fa per aiutare gli altri e non se stessi. È come sentirsi un inetto a metà, un po' come se dall'inizio sai che non sei destinato a qualcosa a cui aspiri.
Sentirsi sempre di essere un fallito, ancora prima di iniziare.
Ed è così che mi sento. Sono immerso il più delle volte in storie di persone che ora buttano via la loro vita dopo aver passato periodi di gloria quando erano scrittori o attori famosi ed ora cadono nell'oblio che altro non è che il dimenticatoio. Ma io no.

Dimentico me stesso, dimentico ciò che sono e dimentico ciò che valgo. Prima ancora di iniziare butto via me stesso e la mia persona. Vita trasandata e pigrizia permanente. E vorrei che l'alcool e tutto ciò che fa parte nella vita dei dimenticati non fosse riservato solo a loro. Giro per giorni nella mia stanza e mi meraviglio quando mi guardo allo specchio. Un po' come incontrare un coinquilino che conosci ma che poi dimentichi. È questo il punto: dimentico.

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