Prologo

6 2 0
                                    

L'autobus per il ritorno a casa era più vuoto rispetto al solito "Sarà il tempo" pensai, guardai fuori dai finestrini rigati dalle gocce di pioggia: grossi nuvoloni neri si stagliavano minacciosi nel cielo mentre scaricavano una violenta tempesta sulla cittadina; poi gettai uno sguardo sulle case, davanti alle quali l'autobus passava: le luci erano accese; potevo vederlo dalle tende calate che lasciavano intravedere forme non definite di persone.

Passai qualche minuto a osservare fuori dai finestrini le case, ero calmo e tranquillo, poi il bus si fermò di botto, sbalzandomi in avanti: non mi feci male quindi mi alzai con fare di protesta e pronto a inveire contro il guidatore, quando mi diressi verso il posto guida, una folata di vento e acqua mi arrivò in pieno volto; mi guardai attorno e vidi che tutti erano scesi dal veicolo e che si erano raggruppati fuori, a guardare qualcosa, così decisi di raggiungerli, nel farlo vidi il mio riflesso nello specchietto della porta principale: i capelli neri abbastanza lunghi erano in disordine, gli occhi verdi erano stranamente spenti e morti e la pelle chiara dava un aspetto inquietante al volto magro; raggiunsi il gruppo di persone e vidi cosa osservavano: a terra, distesa, c'era una persona, apparentemente indenne, con gli occhi sbarrati che ci squadravano dall'alto al basso; appena mi vide si mosse: fu veloce, nemmeno la vidi alzarsi; la persona in questione era un ragazzo sui sedici anni, mi guardò dritto negli occhi, disse qualcosa, poi scomparve nel nulla.

Quelli che a me sembrarono attimi, molto probabilmente non lo erano, poiché tutte le persone erano risalite sul bus e l'autista suonava il clacson con insistenza, invitandomi a salire, così accettai l'invito e il mezzo mi portò a casa; casa poi era un parolone: era un appartamento molto carino e spazioso, in un condominio davvero ben tenuto per essere in periferia, vivevo insieme ai miei genitori e a mio fratello; così presi le chiavi e mi avviai verso la porta dell'appartamento.

Appena infilai la chiave nella serratura, un leggero brivido mi attraversò il corpo: dalla mano si scaturirono piccole scintille elettriche, che poi si propagarono nella chiave, il tutto accompagnato da un leggero ronzio; mi guardai la mano intimorita, "Sono stato io" pensai ed estrassi la chiave dalla serratura, su di questa un piccolo spettacolo di fulmini in scala stava avvenendo: scintille e piccoli fulmini attraversavano la chiave, altri le galleggiavano attorno emanando un piccolo e fastidioso ronzio elettrico; mi appoggiai alla parete che stava dietro di me, mi massaggiai le palpebre delicatamente e feci respiri profondi: <<Troppe cose strane...per oggi>> dissi ridendo; ripresomi, infilai di nuovo la chiave nella serratura, la girai e la porta si aprì: <<Sono a casa>> annunciai solennemente, aspettandomi una risposta che non sarebbe mai arrivata <<Ehi>> dissi levandomi il cappotto trasandato di seconda mano; la situazione era strana, l'aria era carica di tensione e aleggiava una strana energia per la casa, iniziai a preoccuparmi, corsi verso le stanze e aprì le porte di ognuna: zero assoluto, nessuna traccia; mi girò la testa per qualche istante: loro sarebbero dovuti essere lì, non potevano essere usciti poi, anche se fosse, non avrebbero lasciato tutte le luci e la TV in salotto accese; qualcosa era successo "Ma cosa...?" mi battei la mano in fronte per la preoccupazione mista a disperazione, afferrai il telefono fisso e composi il numero di mio fratello maggiore: squillò per qualche secondo poi qualcuno rispose: <<Pronto?>> la voce era di mio fratello <<Michael...>> dissi con voce flebile <<Fabian...>> mi rispose <<Dove siete tutti?>> chiesi tra ira e preoccupazione

<<Non t'interessa...Fab...devi aspettare...qualcuno verrà a casa a prenderti...prepara lo stretto necessario>> disse Michael con tono grave <<Mi dispiace fratellino...ma sei un pericolo per noi>> chiuse la chiamata; io lasciai cadere il telefono, la frase continuava a rimanere impressa nella mia mente "Sei un pericolo per noi" e sembrava non avere intenzione di andarsene.

-DangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora