Capitolo 4°

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Quella notte non sognai, anzi, a dire la verità un sogno lo feci: ero seduto su una sedia, una sedia semplice di legno, e restai lì seduto fino al mio risveglio; quando aprì gli occhi sentii un forte profumo di fiori, mi alzai e guardai verso la porta: la stanza era vuota e in piedi sulla porta c'era una ragazza, una ragazza molto bella, la pelle bruna mi ricordava il cioccolato sciolto, i capelli erano ricci color terra, aveva un paio di enormi occhi, di un colore misto tra il verde e il marrone, un naso all'insù e delle labbra perfette un po' sporgenti anche loro di un colore abbastanza scuro, un viso dolcemente appuntito faceva capolino su un corpo tonico e magro, ma abbastanza formoso; dopo queste osservazione mi accorsi che il profumo di fiori veniva da lei: <<Scendi, ragazzo nuovo, la colazione è pronta...>> si voltò e andò via.

Mi alzai dal letto e aprì l'armadio: dei vestiti erano stati sistemati lì dentro, sul primo di loro c'era un biglietto "Spero che tu non sia cresciuto subito Fabian –Mamma" sorrisi e pensai che li avesse consegnati quando avvisò del mio arrivo; li indossai, mi calzavano a pennello.

Uscii dalla stanza e sentii odorino delizioso: mi ricordava le ricche colazioni che facevo prima di tutto questo; scesi al piano di sotto e ritrovai il lungo tavolo, pieno zeppo di piatti e di persone: scorsi dall'alto Charlie e la ragazza di prima ma non vidi Jules; c'era una sedia libera affianco a un ragazzo dai capelli scuri ma prima che potessi mettere piede sull'ultimo gradino delle scale, tutti si girarono a guardarmi: mi sentii osservato; Madame prontamente si alzò e venne verso di me: <<Ragazzi>> sorrise <<Lui è Fabian...>> un ragazzo dai capelli, sempre scuri ma leggermente ricci, mi guardò sbieco <<Allora, c'è un posto libero?>> chiese Madame, il ragazzo dai capelli scuri alzò la mano <<Perfetto>> la donna mi spinse lentamente verso il tavolo e tutti ripresero a parlare; quando mi sedetti il ragazzo si girò: aveva una matassa disordinata di capelli, un naso che mi ricordava le statue greche ficcato tra due occhi scuri, sotto il naso sbucavano timide un paio di labbra sottili ma non troppo; si sistemò i capelli con un energico movimento della testa e disse: <<Sono Jaques>> mi porse la mano e quando gliela strinsi mi accorsi che era stranamente leggera <<Sei ricercato?>> mi chiese <<Beh...Sì>> <<Non è strano>> disse una ragazza <<Qui siamo tutti ricercati>> <<Silenzio Corinne>> il ragazzo che prima mi guardò sbieco la riprese <<Non vorrai spaventare il nostro nuovo arrivato>> <<Che spaventare e spaventare>> un altro s'intromise <<Comunque sono Jo>> disse; in pochi attimi la situazione era degenerata: chi parlava di là, chi parlava di qua, Madame non sembrava affatto scontenta del caos, anzi sorrideva soddisfatta.

La mia colazione era continuamente interrotta ed io , come Madame, non potevo essere più che felice: quella compagnia mi scaldava il cuore; comunque il pasto durò circa un'ora poi tutti si alzarono; tutti eccetto me: Madame mi fece rimanere seduto mentre gli altri si allontanavano, io la guardai perplesso ma lei sorrise rassicurandomi: <<Adesso vieni con me>> mi fece alzare ed io la seguì senza proferir parola, lei prese un mazzo di chiavi e si diresse verso una porticina nel sottoscala, la aprì e varcò la soglia, feci come lei ed entrato nel sottoscala mi ritrovai una lunga scala che mi portava più giù, sentii qualcuno che mi chiamò e scesi le scale: erano lunghe, di pietra grigia e fredda e scivolose; comunque sceso l'ultimo gradino mi ritrovai in un posto davvero particolare dove appesi alle pareti c'erano grandi schermi, e su questi schermi venivano riprodotte immagini a me familiari, forse troppo familiari, alcune immagini rappresentavano scene ordinarie della mia vecchia vita come una colazione oppure una giornata a scuola, altre invece scene di vita privata (troppo privata);poi girandomi a sinistra vidi altre immagini questa volta facevano vedere un piccolo me gestire i primi piccoli fulmini, un già più grande me che colpiva con una scossa elettrica l'albero di natale e infine altre il me di adesso che colpiva un'automobile nella strada dietro il condominio: <<Per gestire un'abilità come la tua, Fabian, c'è bisogno di controllare le proprie emozione, di gestire i ricordi>> disse una voce <<Fabian non sei il primo che sottopongo a questa "tortura">>; sentii un leggero fruscio e negli schermi vidi Michael, mio fratello, che chiamava il CCM e che diceva qualcosa di confuso e che prendeva la mia famiglia portandola fuori da quell'appartamento che non avrei rivisto più: un debole bagliore veniva emanato dalla punta delle mie dita insieme a un fastidioso rumore elettrico, di getto rivolsi le mani contro la parete e lì scaricai un paio di fulmini; indietreggia e tutte le immagini scomparvero: Madame spuntò dal nulla mi mise una mano sulla spalla; io la osservai perplesso e lui disse: <<L'uso di un'abilità mutante è fortemente influenzato dai sentimenti, per quanto tu la possa, parzialmente, controllare; sei ancora instabile>> io mi voltai e dissi <<Come ci è riuscita?>> <<Io posso entrare nella mente delle persone, alterare il loro punto di vista e modificare i ricordi>> sorrise e a un certo punto ci trovammo seduti ancora a quel lungo tavolo, rendendomi conto che era tutto successo nella mia testa.

Angolo Autore:

OIBOH...sono Max, sono l'autore di sto obrobrio che state leggendo, scusate il capitolo breve e ditemi se vi piace...Buona-lettura

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 17, 2017 ⏰

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