Era buio all'inizio, ma poi una fioca luce rossastra cominciò a illuminare quell'ottenebramento.
Itachi credette di essere morto, ma il corpo gli doleva dappertutto e il mal di testa, oltre all'udito danneggiato era insopportabile; ciò gli fece capire di non essere morto.
Provò a mettersi a sedere, ma fitte lunghi i fianchi lo bloccarono sdraiato su qualcosa di morbido, simile a un materasso.
Nonostante le fitte, si mise a sedere, soffocando un verso di dolore.
Era in una camera da letto fatta interamente di legno di palissandro, con immobilia scarsa ma sufficiente.
La porta sulla parete di sinistra si aprì leggermente, facendo entrare nella stanza Kodokuna.
"Come ti senti?", chiese la donna, sedendosi di fianco al letto.
"Ho delle fitte ai fianchi, un mal di testa incredibile e non sento molto bene, ma per il resto sto bene".
Si guardò attorno.
"Dove sono?", chiese.
"In un piccolo rifugio che ho fatto costruire anni a nord del Villaggio della Foglia...".
"Dové Shasei?".
Kodokuna sospirò frustrata.
"Riesci a camminare?".
"Sì, perché?".
"Allora seguimi".Shasei era sdraiata su un letto candido con le coperte rialzate fino sopra al seno.
Le braccia erano lunghi i fianchi, ricoperte di aghi collegati a dei flebi; in bocca aveva una mascherina per l'ossigeno.
Appena la vide, Itachi fu colpito in pieno da un ricordo amaro:Il laboratorio era scavata nella roccia, pieno zeppo di tavolini e cassapanche, illuminato da delle torce.
Il cadavere della tredicenne era lì, dove lo aveva lasciato la sera prima; priva di vestiti e dentro a una cassa di vetro, collegato a dei macchinari interni tramite lunghi aghi sparsi su tutto il corpo, compreso il viso."Tutto bene?", chiese Kodokuna, notando il turbamento di Itachi.
Con quella domanda il ninja ritornò nel mondo reale, rivedendo quell'immagine rivisitata nella realtà.
"Cosa le è successo?", chiese.
"Dopo essere stata pugnalata, Shisui l'ha spinta verso l'interno della sala e
Izumi ha lanciato una carta bomba legata a un kunai. Tu e Shasei siete stati colpiti in pieno nell'esplosione, ma lei è ridotta peggio".
"Tu invece?".
"Ho beccato solo l'onda d'urto, guadagnandomi una botta dietro la nuca, ma niente di grave".
Itachi si concentrò su Shasei.
"Perché ha la maschera per l'ossigeno?".
"Alcuni frammenti di roccia le sono entrati in bocca e le hanno osturato le vie respiratorie. Ho dovuto operarla per liberarle. Deve riprendere l'ossigeno perso e eliminare i residui rimasti".
Itachi sospirò.
"Vado a preparare qualcosa da mangiare, se vuoi venire devi solo scendere le scale qui davanti".
Il ninja annuì mentre Kodokuna usciva dalla stanza, seguendola con lo sguardo.
"Itachi...".
Itachi si voltò di scatto.
Shasei lo stava osservando con uno sguardo duro e severo; si era tolta la maschera per l'ossigeno e la stava tenendo nella mano destra.
"Come ti senti?, chiese il ninja, sedendosi sul letto di fianco alla ragazza.
"Più delusa che mai".
Itachi temette di capire.
"Perché non mi hai detto in cosa consisteva il rito?".
"Te lo avrei detto".
"Quando? Nell'istante in cui mi avresti ucciso?".
Nel suo tono di voce non c'era solo rabbia e frustrazione, ma anche una profonda delusione che Itachi capì benissimo.
"È giusto che tu lo sappia".
Shasei si fece attenta.
"Oltre al pugnale di Kageisho, occorre un cadavere compatibile con te.
Col pugnale, ti dovrò uccidere e sarò costretto a strapparti il cuore, per poi metterlo nel corpo ospite".
Fu breve come spiegazione, ma Itachi era stato schietto e diretto, per questo si sentì stanco ed esausto; Shasei invece, non parve né spaventata né sorpresa.
"In che senso il cadavere dovrà essere compatibile con me?", chiese la ragazza.
"Il corpo ospite quand'era in vita doveva avere un legame con te che può essere di tutti i tipi".
La ragazza sbuffo', guardando il soffitto.
"Voglio morire", disse, esausta.
Itachi finse di non capire.
"Che cos'hai detto?", chiese con un tono mescolato con la rabbia e la paura.
"Sono stanca di vivere a costo delle vite altrui".
"Questo non è vero".
"Sono un pezzo di carne morta, guidata dall'istinto e priva dell'anima. Non sono una vera persona".
Itachi si stufò.
"Ascoltami", si avvicinò a lei, duro e severo, a qualche centimetro dal suo viso "smettila di con questo maledetto discorso.
Quattro anni fa ho creato una guerriera forte e tenace, non una ragazza debole e autocommiserabile, quindi smettila di darti della carne morta e combatti per una buona volta".
Shasei si stupì di quello che gli disse Itachi; il suo sguardo era sempre freddo e glaciale, ma la ragazza intravide anche una sicurezza e una fiducia che non aveva mai visto.
Aveva ragione; non era stata creata per essere una creatura piagnucolona e impaurita, ma per essere coraggiosa e determinata.
Shasei sorrise, quindi si mise a sedere e si avvicinò a Itachi, dandogli un bacio sulla guancia destra, lasciando di stucco il ninja.
In quel momento entrò nella stanza Kodokuna con in entrambe le mani una ciotola di ceramica bianca, interrompendo il dialogo tra la creatura e il suo creatore.
"Vedo che sei sveglia", commentò la donna mentre le porgeva una ciotola.
Shasei la prese, contemplando il contenuto; minestrone di verdure frullate bello caldo, quel che ci voleva.
"Da dove prenderemo il cadavere per il rito?", chiese la ragazza, una volta finito di mangiare.
"Glielo hai detto?", chiese Kodokuna rivolgendosi a Itachi, sorpresa.
Il ninja annuì.
"Era ora finalmente!", esclamò contenta.
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L'altra faccia di Itachi
FanficIl ninja appoggiò la mano dietro la testa di Shasei con affare protettivo stringendola di più con l'altra mano, appoggiandola in fondo alla schiena. "Dormi. Figlia mia", disse Itachi a Shasei dolcemente, come un sussurro. La ragazza si addormentò co...