Itachi era seduto a gambe penzoloni sul bordo del solito porto di legno, ancora confuso dall'ultima riunione che aveva avuto con i colleghi dell'Alba il giorno prima.
Perché volevano che uccidesse Shasei se sapevano che ci era affezionato?
Capì che era una domanda retorica. Era ovvio che Pain gli avesse affidato quel compito e non a qualcun altro; quel bastardo sapeva che si era affezionato a Shasei e quindi aveva insisto perché fosse lui ad ucciderla.
Quel brutto figlio di...
Quel pensiero evaporò non appena percepì dei passi sul legno cigolante, inconfondibili.
"Lasciami solo Kisame", gli disse schietto Itachi, senza voltarsi.
"Se lo facessi non potresti ascoltare il mio piano per salvare la tua creatura".
Itachi si voltò di scatto con gli occhi sbarrati, notando la presenza di due pergamene tra le mani dell'amico.
"Spiegati meglio", gli disse, più attento che mai.
Kisame si avvicinò a lui e s'inginocchiò, srotolando una delle pergamene sulle ginocchia. Mostrava una serie di disegni macabri, di persone uccise e poi un attimo dopo vive e vegete, con però gli occhi neri.
"Tecnica della Resurrezione Impura?", chiese esterrefatto Itachi.
"Già. È una Tecnica Proibita potentissima, in grado di riportare in vita i morti e poterli manipolare come si vuole. E, cosa migliore, non richiede la vita del mago che pratica la tecnica".
"Non è manipolare Shasei che la salverà".
"Ed è qui la parte migliore".
Kisame aveva in volto un sorriso cospiratore che fece preoccupare Itachi.
Il demone squalo mise da parte la prima pergamena e aprì la seconda, mostrando il contenuto.
"La tecnica del Sigillo di Ghiaccio?" chiese confuso Itachi.
"È una tecnica di sigillo poco conosciuta, molto particolare e potente, ma non viene praticata quasi mai perché richiede molto chakra. Consiste nell'ibernare una persona mandandola in stato vegetativo e praticarvi un sigillo affinché questa si risvegli dopo un periodo di tempo prestabilito. Il problema è che può essere praticata solo da coloro che dominano il ghiaccio, quindi...".
"Quindi hai rubato la pergamena della Tecnica della Resurrezione Impura per riportare in vita qualcuno che possa ibernare Shasei", lo interruppe Itachi "È un buon piano".
Kisame sorrise, abbassando lo sguardo.
"Hai già pensato chi resuscitare?", chiese l'amico.
"Ho già pianificato tutto. Tu vai a chiamare Shasei e portala qui; al resto ci penso io".
Itachi annuì.Non lo voleva ammettere, ma era un po' nervoso. Era di fronte alla porta della stanza di Shasei, nel covo dell'organizzazione.
Non trovava le parole per attaccare il discorso. Già, come poteva attaccare il discorso?
Ciao ti porto al porto così ti posso imberbare?
Era una frase stupida, ma gliela avrebbe detta comunque.
Sospirò, si fece coraggio e bussò.
"Avanti", gli rispose Shasei.
Il ninja afferrò il pomello ed entrò. Era spartana come camera, ma due delle pareti erano ricoperte da scaffali pieni zeppi di libri e pergamene. La ragazza era davanti a lui, seduta a gambe incrociate sul letto, con gli occhi rossi dal pianto e le guance rigate dalle lacrime.
"Perché piangi?", chiese Itachi, chiudendosi la porta dietro.
"Ho sentito tutto", mormorò Shasei, asciugando l'occhio destro col dorso della mano destra.
"Stai parlando dell'ultima riunione dell'organizzazione?", chiese Itachi, sedendosi di fronte a lei.
La ragazza annuì. Prese dalla tasca un kunai e lo porse al ninja.
Itachi non capì il senso di quel gesto.
"Compi il tuo dovere", disse Shasei, intuendo il turbamento del ninja.
Con rabbia, l'uomo gettò a terra il kunai, col ferro che tintinnava sulla nuda roccia e afferrò la ragazza per le spalle, allibita e confusa.
"Non puoi chiedermi questo".
Quella frase non sembrava un rimprovero o addirittura un ordine, ma piuttosto una tremenda supplica proveniente dal profondo del suo cuore.
La ragazza intravide negli occhi di Itachi una paura folle, come non aveva mai visto. Notando il turbamento di Shasei, la lasciò libera.
"Allora come pensi di fare?", chiese la ragazza.
"Kisame ha trovato un modo per sbarazzarsi di te ma allo stesso tempo salvarti. Dobbiamo andare al porto tra due minuti".
Shasei annuì e si alzò dal letto.
"Andiamo allora".Il cielo si era scurito e le nuvole che coprivano il sole erano grige e cariche di pioggia.
Si prendeva acquazzone quel giorno.
Itachi e Shasei erano arrivati al pontile dove era stato fissato il luogo dell'incontro.
Kisame era in piedi, accompagnato dalla Samehada e da una figura alla sua sinistra.
I nuovi arrivati la riconobbero solo una volta vicini: Haku, il vecchio compagno di squadra di Zabusa Momoki, morto per mano Kakashi Hatake, dando la vita per salvare l'amico.
"Haku Yuku, compagno di Zabusa Momoki...", attaccò Shasei.
"Morto per mano di Kakashi Hatake col Mille Falchi. Non mi serve che mi ricordi come sono morto", lo interruppe in malo modo Haku.
"Hai preparato tutto?", chiese Itachi.
"Sì, non posso fare altrimenti".
Kisame e Haku si scostarono, mostrando una cassa di vetro aperta piena d'acqua; sembrava una bara, dato dal fatto che aveva le forme umane.
"Sdraiati dentro", le disse Haku.
Shasei prese un grosso respiro e annuì. Si avvicinò alla cassa e, aiutata da Kisame, si sdraiò, immergendosi nell'acqua che le raggiungeva sotto il mento.
"Quanto tempo restero' imbernata?".
"Un anno, quanto basta perché Pain possa perderti di vista e dimenticarti", gli rispose Haku.
Shasei sospirò.
"Hai qualcosa da dire?", chiese Kisame.
"Sì, ma è rivolto a Itachi. In privato".
Il ninja, tirato in sorte, s'inginocchiò accanto alla cassa, facendo allontanare Haku e Kisame.
"Mi hai creata solo perché te lo aveva ordinato Pain o per un motivo più profondo?".
Quella domanda lo prese alla sprovvista, sussultando per la sorpresa. Però riuscì a rispondere.
"All'inizio sì, avevo intenzione di crearti solo perché me lo aveva detto Pain, ma poco a poco, mi sono reso conto che, più ti plasmavo, più assomigliavi a Izumi. Izumi era morta per mano mia, quindi sì, ti ho creata affinché tu possa riempire il buco in fondo al mio cuore".
"Non potrai mai sostituirla con un pezzo di carne morta".
"Non devi neanche pensarla una cosa del genere!", gli urlò Itachi.
"Izumi è sempre stata qui dentro", alzò il braccio e appoggiò il palmo della mano sul petto, dove c'era il cuore "e, assieme a lei, ci sarò io".
Itachi si commosse da quella frase, tanto che gli sfuggì una lacrima, assieme a un sorriso.
Chiuse gli occhi e alzò dolcemente la testa di Shasei e la baciò sulla fronte, poi si allontanò riaprendoli. Si alzò e si mise da parte, lasciando il posto a Haku.
Questo chiuse la cassa e s'inginocchiò di fronte ai due ninja, appoggiando i palmi delle mani sulla cassa, uno sopra l'altro.
"Arte del ghiaccio, Sigillo di Ghiaccio".
In quel momento si disegnarono sul coperchio della cassa di vetro una serie strane righe nere ondulate, la cui origine era un cerchio centrale.
"Avvio dell'ibernazione".
L'acqua cominciò a dilatarsi, aumentando il proprio volume fino ad occupare tutta la cassa.
L'acqua cambiò colore gradualmente, schiarendosi fino a diventare opaca e biancastra.
"Io ho finito", disse Haku, alzandosi in piedi.
"Ottimo lavoro Haku", gli disse Kisame, sigillandolo con la Tecnica del Sigillo.
Itachi sbuffo'.
"Qui abbiamo finito. Ci vediamo l'anno prossimo", disse Kisame, rivolgendosi alla cassa.
S'incamminò verso riva quando si rese conto che Itachi non lo stava seguendo. Aveva la testa bassa e si stringeva le spalle, rivolto alla cassa.
"Tu non vieni?", chiese Kisame.
"Ti raggiungo più tardi", fu la risposta fredda e glaciale dell'amico.
Il demone squalo non insistette oltre e proseguì sul suo percorso.
Itachi abbassò di più lo sguardo e cominciò a piangere in silenzio, consolato dalle gocce di pioggia che avevano cominciato ad accarezzarlo.
Niente poteva confortarlo in quel momento; anni prima aveva assassinato l'unica donna che aveva mai amato e adesso aveva condannato a morte l'unica cosa buona e giusta che aveva fatto.
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L'altra faccia di Itachi
Hayran KurguIl ninja appoggiò la mano dietro la testa di Shasei con affare protettivo stringendola di più con l'altra mano, appoggiandola in fondo alla schiena. "Dormi. Figlia mia", disse Itachi a Shasei dolcemente, come un sussurro. La ragazza si addormentò co...