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Sono stanca di questa gente.
Apro di scatto gli occhi, tirandomi a sedere.
Le due non aspettandosi niente del genere, sobbalzarono di paura. Una delle due cacciò un urletto spaventato. Le guardai con astio, e dopo un primo momento, una delle due si riprese. Mise su un sorrisetto finto, e iniziò a fare la carina.
Infermiera:" ben sveglia, come ti senti?"
Io:" vaffanculo, ci cazzo ti credi di essere. Pensi di poter parlare di me, senza sapere un cazzo. E di poter poi avere il coraggio di chiedermi come sto."
La ragazza, stordita da questo mio inaspettato attacco, inizia a balbettare.
Infermiera:" i-io b-bhe e-ecco i-io n-noi"
Io:" un cazzo, non me ne frega di quello che stai dicendo. Prendi la tua cazzo di amica e andatevene subito"
Le due rimasero un attimo ferme a fissarmi, come congelate.
Basta non c'è la faccio, prendo la prima cosa che mi capita sotto mano. Un vaso. E glielo tiro.
Il vaso le manca, e va a schiantarsi contro il muro, producendo un rumore assordante, e rompendosi in mille cocci taglienti.
Le due scappano fuori dalla mia stanza, lasciandomi sola.
Cerco di calmarmi, ma il mio sguardo cade sui polsi, sono fasciati. Perché sono qui, pensavo di aver finito per sempre. Pensavo di esserci riuscita. Ero libera, potevo tornare dalla mia famiglia, sarei stata felice. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, è inutile cercare di trattenerle. Le lascio scorrere, e iniziò a singhiozzare. Sempre più forte e in modo incontrollabile. Sento qualcosa di strano, o meglio qualcuno. Grido e scalcio, non voglio essere toccata. Urlo e scalciò, ma non mi libero anzi, vengo tirata indietro. La mia schiena entra in contatto con il corpo dietro di me, ho le braccia ferme in una salda presa. Non voglio, io volevo solo essere finalmente felice. Ero libera, ero finalmente libera.
Piango ininterrottamente per non so neanche quanto, non mi accorgo neanche degli altri. Sono tutti nella stanza ad osservarmi, preoccupati e spaventati. Ma io nemmeno ci faccio caso, nemmeno li vedo, non faccio caso alle loro voci, e alle loro suppliche. Sono troppo immersa nel mio dolore per accorgermene.
Dopo ore estenuanti di pianti e urla, finalmente sfinita, ricado in un sonno tremendo.

Patetica...
Chi sei?
Sei patetica, guardati. Piangi come un poppante, e non sei capace a fare nulla, persino a morire sei riuscita a fallire, mi fai pena...
Che cosa vuoi da me?
Io niente, tu cosa vuoi...
Ma che stai dicendo, vattene lasciami sola.
No finché tu sarai viva, io resterò con te, o finché tu non riuscirai a scacciarmi...
Vattene.
Mai...
La figura di fronte a me, si dissolve in una nuvola nera, mi entra nei polmoni. Nella mente, vengo annebbiata, è riportata indietro.
Mamma, sono ancora in quella macchina, sembra tutto normale.
Tesoro tutto bene mi sembri preoccupata...
Tu non sei veramente qui.
Come tesoro non ti ho sentita bene...
Tu non sei veramente qui!
Tesoro ti senti bene? Certo che sono qui, sono la tua mamma, non vado da nessuna parte...
Non è vero, tu non ci sei più sei morta, sei morta tanto tempo fa.
Il dolce volto di mia madre muta, trasformando quel caldo sorriso e quel volto gentile, in un ghigno orribile e inquietante.
Si hai indovinato, sai anche cosa sta ero accadere allora. È colpa tua, quello che è successo è solo colpa tua...
No non è vero non ci potevo fare nulla.
Già da bambina un assassina...
No non ho fatto nulla, non è stata colpa mia.
Assassina, assassina, assassina...
Sono tutti girati a puntarmi il dito, dandomi del'assassina. Mamma, papà, persino il mio amato fratellino, e anche quel mostro.
Perché mi fai questo.
Perché te lo meriti.
No no no no non sono un assassina. No io non ho fatto nulla, non è colpa mia.

Apro gli occhi, sono sudata, e sto piangendo. Le parole assassina rimbombano nella mia testa. Sono ancora bloccata tra le braccia di qualcuno. Mi giro, e mi ritrovo faccia a faccia con Pietro.
Dorme anche lui, ha il volto corrugato, come se fosse preoccupato. Mi dispiace così tanto.

Anna:" sei sveglia "
Mi giro di scatto, spaventata da quella voce che mi ha colta di sorpresa.
Io:" si"
Anna si avvicina a me, e si siede in parte al letto.
Anna:" ci hai fatti preoccupare sai"
Io:" scusa"
Mi guarda negli occhi. Ha gli occhi vuoti e tristi, è preoccupata e arrabbiata.
Anna:" perché? Perché l'hai fatto? Spiegamelo, perché io non lo so, non so cosa pensare, cosa dire, cosa fare"
Nel suo sguardo, vedo chiaramente che si è preoccupata tanto.
Io:" n-non lo so"
Sembra così stanca e vuota.
Anna:" più tardi verrà lo psicologo"
Io:" no! Non c'è né bisogno"
Anna:" non dire stronzate! Stavi per morire, e hai avuto una crisi per ben un'ora, non è normale Fra. Cazzo tu non stai bene, hai bisogno di aiuto."
Io:" non voglio l'aiuto di nessun psicologo"
Anna:" però ti serve Fra, cazzo sei stata malissimo e ti sei quasi suicidata. Che cosa dovrei fare, aiutarti a toglierti vita, così da distruggere anche noi"
Io:" quindi è così, sono qui perché sono il vostro cazzo di caso umano, la vostra buona azione. E se morissi, dio avreste perso la causa. La più complicata è difficile causa. Dopotutto se voi riusciste a guarirmi, chissà come sareste conosciuti. I ragazzi che salvarono la ragazza suicida, quella senza una famiglia e nessuno"
Anna:" ma cosa stai dicendo. Se tu te ne andassi, ti porteresti via con te, un pezzo di cuore di ognuno di noi. E noi ti vogliamo bene Fra. Non vogliamo che te ne vada, siamo qui per te Cazzo. Siamo qui perché ti vogliamo bene"
Io:" io però non voglio più il vostro aiuto da tanto tempo"
Anna zittisce. Vedo il suo sguardo cambiare, cosa ho fatto, sono un mostro...

Salvami da me stessa 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora