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Anna:" se la pensi così allora. Non posso aiutare chi non vuole essere aiutato"
Una lacrima le solca la guancia, e una scende anche a me.
Fallo, è tutto quello che urla la mia mente. Non posso trascinarla giù con me. Soffrirà ma almeno sarà al sicuro, sono un cazzo di mostro. E devo proteggere gli altri da me, prima che sia troppo tardi.
Io:" vattene. Non voglio vederti mai più! Ti odio! Non dovevi intrometterti, dovevi lasciarmi morire! Ora vattene e non tornare mai più! Fuori vattene! Ti odio!"
Il suo sguardo è un coltello nel petto. L'ho ferita, profondamente. Non mi perdonerà mai, ma lo sto facendo per lei. Esce dalla stanza, è un rumore alla mia destra attira la mia attenzione. Girò la testa, e vedo Pietro in parte al letto. Mi ero dimenticata che era qui, non l'ho nemmeno sentito alzarsi.
Ci guardiamo negli occhi.
Pietro:" per me non è stato un errore"
Io:" c-cosa... Cosa non è stato un errore"
Pietro:" salvarti"
Dopo di che esce anche lui dalla stanza, senza aggiungere altro.
Quindi è stato lui a salvarmi, i-io non lo sapevo. Devo allontanarli tutti prima di distruggere anche loro.
Devo andarmene prima di dover affrontare qualcun altro.
Riesco non so come a staccarmi la flebo, mi alzo in piedi, nonostante le gambe mal ferme.
X:" so che vuole andarsene, ma forse è meglio se aspetta ancora un po' "
Io:" lei chi è, e cosa diamine vuole"
L'uomo entra nella stanza, e mi si avvicina, stendendo la mano nella mia direzione.
X:" Psicologo Marco Tinelli piacere"
Lo guardo, senza stringergli la mano.
L'uomo alla fine decide di abbassarla, ma continua a guardarmi negli occhi.
Io:" bene, può anche andarsene, io non ho bisogno di uno psicologo"
Marco:" quindi mi sta dicendo, che sta bene, che quello che le è successo, è stato solo un'incidente. Che non ha realmente provato a togliersi la vita giusto"
Io:" sto bene, e ora con permesso, vorrei cambiarmi e andarmene di qui"
Marco:" mi dispiace dirglielo, ma sua madre ha firmato delle carte. Lei dovrà sottoporsi alle cure fin quando io non dirò che può andarsene"
Mia madre. Io non c'è l'ho più una madre.
Io:" allora sono fortunata, perché io non ho una madre. Quindi con permesso"
Marco:" sua madre, il suo tutore, non mi interessa. Ma ha firmato e lei non può andarsene"
Sento la rabbia salire, lo guardò dritto negli occhi.
Io:" è cosa pensate di farmi? Legarmi, costringermi ad aprirmi. Credete che non ci abbiano già provato. Non sei il primo, e non sarai l'ultimo. Tu e tutti gli altri. Arrenditi subito, tanto non ci riuscirai"
Marco:" vedremo, sono abbastanza certo, di essere bravo nel mio lavoro"
Io:" illuso"
Sto per prendere le mie cose e uscire, anche in tenuta ospedaliera, non me ne frega. Quando Stefano entra dalla porta.
Ste:" Fra c-che cosa stai facendo?"
Io:" me ne vado"
Lo sto per sorpassare, quando mi prende per il polso, costringendomi a fermarmi.
Ste:" aspetta ti prego"
Mi giro verso di lui, puntando il mio sguardo nel suo.
Ste:" non so cosa stia capitando, sono ancora così confuso da tutta questa storia, ma una cosa la so per certo. Io ti amo, e non voglio che tu stia male, quindi ti prego. Lasciati aiutare"
Io:" n-non posso"
Ste:" perché? Che ti succede fino a poco tempo fa stavi bene sorridevi, non ti tagliavi più ? E ora, hai tentato il suicidio, che ti succede"
Resto a guardarlo immobile. Neanche io so cosa mi succeda, ma è meglio se me ne vado. Libero il mio braccio dalla sua presa uscendo dalla stanza. Sto per sorpassare l'infermeria, e imboccare il corridoio d'uscita, quando un'uomo mi si pianta davanti.
Provo ad aggirarlo, ma lui mi impedisce di passare.
Da dietro sento la voce dello psicologo.
Marco:" mi dispiace, ma non possiamo lasciarti andare"
Non voglio restare qui, e io non mi faccio controllare. Faccio una finta a destra, per poi scappare a sinistra. Inizio a correre, spingendo al massimo le gambe. Sono più magra e agile, mentre quello scimmione dietro di me è grosso e per niente agile, ma riesce comunque a starmi dietro. Arrivo alla porta, e mi ci schianto praticamente, ma riesco ad uscire, lo scimmione allunga una mano e per poco non mi prende per i capelli. Sono fuori, e corro come se avessi dei leoni dietro, e delle bistecche attaccate alle chiappe, con un cartello sulla schiena con scritto ALL YOU CAN EAT. I polmoni mi bruciano, e le gambe tremano, sono stremata quindi mi accascio su una panchina vicina. Riprendo fiato e mi guardo in torno, ho dietro un parco pieno di bambini che giocano, dall'altra parte della strada una gelateria. Sono seduta qui da un po', quando qualcuno mi si siede accanto.
X:" sembra che tu sia scappata da una gabbia di leoni affamati lo sai"
Quello che pensavo io poco fa. Mi scappa una risatina a questa frase.
X:" ma che ti ridi ao"
Lo guardò, ma vedo che sta ridacchiando anche lui,quindi scoppio in una grossa risata e anche lui non riesce più a trattenersi dal ride.
X:" almeno sai ridere, ma sai anche parlare?"
Io:" si hahaha"
X:" miracolo ha parlato hahah"
Lo guardo, con le lacrime agli occhi dal ridere, anche quel suo accento romano mi fa morire dal ridere.
X:" allora piccola fuggitiva, come ti chiami"
Io:" Francesca"
Gli porgo la mano e lui me la stringe.
X:" Tudor"
Che strano nome.
Tudor:" vieni ti offro un gelato, sembri averne bisogno"
Gli sorrido.
Io:" grazie"
Siamo di nuovo sulla panchina, con in mano i nostri coni gelato.
Io ho preso lampone e Nutella, mentre Tudor che mi ha detto essere a dieta, ha preso fragola e yogurt.
Io:" offri spesso il gelato agli sconosciuti"
Tudor:" no, ma tu sembravi averne un bisogno disperato"
Ridacchio, e continuo a mangiare il mio gelato. Una volta finito, resto a parlare un po' con Tudor, ridendo e scherzando. Stiamo ancora ridendo per una battuta che ha fatto, quando sento che mi chiamano, mi giro e...

Salvami da me stessa 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora