La pioggia che non sapevo

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Avevo lo sguardo fisso nel vuoto mentre le lacrime continuavano a scendere.

grazie a Dio, non so per quale strana benedizione, un ragazzo spintona via lo stupratore e guardandomi in viso mi prende il polso e mi dice :

"Tutto bene?" dopo neanche un millesimo di secondo mi guarda meglio in viso e esclama:

"Jexa... cosa ci fa un ragazzina come te in questo luogo?"

Indovinate chi era? Isaac! Bene! Ora oltre ad essere stata quasi stuprata, vengo salvata dalla persona dalla quale mi aspetto meno di tutto ciò.

Subito noto che il giacchetto è ancora in mano al molestatore, ma Isaac mi prende il polso e mi porta via da quelle strade.

Camminiamo e camminiamo e io ancora sono scossa e non ho rivolto a Isaac nemmeno una parola. Il mio cervello era sconvolto davvero non mi capacitavo di come fosse potuta accedere una cosa del genere. Siamo abituati a sentire notizie come queste per i telegiornali e a dare per scontato che cose come queste a noi non possano mai accadere.

Pochi minuti più tardi il freddo mi sveglia e comincio a battere i denti, lui lo nota e mi sistema la sua giacca attorno alle spalle rimanendo in t-shirt.

Lui come me, è un tipo molto silenzioso, dopo l'accaduto non mi ha chiesto niente, ha continuato a camminare al mio fianco, l'unica cosa che mi ha detto è stata "Siediti" indicando un muretto vicino ad un bar molto tranquillo.

Poi finalmente riesco a dire qualcosa :" Scusami, io non volevo che tu intervenissi e ti disturbassi per me"

"Jexa, puoi dirmi per quale motivo ti trovavi in quelle strade da sola?"

"Io volevo solo passare per quelle strade per una scorciatoia, niente di più"

"Non sono molto consigliate quelle strade per le passeggiate, comunque tranquilla, non mi hai disturbato"

Detto ciò scoppiai in lacrime e non sapevo davvero cosa fare, o come comportarmi, era ancora impaurita, imbarazzata e con affianco una persona che conoscevo da sole poche ore.

Intanto si era fatta notte e non so con quali dinamiche ero finita a piangere tra le braccia di Isaac. Probabilmente se fossi stata stabile mentalmente non mi sarei mai trovata tra le sue braccia. La notte mi cambia. Mi fa diventare strana, fa uscire da me una cosa diversa, non so se è la vera me, se è quella finta, se la stanchezza mi gioca un brutto scherzo. Però in quel momento mi trovavo lì e mi sentivo al sicuro.

Poco dopo decidemmo di alzarci; Isaac mi ha accompagnato fino a casa e poi si è incamminato verso la sua, o perlomeno è ciò che lui mi ha detto.

Mi sono dimenticata di avere ancora addosso la sua giacca, perciò ho pensato di riconsegnargliela domani a scuola.

Ho deciso di non dire niente ai miei genitori. Credo che certe cose debbano riguardare solo certe persone; probabilmente se avessi detto loro della vicenda avrebbero fatto partire delle indagini per capire chi fosse il colpevole e mi avrebbero spedito in un collegio per suore per "tenermi al sicuro".

Quella sera non fu difficile addormentarmi, il mio cervello aveva sopportato troppo per continuare a stare in piedi, perciò mi feci travolgere dai sogni.

Apro gli occhi la mattina dopo e vado a scuola.

Sull'autobus racconto tutto a Noah che mi stringe forte a se. Ormai era l'unico amico che avevo e non mi vergognavo a dirglielo, infatti non appena pronunciai tali parole vidi in lui anche uno scorcio di felicità a sentire ciò.

you are my rainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora