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È così che è iniziato il mio calvario. Sbattuta da un ginecologo all'altro. Così, con tutti quei guanti freddi, di lattice che mi toccavano dove non avrei voluto essere toccata. Dottori che non credevano al mio dolore. Un dolore immaginario per quanto li riguardasse. Per me di immaginario, invece, era solo la loro laurea. Io credo che le persone dovrebbero laurearsi in ''umanità'' prima di diventare dottori.

Non ho ottenuto un granché con quelle visite, se non un sentimento di disagio, incomprensione e la prescrizione medica della pillola anticoncezionale che, secondo quel branco di idioti, avrebbe placato ogni mia sofferenza.

E' stato così, per qualche anno. La pillola ha fatto in modo che, questo male, non se ne andasse a spasso nel mio corpo facendomi soffrire. Ha fatto sì che rimanesse lì, in un angolo.

All'età di 20'anni però non riuscivo più a piacermi: ero gonfia a causa della pillola. Decido quindi di interrompere la cura. Molti hanno pensato che sia stata una stupida e che il mio fosse solo un capriccio da ragazzina ma avevo solo 20'anni, volevo sentirmi bene con me stessa e con il mio corpo.

Dopo qualche mese dall'interruzione però, ho iniziato ad avere forti sanguinamenti, le mestruazioni erano così dolorose che non potevo reggermi in piedi. Avevo paura. Avevo il terrore di parlarne con qualcuno perché già troppe volte mi ero sentita dire che, tutto ciò che provavo, era solo frutto della mia immaginazione.

Mi sento obbligata al silenzio. Mi sento anche un po' stupida. Mi sento quasi pazza a provare un dolore che nessuno vede e comprende. Decido di tacere e così, anche di morire un po'.


A tratti era visibile un lieve miglioramento, poi precipitava tutto di nuovo. Era altalenante. Una montagna russa di dolori, pianti e sangue. Quando stavo meglio però, mi dicevo che sarebbe passato, così mi auto convincevo di stare bene.

Combattere ogni giorno per continuare a sentirmi viva.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora