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A 23 anni ho trovato conciliazione tra passione e lavoro e ho iniziato a lavorare in uno studio di tatuaggi e lì, ho cominciato a stare peggio. I dolori erano tanto forti che mi cedevano le gambe, le sentivo chiedermi pietà. Avevo bisogno di rimanere a casa, di stare a letto. Non potevo andare a lavoro. Non avevo più un ciclo mestruale normale ma vere e proprie emorragie. Emorragie che dovevo contrastare con farmaci antiemorragici. Stavo male ma non sapevo cosa avessi ed il mio capo iniziava ad essere parecchio infastidito dalle frequenti richieste di poter non andare a lavoro. Lo capivo, non riuscivo a spiegargli cosa avessi, cosa mi stesse succedendo. Sapevo solo dirgli ''sto male''. Ma ''sto male'' per un datore di lavoro non significa niente, vuol dire solo che domani sarà nella merda perché è sabato ed io non ci sono. Vuol dire che inizierà a pensare che sono una scansafatiche e che le mie sono tutte scuse.

Quanto avrei voluto che le mie fossero solo delle stupide scuse di una ragazza svogliata.

Mia madre, triste e stanca nel vedere la mia sofferenza, mi convince a farmi visitare da un nuovo medico. Una ginecologa. ''Una brava'' dice lei. Mi faccio coraggio. Dopo un ciclo mestruale durato 15 giorni e un ricovero mancato per un soffio, cedo all'idea di farmi visitare.

Non era solo la mia condizione ad essere dolorosa ma anche le visite a cui ero sottoposta.

Arrivo in studio. Mia madre accanto a me, come sempre. Ci sediamo, scambiamo due chiacchiere con la dottoressa. Poco dopo mi spoglio. Mi abbasso i jeans, poi le mutande. Devo mettermi a gambe aperte, è così che si fa. Devo farmi guardare dentro, dentro la mia femminilità. Ennesima volta, ennesima visita. Appena la ginecologa mi tocca, sente qualcosa che non va. Cambia strategia e con l'ecografia cambia anche l'espressione del suo viso. Si fa seria, inarca un po' il sopracciglio. Sembra pensierosa e preoccupata, io non capisco.

Una cisti da endometriosi di 6 cm sull'ovaio sinistro e la sua domanda, dal tono tagliente, non tarda ad arrivare: ''perché hai aspettato così tanto?'' Ma io come glielo spiegavo che da quando avevo 16 anni nessuno mi aveva mai creduta e che, quindi, avevo perso la fiducia nei medici?

Era da operare. Urgentemente. Eppure io della parola ''endometriosi'' non sapevo nulla. In realtà, non mi stavo preoccupando molto. Ero abbastanza tranquilla. Si può temere qualcosa che non si conosce?

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