4 Il segreto della MECH

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La mattina seguente Starscream si risvegliò nel suo giaciglio, cercando di non ricordare la lite che aveva avuto con Alexis.
Doveva avere pazienza; era un'alleata e solo lei sapeva come procurargli il T-Kog.
Sospirò, alzandosi dal letto. Andò nel laboratorio, ritrovandosi Alexis seduta sul tavolo al centro, mentre questa s'incimentava su qualcosa che il robot non comprese.
"Che stai facendo?".
L'umana alzò lo sguardo, sospendendo il lavoro.
"Ben svegliato, Starscream", disse, abbassando lo sguardo.
"Che cosa stai facendo?", insistette.
"Una telecamera volante. Ci aiuterà a farci un'idea sulla struttura della base della MECH".
"Ma non avevi la piantina?".
"La telecamera ci aiuterà a capire come sono i militari di notte".
"Questo lavoro è troppo complicato".
"Devi avere pazienza...".
"Allora vedi di fare un buon lavoro".
"Non devi dubitare di me".
"Che modesta...".
"Perché? Tu non lo sei?".
Starscream sospirò.
Doveva soltanto attendere...

Era un capolavoro di ingegneria meccanica la telecamera di Alexis.
Era una libellula di ferro con le ali di alluminio e gli occhi, grandi e tondi, erano le telecamere vere e proprie con dentro alla bocca un microfono per udire le conversazioni tra quelli della MECH.
Starscream raggiunse Alexis fuori dalla navicella, vedendola comandare la libellula tramite un telecomando, divertendosi come una bambina.
"Sei ingegnosa per essere una ragazzina", disse, interrompendo la prova per la telecamera.
Alexis si voltò di scatto, sorpresa
"E tu sei silenzioso per essere un robot", disse, concentrandosi sulla libellula.
Starscream non seppe se prendere quell'affermazione per un complimento o per un'offesa.
"Come faremmo a vedere quel che vede?", chiese, riferendosi alla libellula.
"Lo vedi?", chiese Alexis, indicando il joystick che aveva tra le mani.
Il robot dovette inginocchiarsi per vedere meglio; era un quadrato argentato con al centro un'unica manopola nera e sopra un bottone rosso. In alto vi era uno schermo nero, di forma rettangolare.
Alexis premette il pulsante, mostrando quel che la libellula vedeva.
"Molto acuta", disse Starscream, guardando l'umana con un sorriso cospiratore.
Alexis rispose allo stesso modo.

A notte fonda, Starscream impostò le coordinate della base della MECH per poi attivare il ponte terrestre e attraversarlo, assieme ad Alexis e la sua libellula meccanica.
Si ritrovarono in un bosco con a pochi metri di distanza una zona erbosa su cui sorgeva il capannone che costituiva la nuova base della MECH. Ecco come gli Autobot avevano ridotto una grande organizzazione ultra tecnologica come la MECH: un misero capannone con il leader, Silas, su un letto d'ospedale, in coma.
Optimus Prime...pensò con rabbia.
Subito dopo il duo si nascose dietro a un grosso masso mentre l'umana accendeva la libellula.
Gli occhi gli si illuminarono per un istante di un azzurro acceso.
Lo schermo si avviò.
"Apriamo le danze...", mormorò con un sorriso compiaciuto.
Con la manopola mandò la libellula verso il portone del capannone, facendola entrare subito prima che il cancello si socchiuse.
Starscream e Alexis si stupirono non appena entrarono.
"Ma che...?", mormorò l'umana.
Troneggiava di fronte a loro un robot, collegato a dei macchinari, tramite  dei lunghi cavi metallici.
"Breakdawn...", mormorò Starscream.
"Chi?", esclamò Alexis, voltandosi verso il robot.
"È Breakdawn, uno dei sottoposti di Megatron. Almeno lo era".
Una voce attirò l'attenzione della ragazza. Era uno della MECH che dialogava con un compagno.
Alexis mandò la libellula verso i due militari, accendendo il microfono.
"Come sta Silas?".
"Non ha ancora aperto gli occhi".
"Quanto dovremmo aspettare?".
"Molto. Hai visto come lo ha ridotto Prime?".
Questo sospirò, facendo alzare il livello della rabbia della ragazza alle stelle.
"Mi domando come abbia fatto Airarachnid a ridurre così male quel robot", disse il primo, indicando con lo sguardo il trasformer.
"Già. È un'arpia di ferro quella lì".
I due risero a crepapelle, ridendo per due buoni minuti.
"Sei sicuro che il collegamento avverrà correttamente? E se Silas ci rilasciasse le penne?".
"No tranquillo. Quel robot sarà perfetto come nuovo corpo per Silas. L'ha detto lui stesso".
"Se lo dici tu. Dai andiamocene", disse, prima di dileguarsi assieme al suo amico.
Alexis fece allontanare la libellula dai due militari, senza farsi notare da loro.
Poi si concentrò sul robot, volatilizzando per tutto il capannone.
"Eccolo!", esclamò Starscream, indicando con l'indice affilato un punto dello schermo.
Alexis seguì il suggerimento, giungendo in un angolo remoto del capannone.
Era una specie di sfera metallica con strane forme ambigue di un colore indescrivibile.
"Il mio T-Kog!", esclamò.
"Non urlare demente!", lo rimproverò Alexis.
La ragazza fece allontanare la libellula dirigendola verso l'entrata e, con un laser, disegnò un quadrato, abbattendolo con un colpo, uscendo.
L'insetto meccanico volò verso il duo.
Alexis lo prese e lo spense tirando una levetta rossa sul joystick, poi mise il tutto nello zaino.
"Qui abbiamo finito", disse, alzandosi.
"Non vorrai mica lasciare il mio
T-Kog nelle mani di quei sudici umani!", urlò Starscream, rialzandosi.
Alexis si voltò di scatto, fulminando il socio con uno sguardo.
Starscream dovette rimangiarsi le parole, imbarazzato.
"Stavo parlando di loro ovviamente...".
Alexis non lo lasciò finire, voltandosi.
"Attiva il ponte", disse infine.
Il robot obbedì.
Temo di aver esagerato, pensò Starscream.

Stella UrlanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora