/ twenty dollar nose bleed /

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Quando Gerard la provò la prima volta con i suoi amici, molti anni fa, non pensava che gli avrebbe rovinato così tanto la vita. Appena sedicenne con una banconota da venti dollari nella sua narice destra, la sostanza polverosa, tagliata con zucchero e solo-Dio-sa-cosa stava facendo la sua strada nel sangue del ragazzo, facendogli sentire i brividi e facendolo innamorare della sensazione. La sua personalità intrisa di dipendenza si fece sentire, facendo in modo che il ragazzo sniffasse una o due linee mentre i suoi amici esultavano e ridevano al suo naso sanguinante, che lui asciugò tremolante. Successe dietro un bar, il gruppo di ragazzi piegati sopra il piccolo sacchetto, le loro pupille dilatate e l'euforia che si faceva spazio nel loro sangue. Ricordava di aver arrotolato la banconota dopo aver formato la linea di cocaina, evitando il crack che uno dei suoi amici stava fumando. Ricordava di aver messo la banconota nella sua narice, chiudendo l'altra con un dito ed aver sniffato, la polvere sparata contro il suo naso e dopo continuò, finendo la striscia.

Ricordava il sé stesso diciottenne a casa di un suo amico, la manica arrotolata sopra il gomito ed uno sguardo esaltato stampato nel suo viso mentre metteva un elastico nero attorno il suo bicipite, stringendo la mano in un pugno, cercando la prima vena che potesse bucare con l'ago. Il suo amico aveca provato la droga molte volte, convincendo il giovane adulto che fosse la migliore. Gerard ascoltò, stringendo l'ago fra i denti mentre delle gocce di sudore imperlavano la sua fronte. Ricorda come premette l'ago freddo, bucando la vena gonfia. La meth nella siringa si stava ora espandendo nel suo sistema. In meno di un minuto si sentì fatto, come se fosse in cima al mondo.

Si pentì di tutto.

Gerard si pentì della prima vera striscia, della prima vera "botta". Lo portò ad un futuro che mai nessuno avrebbe voluto, dato che adesso era un ventenne dipendente dalla droga, che cercava di ripagare i suoi debiti mentre allo stesso tempo pagava l'affitto e cercava di finire l'accademia. Il vecchio monolocale dove viveva era tutto ciò che gli restava. La sua testa era completamente fottuta ed aveva bisogno della polvere, dell'adrenalina, dell'euforia. Non riusciva ad avere un lavoro stabile o andare a trovare la sua famiglia dato che era andato via molti anni priva e da allora si era rifiutato di andare da loro o anche solo parlargli.

C'era una sola persona con cui voleva parlare.

Gerard lo conosceva da molto tempo, era più giovane di lui ma aveva comunque raggiunto obiettivi migliori. Frank era il suo nome. Parlava sempre con Gerard e controllava che stesse bene, e Gerard prese tutto ciò per scontato. Era come se l'uomo fosse usa e getta. Nessuno si preoccupava per lui, nemmeno la sua famiglia, perché avrebbe dovuto farlo questo ragazzo?

Il suo nome era Frank ed ora Gerard desiderava poterlo dire di nuovo. Voleva urlare il nome di Frank così che l'uomo potesse aiutarlo. Gerard era spaventato, la paranoia delle droghe stava prendendo il sopravvento. Il fatto che la morte fosse inevitabile gli fece solo venir voglia di strapparsi gli occhi e morire dissanguato, così che non fosse la droga la causa della sua morte, ma le sue stesse mani.

Ma non poteva parlare con Frank. L'ultima volta che lo fece, gli aveva urlato di andarsene, quasi colpendolo con la bottiglia verde nelle sue mani in un tentativo di mandarlo via. Frank l'aveva guardo con così tanta delusione e tristezza che sentì un nodo allo stomaco, anche se all'epoca non gli importava molto del ragazzo. Alla fine capì di aver sbagliato e si consolò da solo, sniffando un'altra linea per calmare i nervi.

Gerard stava morendo a causa di questa auto-distruzione. Stava morendo e non poteva smettere, era dipendente dalla sostanza che lo stava uccidendo velocemente, mangiandolo da dentro e strappando la sua mente in mille pezzi. Era al limite, le cicatrici degli aghi e delle iniezioni avevano coperto così tante parti del suo corpo che stava restando senza spazio.

Era in un appartamento che stava marcendo, la sua mente annebbiata dalle forme e dalle immagini che non riusciva a capire, un lieve ritmo in sottofondo anche se non c'era alcune fonte di musica nella stanza. Sapeva che era arrivata l'ora. Gerard stava morendo. Stava morendo a causa di ciò che amava di più, anche se le detestava con tutto il suo cuore. Non poteva lasciare che i narcotici lo uccidessero. Doveva decidere lui quando morire, non qualcos'altro.

Era seduto al centro del suo appartamento malandato, fissava la carta da parati che si stava lentamente staccando, rivelando la vernice gialla che si nascondeva dietro di essa. La polvere bianca lo circondava e ricopriva il suo naso sanguinante, una banconota di venti dollari sulle sue gambe. Diverse siringhe si trovavano sul pavimento sporco dove anche lui era seduto, ma non gli importava. Alla sua destra, una pistola ed il cellulare che aveva spaccato durante uno dei suoi episodi paranoici.

Il contatto di Frank era l'unica cosa nello schermo, aspettava solo di essere chiamato.

Strinse il telefono con la mano sinistra mentre stringeva fermamente la pistola con la destra, entrambe le mani tremolanti così come le sue labbra blu. Vecchia birra e muffa era tutto ciò che poteva sentire, un ricordo della sua situazione attuale. Le sue dita callose premettero il pulsante "chiama" mentre del sudore iniziava a formarsi sulla sua fronte e sopra le sue labbra.

Il telefono squillò mentre il suo cuore continuava a battere all'impazzata, come se un colibrì stesse cercando di scappare dalla sua gabbia toracica nera dal fumo. Era sicuro che Frank non rispondesse. Gerard gli aveva fatto passare l'inferno. Ogni volta che Frank aveva lasciato che Gerard piangesse sulla sua spalla durante uno dei suoi attacchi, la scena finiva sempre con Gerard che gli urlava e gli lanciava oggetti, urlandogli di andarsene.

Una voce rispose dall'altra linea, facendo restare Gerard senza fiato.

"Pronto?"

"F-Frankie? Non...Non ce la faccio più. P-Per favore, puoi venire?" Piagnucolò, non curandosi nemmeno di asciugarsi le lacrime che stavano offuscando la sua vista.

Premette la pistola contro la sua tempia, il metallo freddo contro la sua pelle, la mano tremante che stringeva l'impugnatura.

Se Frank avesse accettato di venire, avrebbe posato la pistola. Avrebbe promesso a Frank che si sarebbe ripreso. Avrebbe boicottato le droghe, avrebbe smesso con tutto.

Ma al contrario, se Frank avesse rifiutato...

"Gerard..."

"Ti prego?"

"Gerard, no."

Gerard boccheggiò, la mano che teneva l'arma la strinse ancora più forte, premendola contro la tempia con più potenza, lasciando un livido sulla pelle pallida.

"Cosa-"

"Ho detto no. Non verrò. Guarda in faccia la realtà, Gerard, mi dici sempre che cercherai aiuto ma non lo fai mai ed io sono stanco. Sono stanco e stressato, stai rendendo tutto più difficile per tutti. Ho finito con te. Devi affrontare i tuoi problemi."

"F-Frank, ti prego."

"Addio, Gerard-"

Prima che Frank potesse finire la frase, Gerard aveva già deciso.

Dopo uno scoppio ed un urlo dall'altro lato del telefono, il sangue di Gerard decorava il muro malmesso, la pelle rosa distrutta e sparpagliata, con un cadavere coricato sul pavimento sporco, circondato da ciò che amava ma allo stesso tempo detestava, un cellulare accando ad egli, una voce che gridava il nome del cadavere dall'altro lato nella linea, più forte che poteva.

Ma era troppo tardi.

Gerard era già andato. Tutto a causa di una banconota da venti dollari. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 19, 2017 ⏰

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