Capitolo 2

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Sulla East 38th Street, il taxi proseguiva lento lungo la fila ininterrotta di auto. I tergicristalli rumorosi spazzavano via l'abbondante pioggia. Quel cielo grigio la rendeva malinconica. Per fortuna a New York il cambio di tempo era repentino e quel vento che spostava velocemente le nuvole, le faceva sperare che quella pioggia non sarebbe durata ancora a lungo, nonostante le previsioni avessero dichiarato il contrario.

Per tutto quell'interminabile tragitto, Sara non fece che guardare l'orario sullo smartphone, una scusa per controllare se Steve l'avesse cercata. Magari aveva accidentalmente impostato la vibrazione, ed era quello il motivo per cui non si era ancora accorta di alcuna notifica... Notifica di chiamata, s'intende: tra loro era una regola. Ma per quanto si fosse ripetuta che la loro relazione era perfetta così com'era, non riusciva a negare di sentire una mancanza, un vuoto che le aleggiava nell'animo: la stessa sensazione che aveva quando Steve era lontano da lei.

Cercando di scacciare i pensieri negativi di quell'ultima riflessione, rilassò i muscoli e si abbandonò sullo schienale posteriore del taxi.

«Fanno 12 dollari e 50 centesimi», disse il tassista giunto a destinazione.

Però! Dodici dollari per un paio di isolati. Da quando New York era diventata così cara? Forse da quando aveva deciso di vivere da sola e di rinunciare all'aiuto della famiglia.

Il tassista la osservò dallo specchietto retrovisore mentre estraeva dalla borsa ogni genere di prodotto. Sembrava l'ufficio degli oggetti smarriti. C'era di tutto: ricevute fiscali, caramelle, chiavi...

«Cos'ha deciso? Mi paga in questo millennio o dobbiamo aspettare il prossimo?» Cos'era quella mattina avevano tutti la luna storta? Se solo fosse riuscita a trovare il portafoglio...

«No... Non è possibile!» Quella frase appena accennata mise in allarme il tassista.

Era certa di non averlo lasciato a casa, ne era stra sicura. Ma allora dov'era finito? Forse l'aveva perso nello scontro con quel tipo lungo la strada.

Notando l'evidente tentennamento della ragazza, il tassista si girò bruscamente verso Sara alzando la voce di qualche tono.

«Non mi verrà a dire che non ha i soldi per pagare?!»

«No...», Sara deglutì rumorosamente. Quel gesto così naturale fu come un'ammissione di colpa.

«Se mi lascia entrare un momento in quella pasticceria, Le farò avere i soldi.» Gesticolando, portò le mani avanti nel tentativo di rabbonirlo.

Per la seconda volta quel giorno si ritrovò a dar spettacolo ai frettolosi passanti di Manhattan: tra loro c'era una figura anziana con indosso una coppola siciliana verde muschio in tartan scozzese.

La statura alta gli permise di scoprire con facilità il motivo di tanto accalcamento; un taxi era fermo lungo il marciapiede a soli pochi metri dalla sua pasticceria e, all'interno, un uomo e una donna discutevano animatamente.

L'uomo avanzò lento verso il negozio senza dar troppo peso alla faccenda. Non era tipo da ficcare il naso in cose che non lo riguardavano.

Prese le chiavi dalla tasca del cappotto e, attraverso le spesse lenti che mettevano in risalto il nasone, infilò con decisione la chiave all'interno della serratura. La porta si aprì facendo tintinnare la campanella sospesa all'ingresso. Infilò l'ombrello nell'apposito portaombrelli, appese il soprabito nello spogliatoio e solo quando tornò indietro per girare il cartello "CHIUSO" dal lato "APERTO" notò un dettaglio non trascurabile: la donna nel taxi era una delle dipendenti.

Quasi fosse scoppiato un incendio, l'anziano signore recuperò ombrello e cappotto, lasciò scoperta la testa canuta e si avviò verso il taxi.

Ad ogni passo che faceva la discussione si percepiva sempre più, nonostante la carrozzeria dell'auto ne attutisse buona parte.

Un dolce fuori campoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora