IX) Settembre - 20 anni, 11 mesi e 30 giorni

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Unhealthy Relationships AU

[31 Agosto, 22:23]

"Mi avevi promesso che avresti smesso."

Il ragazzo raggiunse l'appendiabiti, arrabbiato e ferito, recuperando il proprio cappotto ed evitando di incrociare quei due occhi stanchi e rossi.

"Non è facile come pensi che sia"

Iniziò a mettersi il cappotto marrone scuro, mordendosi il labbro per l'irritazione ma cercando di contenere la rabbia. Una scenata non avrebbe portato a niente di buono.
"Lo so."

Percepí l'amico avvicinarsi. Amico. Chiunque sentendo la loro storia non l'avrebbe definito tale. Rappresentavano due persone complicate che, in momento e luogo imprevisti, si erano incontrati e subito completati. Ma ogni storia d'amicizia e amore aveva dei difetti, e la difficoltà di fiducia nel carattere di uno veniva peggiorata dall'impossibilità di essere totalmente sincero dell'altro. I litigi erano spesso campati su basi non serie, non problematiche. Ma la droga non poteva essere considerata argomento da poco.

"Ti deludo soltanto."

Avrebbe voluto dirgli di no, che lui era molto più di quella roba. Che la delusione stava solo nel suo sbaglio di aspettarsi che fosse forte, sincero, abbastanza da resistere, da non mentirgli. Eppure gli aveva mentito, spudoratamente. Sperava di valere molto più di una bugia campata all'ultimo secondo e qualche minuto di estasi.

"Potresti impegnarti di più e farti aiutare, ma no! Dici sempre di avere tutto sotto controllo!"

La risposta fu piuttosto brusca, e allontanandosi sempre più, si avvicinò alla porta, vestito e pronto ad uscire.

"Io..."

Ci sarebbe stata un'altra promessa, un'altra bugia, un'altra occasione per perdonarlo e fingere che tutto ciò non l'avesse ferito. Ma non poteva rimanere ad ascoltare ancora la solita voce promettergli le solite cose. Sapeva quanto sarebbe stato debole e influenzabile, sapeva che avrebbe mollato la presa e gli avrebbe creduto. Ma non quella volta.

"Sono stanco di litigare sempre per la stessa cosa. Ci sono sempre per te, ma se preferisci mentirmi, non ha senso."

Gli stessi occhi che poco prima erano annebbiati, ora sembravano più lucidi, e sull'orlo di una crisi.

"Ci sto lavorando, ci sto provando."

"Non abbastanza." Il ragazzo avvicinò la mano alla maniglia della porta, determinato a non passare altro tempo in quell'appartamento. Prese tutto il coraggio necessario dalla delusione provata. "Mi spiace, ma stasera... Sono stanco, voglio solo tornare a casa e dormire."


Una chiamata persistente distolse l'attenzione del ragazzo dal caffé e la borsa nelle proprie mani, convincendolo a prendere in mano il telefono. Lo aveva tenuto spento tutta la notte, evitando di dover ricevere parecchie chiamate di scuse, e appena quella mattina controllò le novità, notò infatti numerose chiamate perse.

Dal suo risveglio, però, nessun suono. Nessun messaggio. Un numero aveva iniziato a chiamarlo mentre era indaffarato a raggiungere il solito bar e comprare il solito caffé. E lo aveva evitato.

Mentre stringeva con molta forza la borsa di carta e si trovava nell'ascensore dell'edificio in cui abitava il motivo del suo recente pessimo umore, la vibrazione insistente del suo cellulare infine attirò la sua attenzione.

Taehyung?

Guardò lo schermo con un'espressione confusa - non lo sentiva spesso - e rispose subuto dopo, uscendo dall'ascensore e iniziando a camminare lungo il corridoio che lo avrebbe portato davanti alla porta dannata.

"Taehyung?"

"Mi spiace tantissimo."

La voce del giovane suonava flebile e a tratti spezzata. Taehyung sembrava aver pianto.

"Cos'è successo?"

"Dovevo rispondere ieri sera quando mi ha chiamato, ma ero con Jimin e pensavo fosse qualcosa di poco conto e-"

Pensó subito al peggio. Pensó alla litigata, al suo comportamento, alla droga. Ma si sarebbe sicuramente trattato di altro. Non poteva aver fatto nulla di cosí incosciente.

"No."

Taehyung rimase in silenzio, lasciando al cuore del ragazzo il tempo di rompersi completamente.

"Mi dispiace, è tutta colpa mia, hyung."

Chiudendo inconsciamente la chiamata e arrivato in quel momento davanti alla porta, ci trovò appeso un semplice foglio con le informazioni necessarie riguardanti un possibile affitto di quel preciso appartamento.

Si sentí bruciare gli occhi e la realizzazione di ciò che successe la notte prima, in sua assenza, colpí la coscienza di Yoongi nel modo più duro e doloroso possibile. Abbassò gli occhi verso la borsa di carta e il biglietto attaccato di lato, che citava "Buon Compleanno."

a year of (yoonkook) fanfictions  | baby's bdayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora