Capitolo 1 [2\2]

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I suoi genitori la raggiunsero in infermeria.
Becky era già stata visitata da un medico mandato apposta su sollecita richiesta della Responsabile, perché si assicurasse che non fosse ferita, nonostante lei avesse provato diverse volte a tranquillizzarli dicendo di stare bene.
Il dottore confermò la sua versione, ma le spalmò comunque una pomata su tutta la mano e le vietò gli allenamenti da cheerleader per una settimana. Becky finse di ascoltarlo, ma non avrebbe fatto come diceva: aveva imparato a fare capriole con una mano sola a cinque anni, un palmo malmesso non l’avrebbe certo fermata.
Mrs. Cutter, la Responsabile e il Vegliante che l’aveva tirata via dalle grinfie di Patrick, un ragazzo alto e solido dall’aria severa, si scusarono personalmente con sua madre e suo padre per non essere stati in grado di fare il loro lavoro: proteggere le persone dai Veggenti.
La LTP aveva già dato disposizione perché si procedesse a un risarcimento pecuniario adeguato.
Becky aveva visto i propri genitori entrare in infermeria, trafelati, sul piede di guerra, pronti ad inveire contro le evidenti mancanze di sicurezza del loro istituto; ma quando l’avevano trovata sana, salva e intera, sapeva che avevano perso ogni spirito combattivo.
Accettarono le loro scuse con gratitudine, bonariamente e la riportarono a casa senza risarcimento. Per come la vedevano loro, avevano sbrigato le loro mansioni efficientemente: la loro bambina non aveva che da rimettersi da un brutto spavento e qualche livido, niente che giustificasse quel passaggio di denaro.
Becky rimase a letto tutto il giorno, turbata. Non si sentiva male, no, e non poteva certo accusare lo shock psicologico di un’aggressione per il suo intorpidimento, quello di Patrick era stato poco più di un dispetto tra bulli. Però si era ritrovata improvvisamente ad avere paura e non le era mai successo.
Non perché qualcuno potesse farle del male almeno.
Starlyfield, come molti paesi di provincia, era sempre rimasto in disparte dal problema Veggenti. Non era molto grande, non era troppo popoloso, non era esageratamente ricco.
Arroccato su una collina, si affacciava su un lago vulcanico. Il clima era principalmente mite e questo lo aveva portato a sviluppare un’economia prevalentemente agraria.
Era famoso per le mele stella.
Becky l’aveva sempre trovata più una trovata pubblicitaria, che li autorizzava a festeggiare la notte delle stelle cadenti con maggiore partecipazione, che una vera e propria tradizione. L’appellativo stella derivava semplicemente dal fatto che, tagliando una mela di Starlyfield orizzontalmente, la parte inferiore ricordava vagamente, molto vagamente, la forma a cinque punte di una stella.
Ovviamente c’era una leggenda per cui millenni prima un uomo stella, innamorato di una donna umana, si buttò dal cielo per starle accanto, precipitando su di un povero melo e imprimendo su di esso la propria essenza.
Era una trovata pubblicitaria piuttosto fantasiosa.
Fino ad allora nessun Veggente si era mai dimostrato troppo interessato alle mele o al lato folkloristico di Starlyfield.
Anche loro avevano il loro corpo di Veglianti e contava lo straordinario numero di tre ragazzi, che si tenevano in allenamento e arrotondavano la loro misera paga con lavori socialmente utili. Caricavano i camion delle mense scolastiche, sostituivano gli autisti dei pullmini se assenti per ferie e malattie.
C’erano stati dei Veggenti, ovvio, ma quasi tutti erano stati prontamente lasciati alle loro famiglie con una bottiglietta di mitronio in pillole da somministrarsi giornalmente.
Ché ne sapesse Becky, anche dai racconti dei propri genitori, i Veggenti veri, quelli rivoltosi e ostili, si potevano contare sulle dita di una mano.
Trovava ancora incredibile che Patrick Timpton, il mite, anonimo, taciturno Patrick Timpton, facesse parte di quella categoria.
Trovava ancora più incredibile che tra tutti quelli ai quali avrebbe potuto dire qualcosa, avesse scelto proprio lei.
Qualcuno bussò alla porta della propria camera interrompendo la sua chat con Mila. L’aveva tenuta informata sui risvolti scolastici di quella questione per tutto il giorno, purtroppo era anche stata incaricata di riferirle che Mr. Donalds considerava il suo test soltanto rimandato alla prossima sezione. Una parte di lei aveva sperato che le fosse concesso un indennizzo per l’aggressione. I Veglianti avrebbero dovuto convertire qualsiasi assegno destinato ai suoi genitori in un buono per una A su qualsiasi materia desiderasse.
Non le sembrava una richiesta molto irragionevole.
Dan si affacciò dalla porta e le lanciò un’occhiata.
«Ciao, tigrotta» la salutò. «Ho sentito dire che ti sei accapigliata con un Veggente» la prese in giro.
Becky gli sorrise mimando un ruggito più da micio che da tigre e lui entrò nella stanza sedendosi sul letto accanto a lei.
«Come stai?» le chiese con un cenno del capo alla sua mano fasciata con garze leggere.
Lei si strinse nelle spalle. «Bene» rispose senza indugi osservando il suo viso. Gli occhi castani di Dan correvano dalle sue mani al suo corpo, a ogni punto del suo corpo scoperto, quasi potesse trovare una ferita o un livido, sfuggiti all’attenta ispezione del medico chiamato dalla Responsabile dei Veglianti.
Posò una mano sulla sua. «Smettila di passarmi ai raggi X» lo supplicò fissandolo negli occhi.
Lui sospirò e strinse la sua mano. «Posso almeno dirti che mi sono preoccupato?» le chiese.
«Puoi» concesse, studiando la sua mise. Indossava ancora la divisa del corriere espresso per cui lavorava.
La prima volta che lo aveva visto calzare quel completo era spietatamente scoppiata a ridere: era composto da un paio di pantaloni e una blusa azzurri, un gilet trapuntato rosso, intonato alla cinta e agli scarponcini. Era piuttosto divertente, sembrava un videogioco vintage.
Dan aveva finito la scuola secondaria l’anno prima, era stato decisamente bravo negli studi quindi aveva fatto domanda formale per il permesso di seguire la carriera accademica. Particolarmente interessato al problema dell’impoverimento dei terreni, sognava un futuro da ricercatore.
Come molte altre, la sua domanda era stata respinta, a quanto pareva Dan non soddisfaceva alcuni requisiti. Becky sapeva che era stato un brutto colpo per lui ed era stato nel suo tentativo di consolarlo che, in qualche modo che lei non aveva del tutto capito, le cose tra loro erano cambiate. Però la loro nuova condizione di quasi coppia era stata stimolante per lui: era sceso a patti con la sua situazione, aveva valutato obbiettivamente le sue possibilità di vita e aveva cercato un lavoro che prevedesse l’avanzamento di carriera.
I suoi progetti prevedevano che, per quando Becky fosse stata pronta a iniziare una vita insieme, lui sarebbe stato in grado di provvedere al sostentamento di entrambi.
Quando lo aveva raccontato a Mila, lei le aveva confessato che sarebbe stata spaventata di scoprire che il proprio ragazzo aveva progetti tanto impegnativi per la loro situazione, ma Becky la trovava naturale.
Lei e Dan non erano neo conoscenti alla ricerca di punti di contatto, né due giovani compagni decisi a scoprirsi. Si conoscevano da anni, andavano al cinema insieme da quando erano adolescenti e frequentavano lo stesso gruppo di amici da tutta la vita: quello che dovevano sapere l’uno dell’altro, lo sapevano già.
«Cosa hai detto ai signori Farrel per lasciarti entrare in camera mia e…» lanciò un’occhiata di finto stupore alla porta. «Per lasciarti chiudere la porta?»
Dan rise. «Penso che fossero ancora troppo presi dalla preoccupazione per realizzare a cosa hanno acconsentito.»
Becky assottigliò lo sguardo divertita. «Quindi ammetti di essertene approfittato?» lo accusò.
Dan si avvicinò appoggiandosi con le braccia ai lati del corpo di Becky. «Oh, e intendo approfittarmene ancora» ammise prima di baciarla.
Becky ricambiò movimenti diventati ormai naturali tra di loro. Le loro bocche si schiusero insieme dolcemente e lo accolse cedevole, quando la sua lingua scivolò tra le proprie labbra.
Dan era sempre stato infinitamente gentile con lei, esageratamente rispettoso e inutilmente spaventato di fare qualcosa che potesse offenderla, ma negli ultimi periodi gli era molto più difficile tenere lontane le mani dal corpo di lei. A Becky non dispiaceva era lei stessa a sentirsi più affamata di lui, riconosceva i propri sospiri quando si baciavano, riconosceva quel formicolio in pancia quando Dan la stringeva.
Però di solito quando la situazione iniziava a farsi troppo rovente, una parte di lei sentiva il bisogno di allontanarlo e ogni volta Dan la lasciava al minimo segno di obiezione. Sapeva di aver voglia di lui, ma, anche se non lo avrebbe mai ammesso con sua madre, né tanto meno con suo padre, sentiva che si stavano avvicinando all’intimità in modo affrettato, precipitoso. E questo la spaventava.
Voleva che le cose fossero belle tra loro e che la loro prima volta fosse un ricordo piacevole che avrebbero potuto condividere per tutta la loro vita insieme. Quindi stava aspettando quel giorno in cui trovandosi davanti a quello che stava succedere, non avesse sentito l’impulso di allontanarsi.
Ogni giorno era un po’ più vicina.
Qualcuno bussò alla porta e Dan scappò via da lei, come se si fosse scottato. Riconobbero entrambi suo padre schiarirsi la voce, prima di dischiudere la porta della camera perché non cedessero all’illusione di essere senza controlli.
Ridacchiarono complici, guardandosi negli occhi luccicanti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 26, 2017 ⏰

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