Capitolo 3

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Alto e possente, l'enorme mostro dalle squame color ebano ruggì. Il corpo era simile a quello di un serpente con due enormi zampe palmate. Aveva due teste, gli occhi completamente rossi e carichi di odio. Ruggì in modo feroce, quasi volesse sfidare Zeus in persona a scendere per affrontarlo.

I canini erano affilati, grossi come spade. Dalle bocche colava della bava verdognola che, a gocce, ricadeva sul terreno, creando scie di fumo che lasciavano pochi dubbi riguardo alla natura acida di quella sostanza.

In forma e aspetto ricordava vagamente la leggendaria Idra di Lerna. Essendo quella bestia morta per mano di Eracle, poteva essere un suo discendente?

Con uno scatto la bestia si fiondò sul terreno. L'impatto fu tale che Deianira si ritrovò a sussultare e la terra tremò con una tale violenza da costringerla ad aggrapparsi al tronco di un albero.

Tremando, Deianira indietreggiò. Aveva davvero temuto di essere perduta. Invece la creatura sembrava essere concentrata su qualcosa che aveva la sua completa attenzione. Avrebbe sospirato di sollievo in altre circostanze ma non osò nemmeno provarci.

L'idra di Lerna, narravano, poteva uccidere un uomo con il solo respiro. Ignorava se questa fosse altrettanto pericolosa ma sfidarlo non aveva alcun senso.

Ringraziando gli dei per la buona sorte, sul punto di andarsene, fu con orrore che individuò le piante che cercava. Erano sulla riva opposta, proprio alle spalle della creatura.

Il fato si faceva beffe di lei, pensò. Avrebbe di gran lunga preferito parlare con le Naiadi. La driade le aveva indicato solo una direzione senza scendere nei dettagli.

Lanciò nuovamente una cauta occhiata al mostro. Rivoli di sangue stavano scivolando lungo le sue fauci ed una zampa di cavallo s'intravide prima di svanire nella sua gola.

Colta da un sospetto, Deianira s'azzardò ad avanzare e, sul terreno sottostante, vide i resti di vari animali ed il tronco di un uomo ormai morto.

Aveva la bocca contorta in una smorfia di raccapriccio. Un centauro. Un sorriso amaro le curvò le labbra. Le aveva risparmiato un incontro sgradevole.

Prestando attenzione a non fare il minimo rumore, si avventurò fra gli alberi ed in breve tempo si ritrovò accanto alle piante.

Finché mangiava era al sicuro, pensò continuando costantemente a tenere d'occhio quella creatura. Se le avesse lasciate lì per poi tornare, quasi certamente sarebbe stata attaccata.

Da lì era ancor più inquietante, tanto che si sentiva un insetto al suo confronto. Per nessuna ragione al mondo sarebbe tornata nuovamente in quel posto!

Lavorando di buona lena, riempì presto il sacco, cercando di non rovinare neppure una radice. Ancora una pianta e avrebbe potuto andarsene, pensò.

Un grido la fece sobbalzare. Deianira si bloccò, incerta su cosa fare. Aveva catturato una ninfa?

Un lamento sofferto seguì un pianto straziante che le strinse il cuore. Sembrava un bambino. Colta dall'ansia, Deianira si spostò e proprio lì, oltre i resti di quel massacro, stretto contro il manto roccioso, trovò un centauro. Non doveva avere più di sei anni.

Era così minuto che doveva essere riuscito a nascondersi ma quell'orribile scenario doveva averlo gettato nel panico, spingendolo a compiere una mossa azzardata.

Le mani di Deianira si strinsero intorno all'arco che teneva in spalla.

La sua pelle era di una bellissima tonalità color marrone che metteva in risalto i suoi capelli lisci color argento. Gli occhi, di un intenso opale scuro, erano colmi di lacrime. Si aggrappava con le manine alle rocce, cercando inutilmente di risalire e doveva averlo fatto così tante volte da ferirsi. Impronte e macchie di sangue ricoprivano la sterile roccia, visibile persino da quella distanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 29, 2017 ⏰

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