Marco Asensio Willemsen {4};

3.5K 98 1
                                    

Marco Asensio, Real Madrid

Risistemasti la forcina nel tuo chinion, per far stare in ordine in ciuffo ribelle che spuntava dal lato destro. In testa avevi anche una bandana color magenta, abbinata al tuo top senza spalline nero e una gonna di jeans. Faceva molto caldo quel giorno a Madrid e non avevi potuto far altro che vestirti in quel modo. Non ti eri nemmeno truccata molto, perché odiavi ritrovarti sulle dita il fondotinta dopo esserti toccata il viso, infatti avevi messo soltanto un filo di mascara.

Ti trovavi al bar con alcuni amici, per prendere un po' di pausa dello studio, almeno un pomeriggio. La sessione estiva ti stancava sempre molto, ma alla fine adoravi la tua facoltà di scienze politiche e avevi scelto di iscriverti proprio a Madrid. Venivi da un paese piccolino della Galicia e poter vivere la realtà di una grande città ti rendeva molto felice. Inoltre ti eri fatta molti amici, anche perché eri una persona socievole.

I tuoi pensieri furono interrotti dalla mano di Marco che accarezzava la tua, posata sulla tua gamba. Un piccolo sorriso nacque sulle tue labbra, pensando al gesto tanto banale quanto dolce aveva appena compiuto. Lo guardasti di sfuggita, mentre sorrideva con Nacho. Tu e lui avevate gli stessi amici, ma il sentimento che, almeno da parte tua, c'era per lui, non poteva assolutamente essere amicizia. Lui ti faceva battere il cuore come nessun amico aveva mai fatto e anche lui se ne era accorto grazie ai vostri momenti passati insieme. Purtroppo non eri brava a gestire le emozioni e ogni suo gesto ti faceva arrossire, venire i brividi, sentire le farfalle nello stomaco o faceva aumentare i tuoi battiti, oppure tutto insieme. Ormai Marco aveva preso un posto fisso nel tuo cuore ed era importante per te a tal punto da condizionare i tuoi stati d'animo. Ma infondo succedeva questo quando ci si innamorava. Le tue amiche, lì presenti, te lo avevano spiegato, ma tu non volevi azzardare supposizioni. L'amore era una cosa grande e profonda. Per ora ti limitavi a descrivere il vostro rapporto come una bellissima conoscenza.

"Quando hai il prossimo esame?" Intrecciasti la mano con la sua, mentre ti porgeva quella domanda. Nessuno era interessato al vostro discorso, ma meglio così. Era da un po' che non passavate del tempo da soli.

"Tra cinque giorni." Mordesti il labbro, esprimendo la tua ansia. Ormai eri abituata, ma ti rendeva comunque molto agitata dover dare un esame.

"E poi? Quanti te ne mancano?" Domandò ancora, allungando una mano per mettere in ordine la tua bandana e tu sorridesti dolcemente.

"Due, altre tre settimane e avrò finito." Esultasti, pensando a quanto sarebbe stato bello quando ci saresti arrivata.

"Ancora? Quando sei sotto esami non ti vedo mai." Fece una faccia buffa, facendoti ridere e battere il cuore un po' più veloce. Aveva detto una cosa carina, molto carina.

"Lo so ma lo studio e la stanchezza la fanno da padrone. Almeno tra tre settimane ho le vacanze e ci vedremo di più." Spiegasti, accarezzando con il pollice la sua mano, ancora intrecciata alla tua. Ti baciò la guancia e poi sorrise, facendoti piegare la testa di lato. Il vostro momento però fu interrotto da qualcuno che ti posò le mani sulle spalle. Voltasti il viso e notasti il tuo compagno di corso, sorridente dietro di te.

"Hey Juan." Ti alzasti in piedi salutandolo, dovendo per forza staccare le vostre mani e annullando il contatto visivo. Lo salutasti con due baci sulla guancia, mentre la sua mano era appoggiata sul tuo fianco. Restati qualche minuto a parlare con lui e dopodiché tornasti a sederti. María te lo indicò con gli occhi, ma potevi vederlo da sola. Marco non era più seduto verso la tua sedia, per averti più vicina, ma il suo corpo era leggermente rivolto verso destra. La mano non cercava più un contatto con la tua pelle e i suoi occhi non cercavano più i tuoi.

"Perché non mi consideri, ora?" Sbuffasti dopo dieci minuti di silenzio assoluto. La giornata stava terminando e stavate tornando a casa insieme, dato che tu dapprima eri andata in centro con l'auto di Marco. Visto che dopo l'incontro con il tuo amico non ti aveva più guardata, avresti preferito tornare a piedi, ma con quel caldo e il tuo abbinamento ci rinunciasti.

"Non è vero." Disse semplicemente, continuando a guidare tranquillamente.

"Senti Marco, non sono scema, ho notato che dopo aver salutato il mio amico, non mi hai più parlato. Sei un bambino." Ti mettesti più diritta sul sedile, dedicandogli poi una sguardo contrariato.

"Io un bambino?" Rise falsamente, facendo trasparire tutto il fastidio che teneva dentro di sé da quel pomeriggio.

"Si, dovremmo parlarne e non tenerci il broncio come dei bambini." Continuasti, gesticolando come era tuo solito fare.

"Ma di cosa dobbiamo parlare? Nemmeno stiamo insieme." Replicò, come a voler rimarcare le distanze. Ci rimanesti un po' male, infatti fissasti per qualche secondo la tua gonna. Mandasti giù il groppo formatesi in gola e dopodiché gli rispondesti.

"Lo so, va bene. Ma almeno non fare così, allora." Facesti spallucce, cercando di sembrare indifferente, ma il tuo tono ti aveva fregato.

Il viaggio continuò tra i tuoi pensieri contorti e lo sguardo perso fuori dal finestrino. Forse avevi corso un po' troppo, era un tuo difetto. Pensare, immaginare ma poi ritrovarti con nulla di concreto. Ti era capitato diverse volte, ma non imparavi mai. Dovevi smetterla di sognare perché altrimenti saresti sempre rimasta delusa.

L'auto si fermò davanti al palazzo dove vivevi. Finalmente, pensasti. Non lo guardasti neppure.

"Ciao, grazie per il passaggio." Dicesti soltanto, prima di provare ad andartene. Provare, perché la mano stretta intorno al tuo polso non te lo permise. Lo guardasti confusa, vedendo un'espressione combattuta sul suo viso.

"Io prima non intendevo che, insomma non volevo dire quello che ho detto, o almeno non come mi è uscito." Tentennó in difficoltà, tenendoti ancora il braccio tra la mano. Inumidisti le labbra, portando una mano all'orecchio per sistemarti gli orecchini: era un anti stress personale.

"Allora cosa volevi dire?" Chiedesti dopo qualche secondo, in parte sollevata dalle sue parole.

"Volevo dire che non potevo farti nessuna scenata di gelosia appunto perché non stiamo insieme. Non posso prendermi tutte queste libertà, anche se vorrei." Ammise, guardandoti negli occhi. Un mix di emozioni di stava attanagliando lo stomaco.

"Ma che scenata di gelosia avresti dovuto fare? Ho salutato solo un mio compagno di università." Spiegasti piegando gli angoli della bocca all'insù. Gli accarezzasti il viso con la mano libera, così che la tua mano entrò in contatto con un leggero strato di barba.

"Si, che si è preso la libertà di metterti una mano sul fianco." Ridesti incredula alle sue parole. Era seriamente infastidito. Allora tu, forse grazie al coraggio che ti aveva dato quel discorso, prendesti il suo viso tra le mani e lo baciasti a stampo, semplicemente.

Lui non esitò a ricambiare, approfondendo il bacio e accarezzando il collo e la base dei tuoi capelli. Ora stava succedendo proprio tutto insieme. Eri arrossita, ti erano venuti i brividi, sentivi le farfalle nello stomaco e il tuo cuore sembrava voler uscire dalla gabbia toracica.

Vi prendeste solo qualche secondo di pausa, per riprendere fiato.

"Mi hai fatto rimanere male prima, stronzo." Rivelasti respirando velocemente. Lui ti accarezzò la guancia, avvicinando ancor di più, se possibile, i vostri visi.

"Se ha portato a questo però, ne è valsa la pena." Ridesti sulle sue labbra, baciandolo poi con tutto il sentimento che provavi.

---

Dedicato a fedefar201

Spero ti piaccia!

One shots; immagina » Footballers'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora