Alessandro Plizzari {3};

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Alessandro Plizzari, Ternana

Guardavi la tua immagine riflessa allo specchio, mentre eri intenta ad intrecciare la treccia francese.  Era mattino presto e tu ti eri svegliata di buon ora, pronta per affrontare il viaggio verso Terni. Quella domenica era il compleanno di Ale e avresti voluto passare del tempo con lui. Avevate programmato una videochiamata alle tre di pomeriggio, ma tu non volevi far passare il suo compleanno in quel modo. Il giorno dei suoi diciotto anni, per giunta. Quindi ti eri impegnata molto sabato pomeriggio, così che per la domenica ti erano rimasti soltanto i vocaboli di inglese e una versione di latino, che avresti fatto durante il viaggio. 

Tu e Ale avevate un rapporto bellissimo, basato sulla fiducia. Essenziale per una relazione a distanza come la vostra, quella che avevate deciso di intraprendere dopo la notizia del suo trasferimento nel club di centroitalia. Non era stato facile inizialmente, ovviamente. Ma dopo i primi momenti ci si fa l'abitudine e si capisce se davvero la relazione può continuare oppure non è adatta per essere vissuta a distanza. Che poi tu avevi sempre pensato che se c'era l'amore, una relazione poteva benissimo essere vissuta lontani. L'importante era il sentimento e una grande dose di fiducia.

Dopo qualche ora di viaggio, eri finalmente arrivata alla stazione di Terni. Era un vero sollievo poter camminare di nuovo e sentire il sangue circolare. Erano solamene le 11 e conoscendo il tuo ragazzo, stava ancora dormendo. Era il suo unico giorno disponibile per riposare e da amante del dolce far nulla, lo sfruttava al massimo quando poteva. 

Ti dirigesti in una pasticceria e guardasti le torte in esposizione. Eravate solo voi due e una tortina sarebbe bastata. Lui avrebbe preferito una cheesecake. gusti strani. Ma dato che a te non piaceva e avevi il diritto a dei sani zuccheri dopo tutto l'impegno per la sorpresa, la scelta ricadde sulla Saint Honore. Controllasti se fosse online su WhatsApp e poi, vedendo che lo era, lo chiamasti, facendo finta di esserti dimenticata che giorno fosse. Sentisti la sua voce dopo quattro squilli

"Buongiorno amore."

"Hei ciao."

"Come stai?" Gli chiedesti con non calanche, infatti la sua riposta si fece attendere. Forse interedetto, eri sempre stata piuttosto espansiva.

"Io tutto bene tu?" Rispose tranquillo.

"Bene, solo un po' stanca. Ti sei appena svegliato, vero?" 

"Si si. Che stai facendo, studi?" Si interessò, probabilmente strofinandosi gli occhi, data la scarsa attenzione con la quale aveva pronunciato quelle parole.

"Si, sto facendo latino." Replicasti. La chiamata andò avanti tranquillamente e tu facesti finta di non percepire il suo tono sempre più confuso, fino a che alla fine non arrivò quasi a sembrare essersela presa. Eri tentata di urlargli al telefono tanti auguri, sto arrivando da te, ma era una sorpresa e non volevi mandare tutto all'aria solo per un momento in cui l'irrazionalità aveva prevalso sul tuo essere decisa.

Solo dopo aver chiuso la chiamata, ti dirigesti a casa sua, che distava circa dieci minuti a piedi dalla stazione. A Terni almeno faceva meno freddo che a Milano quella mattina. Arrivasti davanti al palazzo, vicino al centro sportivo, e sperasti nel destino, difatti dopo pochi minuti che eri lì, una signora con il passeggino uscì e ti permise di entrare senza citofonare.

Non vi vedevate da un mese e ti mancava terribilmente. Solo in quel momento però ti rendesti conto che avresti rivisto il tuo fidanzato. Non importava quanto tempo fosse passato dall'ultima volta, ogni volta rivedervi era meraviglioso, perché ci si godeva appieno le poche ore o i pochi giorni insieme. Il cuore accelero un po', quando suonasti il campanello con la mano che teneva il sacchetto della gioielleria.  Nell'altra la torta incartata e un gran sorriso sul volto. 

Lui ti aprì con una faccia ancora addormentata, la quale subito sembrò più sveglia non appena ti vide. I suoi occhi diventarono più piccoli a causa di un sorriso grandioso che ti stava dedicando. 

"Amore!" Esclamò lui, appoggiando in un attimo la torta sul comò di fianco all'entrata, così da porterti prendere la mano. 

"Buon compleanno diciottenne del mio cuore!" Gli dicesti, abbracciandolo forte. Lui fece qualche passo, staccando il suo corpo dal tuo solo per riuscire a chiudere la porta. Rimaneste dei minuti così, senza parlare. Ogni parola sarebbe stata superflua.

"Sei impazzita?" Domandò, quando eravate tornati a guardarvi. 

"Potevo farti passare il tuo diciottesimo così?" Accarezzasti il suo zigomo con l'indice e le sue labbra si avvicinarono, per darti un bacio. "Avrei mille cose da dirti, ma sono tutte scritte sul biglietto." Sussurrasti con tono divertito, ma che allo stesso tempo faceva capire che in quel biglietto non c'erano scritte solamente cazzate. Lui non rispose, sfiorò il naso con il tuo e ti baciò ancora.

"Mi sei mancata." Non aveva bisogno di risposta, il modo in cui lo baciavi faceva capire tutto. Gli accarezzasti la nuca e lui ti teneva stretti i fianchi. 

Andaste in cucina per tagliare la torta e mangiarvela, tu avevi una fame da lupi, avevi mangiato solamente tre biscotti prima di partire. Alla fine decideste di non tagliarla neppure ma di mangiarla direttamente con la forchetta, molto più pratico e da veri ingordi. Lui ogni tanto con la scusa della crema pasticciera sulle labbra, ti rubava qualche bacio. I baci rubati erano i tuoi preferiti.

"Ma poi come ti viene in mente di aprire senza maglietta? Se era qualcun'altro, una ragazza?" Gli domandasti indispettita, con tono  divertito. Eri gelosa si, ma non pesante fino a quel punto.

"Come la fai drammatica." Sbuffò, prendendoti in giro. Tu gli desti un pugnetto sul busto, ma lui ti trattenne a sé, facendoti sedere sulle sue gambe. "Piuttosto sei stata una stronza, pensavo ti fossi dimenticata davvero." Rise vicino al tuo orecchio. 

"Come avrei potuto, cretino." Gli facesti la linguaccia, voltandoti per guardarlo e ne approfittasti per dargli un bacio. Vedevi nei suoi occhi che era felice di averti con lui. Ti fece delle carezze sulla guancia e tu piegasti il capo verso la sua mano, perché ne volevi ancora un po', ti rilassavano. Lui approfittò del momento di relax per iniziare a darti dei lenti baci sul collo, arrivando fino a far sfiorare le vostre labbra. Quando vi sfioravate mai nessuno dei due voleva baciare per primo. Una sorta di chi resiste di più all'altro, anche se consapevoli che era solo uno stupido fatto di orgoglio, infatti quella volta vi dimenticaste l'orgoglio e vi baciaste con bramosia.

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Dedicato a AgneseMazzolari

Spero ti piaccia!

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