Robert Lewandoski, Bayern Monaco
Dalla finestra potevi vedere Robert che si stava ancora allenando. Era un periodo negativo per il numero nove e lui non poteva starsene con le mani in mano, doveva cercare di sbloccarsi. Sorridesti, nel vedere quanto era bello. I suoi tratti ben definiti, i capelli scuri in contrasto con gli occhi chiari, color ghiaccio, la maturità che si percepiva quando si parlava con lui. Tutto questo lo rendeva tremendamente affascinante ai tuoi occhi e infatti ti desti una svegliata soltanto quando la tua collega rientrò in ufficio. Scrollasti le spalle e sbuffasti, fissandoti le punte dei tacchi che quel giorno avevi deciso di indossare.
Lei non sapeva nulla e non avrebbe dovuto sapere nulla. Era una pettegola e sapere che tu e Robert avevate avuto qualcosa era pane per i suoi denti, avrebbe fatto di tutto per metterti in cattiva luce. I suoi capelli biondi a caschetto le davano l'aria di una vipera, quale era. Facesti finta di nulla e ti rimettesti al lavoro, continuando a ultimare ricerche sui nomi di nuovi probabili acquisti, il tuo turno era quasi finito.
Stavi camminando per il corridoio, per arrivare all'uscita secondaria così da arrivare all'auto più velocemente. D'un tratto però qualcuno afferrò il tuo polso con forza e questo ti costrinse a voltarti, tremendamente spaventata.
"Dio, Robert!" Esclamasti, portando una mano al petto. Era rimasto ad allenarsi un'ora ancora. Il tuo sguardo tagliente non gli fece mollare la presa.
"Non volevo spaventarti." Disse solamente, accennando un sorriso
"Potresti lasciare il mio polso?" Chiedesti spazientita. Lui non sembrò avere fretta. Guardò te, le vostre braccia e poi fece ricadere il tuo lungo il suo busto.
"Dove stai andando?" Domandò incrociando le braccia al petto ed evidenziando i muscoli delle spalle.
"A casa." Replicasti, tenendo tra le mani la tua borsa.
"Da lui?" Fu subito la seconda domanda. Non sembrò pentito, anzi ti fissava inquisitorio.
"No, io e lui non viviamo insieme." Precisasti, ricordandoti di Lukas. In realtà tu e Lukas neanche stavate insieme, la sua era una preoccupazione che non aveva alcun senso. In realtà l'intera discussione non aveva un nesso logico. Cosa voleva ancora? La vostra specie di relazione era finita da un mesetto, niente più baci di nascosto sul posto di lavoro, niente più scopate a casa di uno o dell'altro. Avevi voluto tu che finisse, non la stavi vivendo più bene e ti portava soltanto molto stress. Volevi conoscere un ragazzo della tua età uscendo la sera, andando a bere un caffè. Eri giovane per continuare con Robert, relazione che non sapevi fino a che punto si sarebbe protratta.
"Resta qui con me." Affermò, prendendoti una mano e avvicinando i vostri corpi con un gesto secco. Il fiato ti mancò per qualche secondo, ma con lui avevi imparato a riprendere in fretta il controllo per non ritrovarti completamente in balia dell'irrazionalità.
"Robert, l'abbiamo chiusa un mese fa." Gli ricordasti, appoggiando una mano sul suo petto e scostandoti. Ti voltasti ma lui ti diede un strattone, facendo aderire la tua schiena al suo busto muscoloso. La sua mano percorse il tuo fianco fino ad arrivare alle costole, per poi abbassarsi sul ventre. Con l'altra mano aveva spostato i tuoi capelli e ti stava lasciando dei baci lenti sul collo.
"Lui non ti fa sentire così." E in un attimo ricordasti come mai era stato così difficile mettere un punto a tutto quello. Tu non capivi più niente quando ti toccava, ti faceva rabbrividire e perdere la cognizione di ogni cosa. Le tue labbra erano schiuse, cercando di respirare regolarmente e avevi chiuso gli occhi per goderti a pieno quel momento.
"Ci possono vedere, fermati." Riacquistati un attimo di lucidità e fermasti le sue mani, stringendole tra le tue.
"Da qua non passa mai nessuno." Leccò la cartilagine del tuo orecchio e la morsicò. Stavi mandando a quel paese tutto lo sforzo fatto per lasciarlo e stargli lontano durante quel mese. Ma lui era così attraente, sapeva come prenderti e sapeva come farti stare bene. Però non era giusto, così gli facevi capire che ti aveva in pugno. E a salvarti fu proprio il tuo cellulare, che squillò, facendoti istintivamente aprire gli occhi e ti allontanasti da lui, che ti guardava con occhi furbi.
Guardasti il mittente. Guarda caso, proprio Lukas ti stava chiamando. Fissasti il cellulare, poi Robert, pensasti a quello che era successo poco prima e non rispondesti. Lo avresti richiamato.
"È uno sbaglio, smettila Robert." Sbuffasti, dopo dei secondi di silenzio da parte di entrambi.
"Perché è uno sbaglio?" Chiese con le braccia larghe, di chi è esausto di sentirsi dire sempre la stessa cosa.
"Perché non dovrebbe esserlo? Cosa c'era di positivo?" Chiedesti tu con voce acida. Lui corrucciò la fronte, infastidito.
"Io stavo bene, tu stavi bene. Ridevamo, scherzavamo e ci divertivamo." Disse con tono ovvio. Certo, aveva ragione. Potevi ricordare benissimo le vostre risate dopo le prese in giro. Ma non dimenticavi quanto era stancante il fatto di nascondersi sempre da tutti. Eri arrivata ad un punto dove non valeva più la pena continuare.
"E lo stress perché ci dovevamo nascondere?" Domandasti, stringendo le braccia sotto il seno e sbattendo il piede più volte. Lui abbassò lo sguardo, annuendo. Quando ti guardò di nuovo, aveva un'espressione confusa.
"Perché ci nascondevamo?" Chiese di nuovo. Questa volta corrucciasti tu la fronte, non capendo quella domanda.
"All'inizio per la tua ex, non ricordi?" Replicasti con voce annoiata.
"Si ma poi?" Ancora.
"Sempre per quello, credo." Scrollasti le spalle.
"Se è questo il problema possiamo tranquillamente uscire allo scoperto. Mi manchi moltissimo." Dichiarò, lasciandoti senza parole. Aveva detto quelle parole con una tale tranquillità che non poteva esistere. Ora si stava sistemando i capelli.
"Si, come cosa? La scopamica di Lewandoski. Sai che soddisfazione." Scuotesti il capo, facendo una smorfia. Non ti andava di essere classificata in quel modo da nessuno. Lui ti fulminò con lo sguardo, prima di avvicinarsi.
"Ma che cazzo dici!? Lo sai che non sei solo questo per me." Tuonò alzando la voce. Provasti istintivamente ad indietreggiare ma non ci riuscisti, a causa della sua mano appoggiata dietro la tua schiena. Ti aveva lasciato di nuovo senza parole.
"Non me lo hai mai detto." Sussurrasti, colpita dalla vicinanza dei vostri visi, ora che aveva appoggiato la fronte sulle tua.
"Pensavo lo avessi capito." Quando finalmente ti guardò negli occhi ti fece girare la testa.
"In realtà no." Borbottasti, portando le braccia dietro il suo collo, pronta a baciarlo, dopo un mese insopportabile di astinenza.
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Dedicato a Dafnelovine
Spero ti piaccia!
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