Capitolo 4

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E oggi sono sette anni. Già. Sette anni da quel messaggio, sette anni da quella tua risposta, sette anni dall'inizio di tutto, dall'inizio di noi. Mi sono appena svegliato e sono qui con questo telefono in mano a guardare i vari post sui social scritti dalle fan. Ad ognuno di loro ho sorriso. Poi ho visto che hai postato qualcosa... Già... Ti sei sprecato. Avrei voluto qualcosa di diverso, avrei voluto che tu mi scrivessi o mi dicesti qualcosa di diverso. 'Fratelli', così ci hai definiti, eppure non mi sembra che lo pensi ancora. Mi aspettavo che venissi qui appena sveglio, che saltassi sul letto, che mi urlassi di svegliarmi, che mi buttassi giù da questo materasso, che mi buttassi dell'acqua ghiacciata in faccia, e invece no, niente. Hai preferito stare con lei... Anche oggi. Oggi che è il nostro giorno.

E ancora una volta sono solo. Le mie lacrime sono le uniche a farmi compagnia, insieme al silenzio, alla delusione, alla nostalgia. Nostalgia di te. Un giorno è formato da ventiquattro ore, già. Una parte di me spera nelle 10 rimanenti, ma quella parte è divenuta oramai minuscola, quasi invisibile. Perché tu non ci sei, non ci sei mai, Ben, e non ci sei nemmeno oggi. Non mi vuoi più bene, forse? Cosa c'è che non va? Cosa ti ho fatto? Cos'è successo? Sai, io non do la colpa a lei, non do la colpa a lei di niente. Sei tu che l'hai cercata, sei tu che ti sei avvicinato, è a te che è bastato così poco per cambiare, per allontanarti da me. Si dice che l'amore cambia le persone, quindi il tuo per lei è davvero amore? Perché sei cambiato, e tanto anche. Perché, Ben? Ogni giorno sono sempre più stanco, stanco di te che non ci sei, stanco della solitudine, del silenzio, del mio viso costantemente rigato dalle lacrime che la tua assenza ha provocato, stanco della tua immagine vivida nella mia mente, della tua voce che l'accompagna e del tuo sorriso, della tua risata. Mi manchi. Mi manca quel che eravamo, quel che tu hai mandato a puttane. Rivoglio il Benjamin Brian Mascolo che ho conosciuto oggi, sette anni fa. Rivoglio il mio Benjamin. Ed è in momenti come questi che il dolore lascia spazio alla rabbia, che mi alzo dal letto e butto tutto all'aria. Stavamo così bene insieme, solo io e te, non ci è mai mancato nulla, io avevo te e tu avevi me, questo bastava. O forse a te no. Ho nelle orecchie alcune delle nostre canzoni, come 'Non è da te', 'Quando si rimane da soli', ed in esse rimbombano frasi, domande, come ad esempio 'Ma perché non ritorni da me?', 'Cosa sono io se non mi vedi?', 'Ma stasera ritorna da me', 'Quando si rimane da soli, si sentono rumori lontani, vibrano la mente e la pelle', 'Io non ho bisogno di niente...' E non ho bisogno di te... Un sorriso amaro si dipinge sul mio volto, mentre altre lacrime scendono silenziose. Io ho così fottutamente bisogno di te, non immagini quanto. Oramai sarò diventato ripetitivo, ma è questo quello che provo e tu nemmeno te ne accorgi.

Ad un passo da te... || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora