Prologo

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Il ragazzo scese dall'auto, soffermandosi solo un attimo a guardare l'edificio che aveva davanti prima di chiudersi la portiera alle spalle e avanzare nel piazzale dell'istituto. Un venticello leggero si alzò scompigliandogli i capelli corvini.

Dietro di lui l'anziano maggiordomo di famiglia, Tanaka, portava la valigia che conteneva tutto quello che sarebbe servito al suo signorino durante i mesi successivi all'Istituto Black Haterland, uno dei più prestigiosi e rinomati della Gran Bretagna.

-Siete sicuro di voler rimanere qui? Non è assolutamente un posto di bassa lega e la decisione è vostra, ma potreste prendere un insegnante privato- disse il maggiordomo, un po' preoccupato visto che il ragazzino non si era mai dimostrato particolarmente abile a legare con i suoi coetanei.

-I miei genitori hanno espresso il desiderio che io faccia la stessa vita degli altri ragazzi della mia età, per quanto possibile, e io voglio accontentarli, la cosa non mi pesa- rispose il ragazzo senza nemmeno un accenno di sorriso sul volto, l'espressione imperturbabile come al solito.

-Come desiderate. Porto il bagaglio nella vostra stanza, la numero 25 dell'Ala Viola. Noi ci salutiamo qui- disse l'uomo, congedandosi mentre il suo signorino si dirigeva verso la segreteria per ritirare il foglio con l'orario delle lezioni.

"Speriamo solo che i professori non siano degli stronzi" pensò Ciel camminando lungo i corridoi dell'edificio, illuminati dalla flebile luce autunnale che filtrava tra le nuvole ed entrava dalle grandi finestre. "Tutto sommato l'istituto sembra un posto tranquillo per mia fortuna. Almeno qui riuscirò a studiare come si deve e a fare felici i miei genitori..." si disse mentalmente, come a consolarsi del fatto che sarebbe stato costretto a rinunciare alle comodità di casa.

-Come sono riusciti a convincermi ancora non lo so- mugugnò appena, riferendosi ai genitori. In realtà sapeva benissimo come Rachel e Vincent erano riusciti a convincerlo a iscriversi all'istituto; era bastato che, mentre proponeva la cosa, il padre lo guardasse quasi con aria di sfida, come a chiedergli "ci riuscirai? Saprai resistere o ti tirerai indietro?". Visto il proprio carattere estremamente orgoglioso Ciel aveva accettato la "sfida" del genitore senza esitazioni. Improvvisamente, mentre stava ancora cercando la segreteria, sentì alzarsi da un punto imprecisato una voce parecchio adirata.

-Non è una cosa ammissibile! Ma che razza di segretaria insulsa siete?!-.

Intuendo che la voce proveniva quasi certamente dal luogo in cui anche lui era diretto, Ciel affrettò il passo verso la direzione dalla quale si era levata. Dopo solo un paio di metri in un corridoio laterale si ritrovò davanti la porta in legno con sopra la targhetta "Segreteria", mentre al suo interno la persona che aveva "parlato" prima continuava imperterrita la propria tirata contro la povera donna dietro la scrivania, la quale non sapeva evidentemente che fare. Il corvino socchiuse piano la porta sbirciando all'interno della stanza.

-Sono tre anni che frequento questo istituto e ho sempre richiesto una camera singola. Sin-go-la!- strepitava il ragazzo davanti alla scrivania, la mano che batteva sul ripiano in legno quasi ad ogni parola, -ovvero una camera per una sola persona, non mi pare una cosa così difficile da comprendere!- disse parecchio infuriato. Ciel rimase sulla porta a fissarlo; aveva degli splendidi capelli di un biondo chiarissimo, la pelle che si intravedeva tra il colletto della maglia e le ciocche platino era color porcellana. Indossava un paio di jeans grigi attillati e strappati, stivaletti neri con almeno 6/7 cm di tacco e una maglia maniche lunghe color carta da zucchero.

-Siete una persona decisamente incapace!- una leggera nota di isterismo comparve nella sua voce, -non posso stare in camera con un'altra persona!-.

-M-Mi dispiace, ma oramai non si può più f-fare niente- mormorò la donna, che non sapeva più come calmare quella furia bionda che si era ritrovata improvvisamente davanti. Il biondo pestò frustrato un piede a terra, i pugni stretti per la rabbia. Improvvisamente però sembrò calmarsi senza nessun motivo apparente.

Carillon MelodyWhere stories live. Discover now