Dovrei farmi una doccia, ormai ho perso il conto dei giorni che ho passato chiusa in casa senza lavarmi. Il problema è che certi dolori sono così grandi che ti tengono ancorato per terra, sul pavimento della tua stanza, a pensare, e a riflettere, e a distruggerti.
- Domani vengo da te. - una semplice frase e mi si è gelato il sangue nelle vene. Ho paura, lo ammetto a me stessa ma non lo dirò mai a te. Cosa vuoi da me, cosa pensi di ottenere? Non ho una risposta a portata di mano, tu non mi parli. Non sono mai stata una di quelle persone che si pianifica la vita con anni di anticipo, ma a qualche ora dal nostro incontro comincio a fantasticare su cosa potrebbe succedere. La mia mente vaga, e viaggia da sola, e mi passano davanti agli occhi lacrime, urla, baci, i nostri corpi nudi. Patetica. Non sono più una ragazzina, dovrei essere cresciuta. E invece mi ritrovo come una sedicenne a farmi film mentali a sfondo romantico che mi spezzeranno il cuore perché non coincideranno mai con la realtà nemmeno nell'universo parallelo più lontano, e più azzardato, che esista.
Fuori nevica, io sono fuori, in veranda, con le maniche corte, e ti aspetto con la sola compagnia di una sigaretta. Ma non hai freddo? No, lo sai come sono fatta. Il turbine di emozioni e sentimenti che non provo mi ha resa insensibile a tutto, vorrei che questa regola valesse anche per te. Eppure sei qui, e io non voglio che tu te ne vada. Tu non parli, e io sono troppo ferita per farlo al posto tuo. Posso solo guardati con gli occhi di chi ha l'anima in pezzi, e più il tempo passa e più tu non ce la fai più. Finché non mi prendi per mano e mi porti nel letto. Sotto le coperte mi abbracci, io ti passo la mano tra i capelli, lascio scorrere le unghie sulla tua pelle calda. Piano piano ti addormenti, e con il tuo respiro regolare mi culli in un sonno tranquillo, di quelli che ormai non faccio da molto tempo. Un ultima volta, un ultima volta ancora. Ti prego. La prima a svegliarsi sono io, ti guardo dormire anche se so che non ti piace, che ti infastidisce. Ricomincio a passarti le dita tra i capelli morbidi, esploro ogni centimetro del tuo corpo. Ma come abbiamo fatto a ridurci così? Non esiste una risposta, e se c'è, in fondo al cuore, so di non volerla sapere. Ho paura della verità non perché faccia male, qua tutto fa male, ma perché è vera, perché io ho fatto cose molto brutte, perché ne hai fatte anche tu, perché le abbiamo fatte davvero, e perché non ci sarà data la possibilità di redimerci. Abietti, disonesti, peccaminosi, meschini, infami. Che diritto abbiamo noi di camminare ancora su questa terra, quando il nostro posto sarebbe all'inferno? Che diritto ho io di giudicare le tue azioni, etichettarle come "sbagliate", e trascinarti tra le fiamme con me? Risposta: nessuno. Non ho assolutamente nessun diritto. È colpa mia, ti faccio sbagliare io, ti ho corrotto, lo sto facendo anche adesso. Stai ansimando, sento il tuo respiro nell'incavo tra la mia spalla destra e il collo. Lì, quel punto lì. È lì che appartieni, è lì dove voglio averti sempre. Con gli occhi chiusi penso a quanto sia sbagliato, in un secondo le tue labbra sono sopra le mie e tutto sembra rimettersi a posto. Ma è un illusione che dura poco. Mi giri, mi baci la schiena. Socchiudo sempre la bocca quando lo fai, mentre tu sorridi pensando al mio volto. Mi sento amata, ma ho paura che anche questa sia un'illusione. Ti guardo vestirti e poi ti siedi sul letto affianco a me, che sono ancora nuda sotto le coperte, ancora calda del tuo corpo, ancora a sperare che tu non te ne vada. Ti chini un'ultima volta per un ultimo veloce bacio.
- Torno presto, promesso. -
- Non fare promesse che non puoi mantenere, mi spezzeresti il cuore. - la tristezza, sebbene non mi abbia mai lasciata, riprende possesso del mio corpo.
- Mi sei mancata. -
Dopo queste tre inaspettate parole te ne vai, lasciandomi vuota. Dovrei alzarmi, vestirmi magari, fare qualcosa di produttivo come tutte le persone comuni. Invece l'unica cosa che riesco a fare è farmi piccola piccola nello spazio di letto dove hai dormito tu, e sento il tuo profumo, insieme ad una mancanza incolmabile. Odio esserti così dipendente, odio sentirmi al sicuro solo con te, odio doverti vedere andare via e odio ancora di più lasciarti tornare come se niente fosse. Ma non ne posso fare a meno, e nella mia non-identità ti aspetto.
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Frammenti
General FictionLa trama si infittisce, i pensieri nella mia testa sono sempre più cupi. Vivo dentro di me, non fuori. Vivo in un pozzo, profondo, buio, arido. Questa sono io, con la mia inconsistente paura delle conseguenze. E sei anche tu, con il tuo amore, con l...