È tutto un vortice di emozioni, di parole, di luoghi, di ricordi. Vengo risucchiata dentro al mio cuore nero e marcio: non so cosa sta succedendo, non riesco a pensare, a ragionare con lucidità. Il mondo sparisce davanti ai miei occhi, mentre io sparisco sotto lo sguardo degli altri. Non mi muovo, a momenti non respiro. Pensavo di aver finalmente trovato un po' di tranquillità con te ma mi rendo conto solo ora che era la calma prima della tempesta. Sono arrivata al mio limite massimo di sopportazione, ho urlato, e ho urlato ancora, sempre più forte, ma il mio male non mi ha abbandonata, e ho continuato ad urlare, aggrappandomi all'ultima opportunità che avevo di redimermi. Nonostante ciò l'ho sprecata, sapevo che sarebbe stata l'ultima e adesso come punizione sto cadendo. Abietta. Peccaminosa. Ho sprecato la mia ultima occasione e ora nella mia mente sento solo una frase, e mi fa tremare di paura, e so cosa sta succedendo e non lo ammetterò mai perché no, come può succedere a me? Io che sono sempre stata ancorata alla vita, sebbene mi consumasse. Io che non ho mai dato nessun valore al mio dolore. Ma è stato forse questo il mio sbaglio? Forse avrei dovuto ascoltarmi di più, al posto che ascoltare le voci nella mia testa. Ma come avrei potuto? Ho addirittura vinto la mia paura per le conseguenze, in cosa mi sono trasformata? Domande, e domande, e domande, e nessuna risposta, nessun segno di vita, sono sola immersa nel silenzio. Qualcosa si è rotto, ne sono più che certa: il filo che prima mi teneva in sospeso nel mio castello di vetro si è spezzato, per questo sto precipitando, e non c'è niente che possa fare per fermare la caduta. Era tutto ciò che avevo e tutto ciò di cui avevo bisogno e adesso che non c'è più non sono più nemmeno un inutile ammasso di sofferenza, non sono più niente. Sono solo un involucro vuoto, e non ci sarà nemmeno uno schianto quando toccherò terra, ne sono certa. E non posso far altro che chiedermi tra quanto, effettivamente, arriverò in fondo. Vedo come un narratore esterno il mio corpo senza vita in fondo al pozzo che è stato la mia casa per molto tempo, ma non riesco lo stesso a provare qualcosa davanti a quella tremenda immagine. Senza emozioni aspetto che arrivi la mia fine, perché so che arriverà. E il mio ultimo pensiero va a te, che mi hai guardata morire, impotente, inerme. Penso a te che mi hai amata, che mi hai fatta soffrire. Penso a quanto ti ho odiato, e a quanto non ho potuto farlo abbastanza. Avrei voluto chiederti scusa, e dirti che quello sarebbe stato l'ultimo bacio, e poi ti avrei chiesto scusa ancora, e ancora, e...forse il filo non si sarebbe spezzato se te lo avessi detto, se fossi stata sincera. Sono solo un'ingrata, tu mi hai aiutata tanto e io ti ho voltato le spalle. Ingrata. Patetica. Le conseguenze mi investono come una valanga, i sensi di colpa mi appesantiscono e mi sembra di cadere più in fretta. Sono una persona cattiva e malata e non avevo altra scelta. Mi illudo che sia vero, e il mio cuore smette di battere.
- Buonanotte amore. - è l'unica cosa che riesca a dirmi prima di essere scosso dai singulti di un pianto silenzioso. Non so perché sono ancora qua, non capisco. Dovrei essere da qualche altra parte eppure ti vedo, seduto sul pavimento con il mio corpo inerte tra le braccia. Posso sentire le tue lacrime calde cadermi sulla pelle, sebbene io sia in piedi dietro di te e l'angoscia stringe il mio cuore fermo in una morsa. Non so cosa fare, non posso più fare nulla.
- Perché non mi hai chiesto aiuto...-
Vorrei rassicurarti, dirti che andrà tutto bene, che sto bene. Perché mi sta succedendo questo? Ho sofferto abbastanza in vita mia non è giusto che debba soffrire anche nella morte. Perché sono costretta ad assistere a questa scena? È quindi questo il destino che spetta a chi si toglie la vita? Peccaminosa. Infame. Questo è il mio destino e me lo sono meritata: è colpa mia se soffri, è colpa mia se adesso sarai solo. Sono solo un'egoista e merito di soffrire e di non trovare mai la pace.
- È colpa mia, mi dispiace tanto amore mio, mi dispiace tanto, scusami...-
È tutto sbagliato, non dovrebbe sentirsi lui in colpa, sono io l'artefice del mio destino, l'artefice di tutto questo grigio che ci circonda. Mi sono appena data la colpa, e nel momento in cui ho finito di pronunciare quel pensiero te la sei addossata tu. Stai sbagliando tutto, come sempre, errori su errori. Hai sempre avuto un pessimo punto di vista, spesso sbagliato su tutti i fronti e io non ho mai potuto dirti niente, come adesso. Anche se parlassi non mi sentiresti. Anche se piangessi e urlassi non riusciresti a percepire la mia straziata presenza. L'ira e la rabbia si fanno spazio dentro di me e mi investono con violenza. Adesso sono arrabbiata, e comincio a desiderare di non averlo mai fatto, vorrei tornare indietro, vorrei abbracciarti, vorrei baciarti, vorrei dirti che ti amo, vorrei fare tantissime cose. Mi rendo conto di aver sbagliato, di aver fatto un errore imperdonabile, l'ultimo. Ma è troppo tardi. Piango, vengo risucchiata di nuovo dal quel vortice oscuro che è il mio cuore e la stanza inizia a svanire.
- No, ti prego...non andare via, non andare. Un'ultima volta, un'ultima volta ancora. Ti prego. -
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Frammenti
General FictionLa trama si infittisce, i pensieri nella mia testa sono sempre più cupi. Vivo dentro di me, non fuori. Vivo in un pozzo, profondo, buio, arido. Questa sono io, con la mia inconsistente paura delle conseguenze. E sei anche tu, con il tuo amore, con l...