Ciao papà...

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Ciao papà,
ti sto scrivendo e mi rendo conto di non averlo mai fatto prima. Ti scrivo perché oggi un mio amico mi ha chiesto quale fosse stato il momento più triste della mia vita. Ci ho pensato un attimo, ma sapevo già la risposta. E' successo venerdì, e tu eri lì con me.
Papà, ti ricordi quando ero piccolo? Quando mi chiedevi di sfidarti a braccio di ferro? Perdevo sempre. Tu sei uno vero, non mi hai mai lasciato vincere.
La prima volta penso di aver avuto cinque anni. Mi hai strapazzato il braccio sul tavolo e io ti guardavo come se fossi il mio eroe. Ho sempre desiderato crescere per darti la rivincita. E ogni anno mi sfidavi e ogni anno perdevo. Anche sei mesi fa, quando sei andato all'ospedale perché ti hanno diagnosticato un tumore.
Tu more. Tu muore. Tu muori.
Ci hai mai pensato? Io si, e mi vengono i brividi.
Eppure anche quel giorno, che mi vedevi così triste, mi hai sorriso e mi hai detto: “Coglione, non sono ancora morto, vieni qui che ti batto a braccio di ferro”. E come sempre hai vinto tu. E come un sacco di anni fa ti ho guardato e ho pensato che fossi il mio eroe. Il mio papà invincibile.
Sei invincibile vero papà?
In questi mesi sei dimagrito, hai perso i capelli, parli poco, ma abbracci di più. Vieni anche a darmi il bacio della buonanotte come quando ero bambino. E venerdì, come sempre, ti sei messo al tavolo, mi hai fatto l'occhiolino e mi hai sfidato a braccio di ferro. Solo che venerdì è successo quello che non era mai successo prima. Venerdì le nostre braccia sono rimaste un po' in equilibrio e poi...poi hai perso. Il silenzio che è seguito penso sia stato il silenzio più assordante della mia vita. Tutto era silenzioso: il tavolo, l'orologio, i bicchieri, il divano, la televisione, la mamma.
Tu invece hai riso. Una risata vera, di quelle che escono dalla gola, piene. Ma dentro, per la prima volta ci ho visto un uomo fragile.
E io che continuavo a chiederti: “Papà, hai fatto apposta vero? Vero?”
E tu che scuotevi la testa.
Io non volevo vincere papà. Io non voglio essere più forte di te.

Non abbiamo mai avuto un rapporto facile. La vita ci ha messo davanti a tante cose e molte ci hanno fatto allontanare. E' anche successo che non ti ho parlato per mesi. Ma l'ho fatto perché ti amo. Lo sai vero? Sì che lo sai.
Mi manca quando da piccolo mi dicevi: “Sai che Venezia è dietro l'angolo? Se vuoi te la faccio vedere”. Mi mettevi sulle tue spalle e mi chiedevi: “La vedi?”
Mi manca quando andavamo a pescare insieme, che non si sa come ma i pesci venivano tutti da te.
Mi manca quando andavamo a funghi, che non si sa come mai i funghi venivano tutti da te.
Mi manca tornare a casa e vederti sporco di vernice perché eri appena tornato da lavoro.
Quando vai a lavorare papà?
Mi manca andare al mare. Ho ventisette anni e non voglio andare al mare con i miei amici, voglio andare al mare con te.
Mi manca quando tu e la mamma avevate finito tutti i soldi del mese e mi dicevi: “Dai che sta sera andiamo a mangiare la pizza” e la mamma ti chiedeva: “Ma come facciamo poi? Dobbiamo pagare il bollo dell'auto” e tu rispondevi: “Non lo so. Ci pensiamo domani”.
Quelle pizze erano il regalo più bello per me, sai papà?
Quando andiamo a mangiare la pizza? Ci andiamo vero?
Vero che il prossimo anno mi chiederai la rivincita a braccio di ferro e mi batterai come una volta?
Dai, sfidami a braccio di ferro.
Forza papà. Ce la fai a vincere, sono sicuro che ce la fai.

Tuo figlio.

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