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Stupido, ecco cos'era.
Si era lasciato trasportare da quell'angosciante convinzione di poter provare ad assaporare quel pizzico di felicità, di poter respirare quell'amara aria, senza sentirsi riluttante e soggetto a nulla che non fosse puro dolore.  
Ma alla fine l'aveva accolto con piacere, a braccia aperte, ancora ed ancora, - magari per l'ultima volta, magari no - il dolore.
Non poteva farne a meno, era parte di lui.
Parte integrante di ogni giornata ed ogni notte passata insonne, a riflettere sul perché fosse ancora lì, ad occupare un posto in un mondo che non gli apparteneva, soffocando se stesso in un interminabile odio verso tutto e tutti, ma più di ogni altra cosa verso quel corpo gracile, quasi scheletrico, che portava il suo viso ed il suo nome.

Sospirò. Una, due, tre volte.
Si alzò. Un passo, due passi, tre passi.
Certo, tra tante cose, non aveva di certo perso quel suo piccolo vizio. Contava ogni suo singolo passo finché non ne perdeva il conto per poi ricominciare da capo, quasi come fosse una questione di vita o di morte.
Quasi come se un giorno lontano, quei passi l'avrebbero condotto in un luogo che altre vie non avrebbe avuto.
Quattro, cinque, sei.
Erano i secondi che passavano, lenti, e corrispondevano esattamente ai respiri, pesanti, che egli emetteva e che rendevano il tutto più devastante, cruciale. Anche se poco importava ormai, non ci faceva neanche più caso. Tutto attorno a lui scorreva e mutava, ma lui, lui rimaneva sempre lí, e non cambiava mai.

Immerso nei suoi pensieri, nel modo più lento possibile riuscì a dirigersi verso il bagno -reggendosi a stento in piedi- e per la prima volta dopo quelli che sembrarono secoli e secoli, si guardò allo specchio.
Si faceva pena, non era una novità.
Capelli poco più lunghi dell'anno precedente, di un rosso ormai sbiadito, gli contornavano la faccia. E degli occhi rossi, ancora assonnati, contrastavano il colore pallido della pelle delineando perfettamente i suoi contorni e rendendolo più 'orrido' - così si definiva - di quel che già era.
Come era arrivato a ridursi in questo stato?
Mangiava occasionalmente, quando sentiva di essere sul punto di svenire, da un momento all'altro. E questo spiegava perché il suo corpo fosse ridotto così, paragonabile ad uno stuzzicadenti ma a differenza di esso, lui era vivo, respirava.

Come se non bastasse, non c'era giorno in cui non pensasse a quel gigante, che un pò anche gli era mancato, all'inizio. Si chiedeva che fine avesse fatto, se stesse bene, se avesse trovato qualcuno a cui dare tutto il suo amore e soprattutto, se fosse felice.
Il suo pensiero in quel momento, come da cliché, tornò esattamente a lui e alle emozioni che era riuscito a fargli provare in quei giorni, quei mesi. E glie lo aveva permesso, lo aveva lasciato fare, sin da quando i loro sguardi si intrecciarono per la prima volta.
Si era lasciato andare ed era riuscito ad aprirsi un po', sopraffatto dall'illusione e dall'idea che forse -come un miracolo- qualcosa sarebbe potuta cambiare all'interno della sua vita monotona, dimenticandosi che non sarebbe mai stato possibile. Era un pozzo, buio e cupo, senza fine, - con entrata gratis ma senza ulteriori uscite - quello in cui era caduto.
E non c'erano rimedi, né antidoti, che sarebbero riusciti a portarlo a galla, e farlo respirare nuovamente. Troppi vuoti necessitavano di essere colmati, in troppo, poco tempo.
E così, dal nulla, vagando un po' di qua e là, la sua mente lo riportò a quella mattina, che si sarebbe poi scoperta essere l'ultima volta in cui avrebbe potuto incontrare il gigante, al momento steso sotto lui, a due centimetri di distanza.

« Vieni qui, giochiamo con la palla!»

« Dai, su!»

Il bambino dal dolce viso correva, spensierato, tra gli alberi del parco, andando incontro al suo nuovo amico. Troppo preso da quel pizzico di felicità però, non si accorse di un piccolo sasso e cadde proprio addosso all'altro piccolo, trovandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.

«Baekhyun!» urlò la mamma. «Baekhyun!»

«Baekhyun! Baekhyun!» stava ormai gridando Chanyeol, spaventato dall'improvvisa reazione del maggiore.
Si era bloccato tutto ad un tratto ed aveva iniziato a fissare il vuoto, con degli occhi che da lì a poco, sarebbero potuti uscire dalle orbite.
Baekhyun ritornò subito alla realtà e la spensieratezza infantile di cui era appena stato di nuovo protagonista, lasciava il posto ad un ansia e paura di affrontare la cruda realtà, ciò che più temeva.
Dove i suoi rari momenti felici appartenevano solo e soltanto al passato, e lì dovevano rimanere. Incustoditi, a giacere chissà dove.

Si alzò così in fretta, alla velocità della luce, e si diresse verso casa sua. L'unico posto in cui si sarebbe potuto sfogare, all'oscuro da tutti.

«Devo andare.» disse tremolante.

«Dove?»

«Non sono affari tuoi. Ed ora vai, si muore di freddo.»

Queste furono le ultime parole che i due si scambiarono, ignari che quello sarebbe stato anche il loro ultimo incontro, o almeno così credevano.

I rintocchi dell'orologio e il suonare del campanello, furono le cause che lo riportarono definitamente alla realtà presente, dove si era ormai ridotto ad un cumulo di briciole ed ossa.
Privo di forze per fare qualsiasi cosa.
Il suonare eccessivo, comunque, lo aveva abbastanza stupito.
Nessuno lo cercava mai, anche perché, chi avrebbe dovuto farlo? Molto spesso si scordava di non avere nessuno e di essere solo, solo per davvero.
A piccoli passi si diresse verso la porta ma quando l'aprì non trovò qualcuno, bensì qualcosa.
Ai piedi di essa giaceva una piccola lettera con un curioso marchio stampato sopra e prima di prenderla, si guardò attorno, cercando di trovare, inutilmente, un'indizio su chi avesse potuto lasciarla lì.
Dopodiché rientro velocemente in casa, a causa del freddo incessante che si stava aggirando fuori e con cautela - con quelle sue piccole fragili mani- la aprì.

Ciò che c'era scritto dentro, lo lasciò perplesso. Non era una lettera vera e propria, una di quelle piene di grafie e parole incomprensibili; con testi lunghi metri e metri, simile a quelle che si scambiano tra amanti.
Semplicemente, al suo interno, erano scritti solo tre numeri, tre piccole - all'apparenza insignificanti- cifre.

365.

a/n:
* revisionerò tutto a fine storia.*
scusate per l'estremo ritardo e spero che il capitolo non faccia così schifo.
buone vacanze in ritardo, un bacio !!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 28, 2017 ⏰

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