The Dreamers.

capitolo 2.

La gente mi ha sempre definita matura, mamma si vantava spesso che avevo avuto il primo ciclo molto precoce con le sue amiche, io sorridevo e mene andavo.

Ma forse non sanno che dietro una maturità di un certo livello, le sofferenze non si contano sulle punta delle dita.
Stranamente sono nata con una forte memoria e sensibilità emotiva, grandi cavalli imbizzarriti chiamati sentimenti senza un cocchiere (mi sono permessa di rubare una frase a Manzoni) che forse non sono stati d'aiuto in alcune occasioni, dove la calma e il sapere mettere l'indole a bada era necessario.

E ai miei 12 anni si aprii la rovina della mia vita, come rovinarsi in giovine età insomma.
Le distrazioni dai miei, se li posso definire cosi..brutti pensieri erano poche o forse ero io a non accettarle, ma resta il fatto che per la prima volta in vita mia il dolore fisico andava pari passo con quello psicologico, ogni tanto qualcuno cercava di averla vinta sull'altro, ma entrambi come due parassiti si nutrivano di me, mangiando quella che un tempo avrei chiamato felicità e stabilità, saper gestire situazioni senza ricadere in qualsiasi dipendenza.

Ma un giorno, quando i problemi erano più grandi di me e le delusioni aumentavano con la stessa velocità di un battito di ciglia, mi ritrovai per la prima volta faccia a faccia su un foglio, di fronte a scritte confusionarie e scarabocchi, faccia a faccia con me stessa.

Da qui iniziò una spedizione verso l'astratta serenità, maremoti forti mi demoralizzavano ma il mare calmo era un conforto, e la mia barca si chiamava Scrittura, la stessa che sto usando ora.

Era una specie di abbraccio, una fuga dalla realtà.
Piangevo, scrivevo, sorridevo.
Con essa sono cresciuta e sopravvissuta.
Mi ha riscaldato quando il mondo mi mandava in ipotermia.

E forse con il mio tetro e strano modo di nascondere i fatti sto mettendo ansia, ma pian piano arriveremo a tutto, mi voglio godere ancora questo momento di pausa per parlare con voi.