1. Normalità

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15 anni dopo

La signora davanti a me singhiozza sommessamente, pur cercando di conservare un certo contegno. Soffre, ma non vuole che ciò trapeli. Nella sua vita è abituata che tutto vada come lei desidera e ora, essere qui, significa ammettere che la situazione è fuori dal suo controllo.

Il suo volto sarebbe segnato dalle rughe se la sua paura di invecchiare e appassire non l'avessero portata a passare più di un'ora al giorno in un centro di bellezza, ma per me è comunque facile intuire la sua età, con me certi trucchi non hanno effetto. Esattamente come il tempo, non mi si può ingannare.

Avvolta nella sua pelliccia e nel suo profumo sussulta un'ultima volta, prima di riacquisire l'autocontrollo che ha vacillato per troppo tempo. Respira profondamente e alza lo sguardo.

- Si signora, suo marito la sta tradendo.

Lei sbatte le palpebre, a disagio, e deglutisce con rabbia. John, sull'altra poltrona, alza la testa di scatto, a fissarmi.

- Sherlock! – esclama con disappunto.

- È venuta qui per questo, no? – domando io, rivolgendomi direttamente alla cliente.

- Sospetta che suo marito le sia infedele e intendeva ingaggiarmi per pedinarlo e scoprire se le sue ipotesi fossero fondate. Io mi risparmio inutili appostamenti sotto la pioggia risolvendo subito il caso. Suo marito fa parte della percentuale di uomini ricchi e annoiati che sulla soglia della mezza età trovano la vita coniugale monotona e priva di stimoli e scelgono dunque di vivacizzare la loro routine seducendo una segretaria o una cameriera. 

La maschera di contegno che stava cercando di vestire si frantuma in un istante e la donna scoppia in lacrime, sconvolta.

- Bene, caso risolto! – Esclamo battendo le mani mentre mi alzo per rivolgermi a John:

- Accompagnala fuori e fai entrare il prossimo cliente.

Lui sembra a disagio e sposta rapidamente lo sguardo da me alla signora in lacrime, per poi tornare a fissare me con aria contrita.

- Sherlock, ti sembra il modo di comportarti?

Oh no, di nuovo. Almeno una volta al giorno John mi riserva una lezioncina sui comportamenti consoni da adottare nei confronti degli altri esseri umani. Tutto così banale.

- Le ho detto ciò che voleva sentirsi dire, cosa dovrei fare di più?

John sembra innervosirsi, ma riesce a mantenere la calma e si dedica alla signora scortandola fuori con qualche parola di incoraggiamento. Quando rientra nella stanza è solo.

- Non ti avevo chiesto di accogliere il prossimo cliente?

- Per oggi basta così, Sherlock.

Quanto mi irrita quando si comporta in questo modo.

- Non ti permetto di interferire con il mio lavoro. Potresti cortesemente dirmi cosa ho fatto di sbagliato? Mi ha sottoposto un caso e io l'ho risolto, è il mio lavoro. Risolvo casi. Punto. Per i loro sentimenti che si rivolgano ad uno psicanalista. –

***

Quindici anni. Quindici anni e Sherlock non è cambiato. A dir la verità niente è cambiato qui, al 221b di Baker Street. La carta da parati è sempre la stessa, solo un po' più ingiallita; stessa cosa per la signora Hudson che ci rammenta sempre della sua dolce presenza affacciandosi nei momenti meno opportuni dispensando tazze di the e parole gentili. Quindici anni potrebbero essere considerati una vita, eppure sembra ieri che Magnussen ha fatto la sua uscita di scena, sparendo dalle nostre vite e ogni giorno che passa è un giorno in più che ci avvicina al suo trionfale ritorno. È divenuto l'ossessione di Sherlock Holmes. Finché non lo avrà sconfitto non si darà pace.

Ma come si può sconfiggere un nemico invisibile?

Anche se dal suo aspetto non pare essere invecchiato, Sherlock è inquietantemente più magro del solito e credo che ormai siano più di settantadue ore che non chiude occhio. Nonostante lui continui a negarlo, io so che è agitato. Magnussen rappresenta la nemesi che ancora non è riuscito a sconfiggere e ciò dà al nostro avversario un potere inconcepibile e credo che lui lo abbia capito. Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora che passa senza notizie sulla sua esistenza è un istante di tempo in più in cui si sentiamo il suo fiato sul collo.

Siamo consapevoli di essere spiati senza poter spiare, ma finché lui non farà la sua mossa, noi non possiamo che attendere.

Sherlock sta ora fissando la parete scrostata dove ha tracciato uno schema di fili rossi che collegano gli estremi dei suoi pensieri. Io non posso vedere tutto questo. È solo nella sua testa. Per me quella è solo una parete vuota.

***

Perfino Mycroft ha abbandonato le ricerche. D'altronde che cosa potevo aspettarmi? Sono passati degli anni, troppi anni, perché si possa sperare ancora che faccia ritorno. Sperare, sì, io spero che si rifaccia vivo, che torni alla luce del sole, così da potermi assicurare, una volta per tutte, che finisca all'inferno. È dura ammettere che, ancora una volta, Magnussen è un passo avanti a noi.

John a volte si illude che sia tutto finito, o è quello che cerca di farmi credere, perché so che in fondo anche lui ha paura. Paura di vedere la sua vita sconvolta nuovamente da una serie di eventi che non riesce a comprendere appieno. Mi stupisco ogni volta di come sia pronto a ricominciare tutto da capo, a far ripartire una vita che non ha proprio niente di normale, però lui riesce a portarla, la normalità.

Passo in rassegna ogni minuscolo dato che mi è dato sapere sugli ultimi avvistamenti di Magnussen. Troppi pochi indizi, nessun dettaglio interessante, il nulla più assoluto.

Sposto gli occhi nella stanza cercando di aggrapparmi a quella normalità che John ha costruito tra queste quattro mura.

- Sherlock? – è la sua voce che mi distoglie dal mio mondo.

Scrollo il capo per scacciare i labirinti che si intrecciano nella mia testa e mi concentro su quello che ho:

- Lo sai che manca poco al compleanno di Desirèe? Non dovremmo cercarle un regalo? –

Ecco quello di cui parlavo. John riesce a far sembrare normale anche avere una figlia che è regina di un mondo che non esiste. E che sta per compiere quindici anni.

Underwater | BBC Sherlock Fanfic #3Where stories live. Discover now