2. Bolla

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Ogni tanto fisso nell'ombra di un canale e mi convinco che il rumore di passi che sento siano i suoi. Lo vedo emergere dalla nebbia che avvolge questo luogo sperduto nel nulla e sorridere. Gli corro incontro e lo abbraccio e finalmente lo chiamo "papà". Ma sono solo fantasie.

Posso rimanere a fissare quella galleria per ore, per giorni, ma tanto so che lui non verrà.

Seduta qui, da sola, sul pavimento freddo e umido di una sezione delle gallerie sconosciuta dal resto del mio popolo, cerco di non pensare. Ogni tanto ci provo, a spegnere i pensieri, ma mi sembra impossibile. La mia mente è costantemente alla ricerca di risposte, sempre impegnata a dedurre, a immaginare, a capire e teorizzare. Come libri sullo scaffale di una libreria, nei miei pensieri si allineano le scelte che devo compiere, le decisioni che devo prendere, le responsabilità che mi appartengono e le fantasie che ogni tanto mi concedo. Come quella di fuggire via da qui, e vivere alla luce del sole.

Se mia madre conoscesse questo mio desiderio ne morirebbe. Lei non potrebbe mai allontanarsi da Sottolondra, lei appartiene a questo luogo. Ma io non sono come lei. Io sono come papà. Me lo ripete sempre ed è qualcosa che mi scatena dentro una rabbia sorda perché se io lo potessi vedere saprei di essere come lui. E invece lui non c'è mai.

Mi premo le mani sulle orecchie, sperando, invano, di far tacere tutte queste voci interiori che mi condizionano, che mi influenzano. Devo solo respirare e tranquillizzarmi. Divisa tra due mondi, non appartengo a nessuno dei due, eppure, come papà, ho bisogno di prendere fiato e respirare.

Tra una settimana a Sottolondra ci sarà una grande festa, tutti aspettano con ansia il giorno del mio compleanno per commemorare il giorno in cui il nostro popolo è divenuto libero, quando una legittima erede al trono è venuta alla luce.

Stendo la schiena sul cemento e guardo verso l'alto. Dalle fessure di un tombino filtra una luce calda, arancione che mi ferisce gli occhi e illumina la mia pelle pallida e tirata. Chiudo gli occhi e cerco di immaginare come possa essere ora il mondo là sopra.

***

- Scusi! – richiama l'attenzione John entrando in un negozio. Poi mi rivolge un'occhiata acida che ricambio irritato.

- Avremmo bisogno di una mano per trovare un regalo adatto ad un'adolescente. –

- John. – lo richiamo trattenendo a stento il fastidio.

La commessa sembra a disagio.

Il profumo in questo negozio è troppo forte, così come il volume della musica. Assordante. Mi sento stordito.

Attorno a noi si muovono gruppi di ragazzine che scorrono con le dita tra gli abiti appesi e ridono per ogni piccolezza, ci sono poi le casalinghe solitarie che tengono in mano più buste di quanto gli sia consentito dalla fisica mentre con il cellulare tra l'orecchio e la spalla parlano con il dottore dei figli o con l'amante.

Questa è una di quelle situazioni che più mi sprofondano nella sensazione di essere fuori posto, o di essere l'unico giusto. Dipende sempre dai punti di vista. Chissà da che punto di vista sta ragionando John, in questo momento. Io non riesco proprio a vederlo.

Il frastuono del centro commerciale in sottofondo mi ronza nelle orecchie e ne sono come assuefatto, in primo piano la voce di John che cerca di rispondere alle domande della commessa che finge di ignorarmi, mentre in realtà mi getta occhiate oblique sperando che questo impiccio, noi, se ne vada in fretta.

Età. È la prima informazione che ci domanda. Come se da un dettaglio così banale potesse indovinare i suoi gusti. I gusti di Desirée. I gusti di mia figlia.

Questa piccola parola, che potrebbe essere insignificante confrontata con la mole di nomi che affollano i dizionari, è capace di provocare in me un forte desiderio: vomitare.

La nausea mi afferra lo stomaco e lo stringe, facendomi boccheggiare. Una nausea provocata non dal pensiero di lei, ma di che persona io sia nei suoi confronti. Non un padre. Un'ombra.

Un'ombra del suo passato e dei suoi ricordi sbiaditi, un misterioso individuo del quale si parla spesso, là a Sottolondra, ma che non si vede mai.

Bandito.

È per questo che Desirée può vedermi solo una volta l'anno. È per questo che durante i trecentosessantaquattro giorni che ci separano, fingo che Sottolondra non esista e sia solo un sogno vissuto durante la febbre. Perché le rigide regole del mondo di sotto non tollerano che vi siano contaminazioni tra la loro gente. Un abitante del mondo di sopra non può mettervi piede.

Quindi come può essere così presuntuosa da arrogarsi il diritto di consigliarci un regalo basandosi sulla media delle comuni quindicenni che popolano questa città?

Lei non è comune.

Lei è mia figlia.

E non intendo stare qui un secondo di più.

All'istante il ronzio cessa mentre mi affretto verso le porte scorrevoli che si spalancano frusciando al mio passaggio.

La musichetta di sottofondo, una canzone commerciale dal ritornello martellante, rimane chiusa dentro il vetro che si richiude, frapponendosi al passo di John che si trattiene a stento da sbraitare il mio nome. Le porte si riaprono e lui riesce a uscire, sotto lo sguardo confuso della commessa che ricomincia a piegare magliette, pensando a noi come la solita coppia gay con sbalzi di umore.

Questo mondo soffocherà sotto gli stereotipi.

***

Pensavo che affrontare questa situazione con normalità potesse aiutare Sherlock, ma a quanto pare mi sbagliavo. Credevo che il suo nervosismo fosse dovuto al semplice suo "essere Sherlock", ma anche qui mi sbagliavo. Anche se cerco di negarlo a me stesso e a lui, è cambiato tutto.

Il nostro rapporto, la nostra amicizia, da sempre bizzarra e inconsueta, ora è divenuta una recita, una pallida imitazione dei noi di un tempo. Dove sono finiti quei ragazzi che si urlavano la buona notte da una stanza all'altra del college?

È come se Sherlock stesse vivendo in una bolla, sott'acqua. Dove io non posso raggiungerlo.

***

angolo autrice: possibile che John e Sherlock debbano sempre essere in crisi? Prima Sherlock muore (primo libro), poi John perde la memoria (secondo libro) e ora Sherlock è praticamente in depressione...questa serie sta diventando peggio di una telenovela. 

Ma ora voglio sentire il vostro parere!

Ci vediamo tra una settimana (e forse anche prima)

Underwater | BBC Sherlock Fanfic #3Where stories live. Discover now