Buona apocalisse!

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Mancavano solo poche ore alla fine dell'anno ed io mi accingevo a preparare le ultime cose prima di recarmi al veglione al quale ero stata invitata. Nulla di particolarmente esaltante in realtà, una serata tra amici e poi il ritorno alla vita di tutti i giorni, come sempre succedeva con l'avvento del nuovo anno, come se nulla fosse realmente cambiato. Afferrai la mia borsetta di pizzo, un regalo di Natale di mia zia, quindi lanciata l'ultima occhiata allo specchio ed ai miei tacchi troppo alti, uscii di casa. L'ascensore era rotta, per cui scesi le scale, appoggiandomi al corrimano per non cadere. Mi chiesi perché avessi scelto una casa al quinto piano. Già, era l'unica che mi ero potuta permettere. E proprio quando finalmente uscii dal portone di casa e mi diressi, il più rapidamente possibile, verso la macchina, qualcuno mi afferrò da dietro e mi puntò qualcosa contro la schiena.
-Tu vieni con me, altrimenti ti sparo-
Ed ecco che il mio anno finiva molto male, chissà se sarei arrivata a vedere come iniziava quello nuovo?
-Ti prego, non farmi del male- lo pregai –ti do tutto quello che vuoi, ma non uccidermi-
-Non voglio farti del male, ma tu devi fare quello che ti dico-
-Okay-
-Hai una macchina?-
-Sì-
-Dove?-
E la indicai con la mano tremante. –Andiamo- mi spinse verso di essa, quindi mi fece salire al posto di guida mentre lui si metteva sul sedile dietro il mio. –Se fai la furba ti sparo-
-Okay- avevo le lacrime agli occhi ed il cuore che batteva all'impazzata. Dovevo proprio incontrarlo io quel pazzo?
-Metti in moto, ti dirò io dove andare-
Presi le chiavi dalla borsetta e dovetti fare un bello sforzo per non farle cadere. La mia mente era in fermento, indecisa su cosa fare per salvarsi la vita. Alla fine infilai le chiavi nel quadro d'accensione e le girai. La macchina rombò per poi spegnersi. Solo al terzo tentativo si accese. Ero decisamente troppo nervosa. Seguii le indicazioni del mio rapitore. Un paio di volte pensai di tamponare la macchina che avevo davanti, così da trovare un modo per scappare, ma sapevo bene che non avrebbe avuto altro risultato che quello di peggiore la situazione e magari di farmi sparare. Alla fine non feci assolutamente nulla e mi limitai a continuare a guidare.
-Gira a destra e fermati- disse alla fine il mio rapitore.
Ubbidii, improvvisamente consapevole di essere vicina alla mia fine. E poi lui ricominciò a parlare.
-Senti, non voglio spaventarti, forse sono stato un po' esagerato, ma non c'era altro modo per salvarci entrambi-
Salvarci? Era proprio pazzo!
-Salvarci dalla fine del mondo- disse lui, come se mi leggesse nel pensiero –a mezzanotte, con l'arrivo del nuovo anno il mondo finirà-
Davvero pazzo! –Come lo sai?-
- Un'antica profezia-
Deglutii, forse quella era la mia possibilità di salvarmi. –E cosa dice questa profezia?-
-Questa notte un meteorite cadrà sulla Terra e la distruggerà, solo chi si troverà nascosto sottoterra avrà una possibilità di sopravvivere-
Beh, almeno non c'erano gli zombie in tutta questa storia. Gli zombie proprio non mi piacevano. –Ora che ti ho portato qua, posso andare? Vorrei passare il giorno dell'apocalisse in famiglia-
-Oh no, tu verrai con me, non posso certo lasciarti sola in pasto alla fine del mondo-
-Mi aspettano, io ... -
-Silenzio- urlò il folle –scendi dalla macchina, tu verrai con me-
Ubbidii, chiedendomi come me la sarei cavata. Non era la prima brutta situazione in cui mi trovavo, mi era capitato altre volte di essere in pessime circostanze, ma mai così. Un errore e avrei fatto davvero una brutta fine. Seguii quindi le istruzioni dell'uomo senza dire nulla e così mi ritrovai in una cantina finemente arredata, un riparo sotterraneo con tanto di divani e tavolini, sembrava quasi un normale salottino. Un posto grazioso se non fosse stato per la situazione.
-Siediti-
Mi accomodai su una delle poltroncine e finalmente potei vedere il mio aguzzino. Era più giovane di quello che avevo pensato inizialmente, circa vent'anni, con capelli biondo scuro arruffati che gli arrivavano alle spalle, occhi azzurri arrossati, barba incolta e con i vestiti strappati. In pratica sembrava uno scappato di casa. No, quella storia non poteva essere vera, c'era qualcosa d'incredibile. Non era forse uno scherzo di Miriam? Lei aveva un odioso senso dell'umorismo e quello poteva ben essere il suo nuovo fidanzato visto i tipi strani che si portava a casa. Oppure poteva essere il mio ex che aveva deciso di vendicarsi perché avevo raccontato a tutti di quel suo problemino. Sì, ben presto sarebbero saltati tutti fuori urlando. Aspettai, ma non successe nulla. Il mio carceriere si accomodò di fronte a me, la pistola sempre stretta in pugno. Rimanemmo così per un tempo che mi parve un'eternità, poi lui parlò.
-Come ti chiami?-
- Margaret – e il nome mi uscì in un sussurro appena udibile.
-Bel nome-
-Grazie-
-Io sono Benjamin, per gli amici solo Ben -
-Bel nome- balbettai.
-Il nome di un mio zio, un giorno impazzì-
-Mi spiace- mio Dio, una famiglia di pazzi! Non ne bastava uno, era proprio genetico.
-Il mondo non era disposto a capire, anche lui aveva il dono della preveggenza, proprio come me- scosse la testa, come se fosse stato un povero incompreso –schizofrenia, ecco cosa diagnosticano i dottori a noi che deteniamo questo dono-
-Mi spiace- ripetei, incapace di dire altro.
-Non è colpa tua- mi sorrise ed improvvisamente ebbi un'idea, folle, ma pur sempre un'idea. Nella mia vita ero sempre stata brava in una cosa: ottenere ciò che volevo dagli uomini. Ed ora potevo usare questa mia caratteristica a mio vantaggio. Mi sforzai di sorridere. Potevo farcela.
-Quindi aspettiamo la fine del mondo?-
-Esatto-
-E cosa avverrebbe dopo il meteorite?- mi spinsi un po' in avanti con il busto per permettere al mio rapitore di osservare il mio decolté.
-Un grande terremoto che distruggerà tutto ed aprirà la terra in due parti-
Inquietante. Mi sforzai di sembrare tranquilla. –E noi? Cosa succederà?-
-Nulla, secondo i miei calcoli qui siamo al sicuro, l'ho visto nella visione-
Di male in peggio. –Io ho paura- dissi, sbattendo gli occhi.
-Non devi aver paura, qua sei al sicuro-
-Lo so, ma ho davvero paura- mi cinsi con le braccia la vita e tremai. Dovevo mettere in atto ciò che avevo imparato al corso di teatro, dovevo dimostrami piccola e bisognosa d'aiuto. Peccato che nelle prove di teatro fosse molto più semplice.
-Ci salveremo, questo posto è sicuro-
Le lacrime mi uscirono senza problemi, bastò pensare alla folle situazione in cui mi trovavo.
-Non piangere- mi si avvicinò.
-Ti prego, posa la pistola- mormorai, singhiozzando.
E questa volta fu lui ad obbedire a me. La posò.
Quello che accadde dopo non si può raccontare, in fondo rimango pur sempre una signora e sono convinta del fatto che non bisogna mai vendersi, nemmeno in caso di estrema necessità ... ma a volte la necessità è tale che, ahimè, devo andare contro le mie stesse convinzioni. Mi ritrovai così sdraiata per terra, su una coperta, abbracciata al mio rapitore. Niente sindrome di Stoccolma, sia chiaro, solo un disperato bisogno di sopravvivere. Aspettai che si fosse addormentato. Per tutto il tempo non avevo perso di vista la pistola. Chissà che ore erano, chissà se alla festa si stavano chiedendo perché non ero andata. Probabilmente no, dopotutto non stavo molto simpatica a nessuno degli invitati. Attesi fino a quando il mio aguzzino non si fu addormentato, allora, lentamente, uscii dal suo abbraccio. Scalza lo scavalcai ed afferrai l'arma. Non ne avevo mai tenuta una in mano e mi parve tremendamente pesante. Strinsi i denti, non potevo lasciarla cadere. Inspirai a fondo e, fattami forza, puntai la pistola e sparai. Il proiettile colpì il mio aguzzino alla nuca ed il sangue zampillò ovunque. Girai la testa e vomitai.

La cosa buffa ed allo stesso tempo assurda di tutta questa storia è che ora sono seduta su una sedia a scrivere questo resoconto e so che nessuno mai potrà leggerlo. Perché? Perché la porta è chiusa con un codice ed io non lo conosco. Ecco qua la mia personale apocalisse, non poter mai più uscire da qua dentro. Buon anno!


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