CAPITOLO 14

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Sono ritornata a Torino.

Ho preso il primo volo disponibile,ho salutato tutti i ragazzi tra cui Caldara che non mi voleva lasciare andare, ringraziato il Papu e la sua famiglia e sono partita senza pensarci a riprendermi il mio migliore amico.

Non mi perdonerà, lo so già. Conosco Fede da troppo tempo. Ieri mattina era davvero arrabbiato,si è liberato da tutto ciò che aveva dentro e molto difficilmente mi perdonerà per la grande cazzata che ho fatto.
Mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che ho sbagliato, ho sbagliato di grosso. Dovevo rimanere,dovevo affrontare i problemi di petto, e far stare il mio bambino accanto a suo padre.

Sono stata una stronza. Esatto,proprio così, posso dirlo urlando e non mi vergogno. Sono stata una bambina e ho messo la mia felicità al primo posto, fregandomene di tutti.

Quando ho varcato la porta di casa i miei genitori ci hanno accolti come se non ci vedessero da anni ma in realtà, dopotutto, è passata solo una settimana.
La settimana più lunga della mia vita.

Adesso dopo essermi sistemata un po' dopo il viaggio sto andando a casa di Federico e Maya ma prima di recarmi lì, ho un'altra questione da risolvere. Più o meno.

Direzione? Casa Dybala.

Prendo in braccio il bambino e lo copro per bene affinché non prenda freddo. Dopo aver fatto un lungo respiro,mi faccio coraggio e suono.

Suono prima di cambiare idea.

Passano secondi interminabili ed eccolo lì, in tuta e con i capelli scompigliati,che ci guarda sorpreso e con una strana luce negli occhi.

I suoi occhi...mi sono mancati

"Azzurra?" La sua è una domanda,come se non ci credesse che sono qui, che sto per perdonarlo
"Possiamo entrare?" Chiedo con un filo di voce e lui come se si fosse svegliato da uno stato di trans si sposta dalla porta facendoci passare e chiudendo la porta alle spalle
"Lucas hai visto papà?" Esclamo al piccoletto e senza dire niente lo poso sulle sue braccia; quello che avrei dovuto fare una settimana fa
"Piccolo" Sussurra Paulo e i suoi occhi cambiano ancora.
La vedo quella luce, ancora più intensa. Guarda su figlio come guarda me,ma al quadrato,lo guarda con gli occhi dell'amore.
"Sei tornata quindi?" Domanda poi rivolgendo l'attenzione su di me
"Sono tornata Paulo. Non voglio perdere il mio migliore amico" Rispondo avviandomi verso il salotto che conosco alla perfezione
"E di noi? Che mi dici?"

Eccola la domanda. Quasi detta in un filo di voce.
Che ti devo dire? Ti amo come il primo giorno ma non posso farlo

"Sono venuta qui per questo" Fredda e distaccata proprio come da copione
"Ti perdono Paulo. Basta essere arrabbiata" Continuo poi cogliendolo alla sprovvista.
"Ma non tornerò insieme a te. Non adesso" Aggiungo e il suo sorriso diventa meno luminoso

Non posso tornare con lui. Ho una dignità io.

"Rispetto la tua decisione" Adesso è  lui a cogliere me. Lo guardo dritto negli occhi; mente ma è il minimo che può fare.
Accettare le conseguenze delle sue azioni
"Mi dispiace di essere scappata così" Mormoro sedendomi sul divano

Troppa tensione in questa stanza.

"Tranquilla, avevi tutte le tue ragioni per farlo. Federico ha esagerato nel dirti quelle cose, ma capisci abbiamo visto quelle foto; tu felice con lui che conosci appena da due giorni. Forse hai esagerato no?" Borbotta sedendosi affianco a me mentre il bambino emette versi strani
"Forse si, ma era solo un metodo per me" Mi lascio scappare e forse sarei dovuta rimanere in silenzio
"Un metodo per cosa?" Domanda accigliato

E adesso?

"N-non capiresti" Balbetto un po' e mi rialzo dal divano pronta ad andarmene
"Cavolo, Azzurra. Aspetta" Esclama e con tutto il bambino mi anticipa afferrandomi da un polso.
Mi giro nella sua direzione e come faccio sempre, incastro i miei occhi nei suoi
"Ripeto: un metodo per cosa?" Mormora mentre si avvicina lentamente a me

Nononono. Non farlo.

"Per dimenticarti" Dico quasi in un sussurro mentre i miei occhi trovano qualcosa di più interessante nel pavimento
"E ci sei riuscita?" Mi chiede di nuovo

Non rispondo. Troppo imbarazzante.

"Azzurra? Ci sei risucita?" Domanda ancora ma questa volta usa la mano libera per alzarmi il mento e far scontrare di nuovo i nostri occhi.
Scuoto la testa per rispondere alla sua domanda
"Voglio che tu lo dica. Ad alta voce" Ordina però in tono dolce mentre la mano dal mento finisce lungo la mia vita

La sensazione di baciarlo è troppo forte ma devo resistere. Non posso essere così irrazionale.

"Azzurra? Dillo perfavore" Sussurra sul lobo del mio orecchio
"Non- deglutisco- non ci sono riuscita" dico finalmente e lui accena un piccolo sorriso

Non era così che doveva andare.

"Devo andare Paulo" Mormoro aprendo la porta
"Aspetta" Ripete di nuovo
"Ne riparliamo un'altra volta. Adesso non posso" Dico frettolosa, lasciandolo solo con il bambino in braccio
Torno a respirare dopo non so quanto e nel freddo di Torino incomincio a piangere.

Essere innamorata è davvero un gran casino.

E dopo questo capitolo un po' così, auguro a tutti voi BUON ANNO!
Grazie per avermi accompagnata in questo 2017.
Ci vediamo a gennaio

La razón de mi sonrisa 2 ●Paulo Dybala●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora