Quello per Agatha sarebbe stato il primo giorno di scuola, nella Poway High School e la ragazza era alquanto nervosa. Era arrivata fino al cancello di entrata e, fortunatamente, pareva che nessuno si fosse accorto di lei, quando sentì un peso poggiato sulle sue spalle. Si accorse, fin troppo imbarazzata, che quel braccio apparteneva al suo vicino di casa, lo stesso ragazzo che la sera precedente aveva fatto con così tanta naturalezza sfoggio delle sue nudità. «Ehilà, guardona!». La salutò Thomas, mostrando lo stesso sorrisino sghembo, della sera prima. Un sorriso che Agatha avrebbe presto imparato ad odiare. «Non sono una guardona, sei tu un maniaco!». Rispose a tono lei, scostando il braccio del biondo. «Va bene, guardona. Io sono Tom, comunque». Rispose lui, tornando a cingerle le spalle col braccio, questa volta Agatha non lo scostò, intuiva che il ragazzo l’avrebbe rimesso dove voleva che stesse. «Agatha». Rispose. «Sì, so chi sei. Si affrettò a spiegare lui «Qui non si parla d’altro che di Ugly Agh e del suo ritorno». Sorrise sornione. «Fantastico». Sbuffò lei, sarcastica. Si domandava come, dopo cinque anni, le persone non avessero ancora smesso di parlare di lei, e deriderla. «E non hai idea di quante chiacchiere quando sapranno che sei la ragazza di DeLonge». La provocò lui. «E chi sarebbe questo DeLonge?». Domandò spaesata lei. «Io». Rispose sorridente il ragazzo. «Neanche per sogno!». Sbottò la bionda, sfuggendo dalla sua presa e avanzando, a passo spedito, verso l’edificio.
La ragazza dovette passare in segreteria a ritirare l’orario dei corsi e la piantina della scuola, e quando ebbe quei fogli fra le mani maledì se stessa e la sua malsana decisione di tornare a casa dai suoi genitori. Chi glielo aveva fatto fare? Infondo, a Bristol lei stava bene. I suoi zii erano come due genitori per lei, aveva avuto un ragazzo, aveva amici ed un’ottima media scolastica. Certo, i suoi le mancavano, ma si disse che avrebbe potuto aspettare ancora un anno, finire gli studi in Inghilterra e poi tornare a casa. Invece no, ora si trovava in una mediocre scuola americana ed alla prima ora avrebbe avuto educazione fisica, ed Agatha odiava con tutta se stessa quella materia. Era un inutile perdita di tempo e di energie e in più aveva da poco fatto colazione, sicuramente avrebbe rimesso tutto a lezione finita.
Sì diresse riluttante verso quella che, secondo la cartina datagli, doveva esser la palestra. Rispetto agli standard cui era abituata non era male: era pulita, spaziosa e ariosa. Alla porta trovò ad attenderla una signora ben piazzata sulla quarantina d’anni circa. «Tu saresti?». Chiese la donna, scrutando l’esile figura di Agatha dalla testa ai piedi. «Agatha Edwards, quella nuova». Rispose la ragazza, sentendosi in soggezione. La donna ancora la scrutava dall’alto della sua figura quando, portandosi con una mano i corti capelli rosso acceso dietro la testa, le gridò: «Cosa ci fai ancora qui? Corri a cambiarti!». La ragazza sobbalzò e, intimorita, rispose con un sussurro. «E’ il mio primo giorno e non ho la divisa». La donna emise come un grugnito, prima di indicare alla ragazza lo spogliatoio maschile. «Lì dentro c’è un armadio blu, vedi se riesci a trovare qualcosa». E così detto andò a sistemare l’attrezzatura che sarebbe servita per la lezione. La ragazza fece come detto, si diresse verso lo spogliatoio maschile e, quando aprì la porta, quasi non le venne un colpo. Agatha pensò dovesse trattarsi di una punizione divina per un qualche peccato commesso in una vita precedente, quando vide le natiche sode del suo vicino di casa sventolarle davanti agli occhi, per la seconda volta. Nella stanza le risate dei suoi nuovi compagni rimbombavano assolute, mentre Thomas li intratteneva con una ridicola danza. Quando i ragazzi la videro, Agatha quasi non arrossì e Thomas, non accortosi della presenza della ragazza, ancora ancheggiava a spasmi, imitando un cowboy che agita il lazo. Qualcuno accennò un colpo di tosse, così Thomas dovette interrompersi e, girandosi verso i compagni, si accorse della bionda. Agatha sentì le guance andarle a fuoco, mentre Thomas, scendendo dalla panchina, le si mise di fronte, completamente nudo. «Allora vedi che se proprio una guardona?». La schernì, gonfiando il petto e sfoggiando uno dei suoi sorrisi sghembi migliore. «Non è colpa mia se ti diverti a fare il nudista!». Rispose a tono lei, gonfiando le guancie e sorpassandolo per raggiungere l’armadio blu dal quale estrasse fuori una maglietta sporca ed un pantaloncino malconcio.
Agatha aveva detto di non saper giocare a pallavolo, aveva avvertito sia le suo compagne che la sua insegnate, ma loro non le avevano dato retta così adesso si ritrovava in infermeria, con la testa che le pulsava per il colpo subito ed una sconosciuta a farle compagnia. «Wow, ti sei ripresa. E’ stata una bella botta!». Le sorrise la mora seduta al suo fianco. «Dannazione, mi fa male la testa!». Imprecò la ragazza, mettendosi seduta. «Immagino, mi spiace». Sussurrò la mora, chinando il capo. «Di niente. Le sorrise Agatha, «Ma tu chi sei?». Le domandò. «Karen Raynor, colei che ti ha colpita con una schiacciata, piacere». Ironizzò la ragazza, alzandosi e andandole incontro per porgendole la mano. «Agatha Edwards». Agatha strinse la sua mano a quella di Karen, sorridendo alla sua carnefice. «Sei tu Ugly Agh, giusto?». Le domandò con gentilezza la mora. «Sì, ma preferirei esser solo Agatha». Rispose la ragazza con un che di supplichevole nei verdi occhi. «Solo Agatha». Acconsentì Karen, strizzandole l’occhio e sfoggiando un caloroso sorriso, al quale la ragazza non poté far a meno che sorridere di rimando.
Agatha si alzò dalla branda dell’infermeria e, stiracchiandosi le ossa, chiese: «Che ora è adesso?». La mora alzò lo sguardo verso l’orologio appeso sopra le loro teste. «Tecnicamente è ora di pranzo, hai dormito parecchio».Così dicendo porse i vestiti alla ragazza, che cominciò a spogliarsi dei malconci vestiti prestatile dall’insegnante, mostrando un corpo perfetto e sinuoso. Karen si chiese come quella ragazza così bella potesse esser stata un tempo Ugly Agh, la figlia cicciottella del pastore Edwards, ma decise di mordersi la lingua, ed evitare domande inopportune.
Una volta entrate in mensa Agatha aveva potuto appurare che Karen fosse una ragazza desiderata a scuola, per via degli sguardi ammaliati che gli studenti le riservavano. Di certo non fu sorpresa di quello, Karen possedeva dei lineamenti incisi, una folta chioma corvina e due splendidi occhi da cerbiatta. Ed era intelligente, gentile ed attraente, naturale che facesse colpo. Purtroppo per lei, la sua nuova amica era anche la sorella di Scott Raynor, batterista di una nuova band formatasi a scuola, i Blink; band della quale Thomas Matthew DeLonge faceva parte come chitarrista.
Quel giorno Karen decise di sedere a tavolo con il fratello, per far conoscere ad Agatha i suoi amici ma, disgraziatamente, la bionda si ritrovò seduta proprio accanto al suo vicino di casa. Thomas, Mark e Scott non si erano ancora accorti delle due ragazze, troppo intenti a parlottare fra di loro, fino a quando Karen non si sedette accanto al fratello, lasciando che il suo vassoio cadesse sul tavolo e provocasse un tonfo violento che attirò l’attenzione dei tre. «Ragazzi, lei è Agatha!». Sorrise sorniona, presentando ai suoi amici la ragazza di fronte a sé. Agatha non fece in tempo ad arrossire che subito si ritrovò ad un palmo dal naso il ghigno divertito di Thomas. «Ehilà guardona!». Thomas irritò la ragazza come solo lui sapeva fare, tanto che quasi rischiò uno schiaffo tanto erano tirati i suoi nervi. «Mi sorprende il fatto che tu indossi dei vestiti, sai?». Rispose pungente, nonostante la voglia di schiaffeggiarlo ardesse dentro di lei. Thomas scoppiò in una fragorosa risata e, prima che potesse aprir bocca, Karen lo precedette. «Voi due vi conoscete?». Domandò, indicando prima l’uno e poi l’altra. «Certamente! E’ la mia ragazza». Rispose malizioso lui, cingendo le spalle di Agatha con un braccio ed avvicinandola a sé. «Andiamo, DeLonge è impossibile!» Disse una voce alle spalle del ragazzo «E’ troppo carina per stare con uno come te!». A parlare era stato Mark Hoppus, migliore amico di Thomas e cotta segreta di Karen. «Oh, mio caro Mark. Sarà, eppure lei è partita per me, non è vero guardona?». Domandò rivolgendosi alla ragazza. «Primo, non sono una guardona.» Disse divincolandosi dalla presa del ragazzo. «Secondo, non sono la ragazza di nessuno. Terzo, mai e poi mai potrebbe piacermi un idiota del tuo calibro!». Esclamò poi, alquanto sgarbatamente.
«Bella e dotata di artigli, hai visto Tom? E’ troppo per uno come te» Schernì l’amico «Piacere, Mark». Sorrise poi alla ragazza, porgendole la mano. «Agatha». Sorrise lei, stringendogliela. «Io sono Scott». Si presentò il ragazzo accanto a Karen. «Mio fratello». Si affrettò a chiarire la mora, con un che di riluttante nel tono di voce utilizzato. «Beh, di cosa stavate parlando Donkey?». Chiese poi, al fratello.
«In pratica non abbiamo nulla da fare questo fine settimana». Sintetizzò Mark, precedendo l’amico che avrebbe impiegato anni a rispondere. «E allora? Che problema c’è? Venite tutti a dormire da noi, nostro padre e fuori città per lavoro. Donkey non ve lo ha detto?». Esclamò piccata Karen. «Cazzo, è vero! Me ne sono completamente dimenticato!». Imprecò Scott. «Per voi ragazzi va bene se vi fermate da noi?». Domandò poi. «Non ci sono problemi, amico!». Rispose battendogli la mano Thomas. «E magari proviamo anche!». Esclamò Mark. «Tu vieni a farmi compagnia, Agatha?». Le chiese dolcemente Karen. «Non saprei, io…». Balbettò titubante la bionda. «Tom dormirà nella cuccia del cane!». Esclamò Karen, pensando che questo bastasse a convincere la bionda.
«Va bene, verrò». In realtà Agatha non sapeva quanto quella di accettare potesse essersi rivelata una buona idea, ma si convinse che si sarebbe divertita. Infondo Karen era simpatica.Spazio Autrice
Ciao a tutti alieniii!
Lo so, ho pubblicato un po' tardi ma oggi sono andata allo stadio e mi è toccato scrivere più tardi del solito e in uno dei luoghi più brutti... In macchina. Mi dispiace per la qualità del capitolo, non è per niente soddisfacente ma come ho già detto è stato scomodo scrivere, giuro che mi farò perdonare in qualche modo😘
Ah, ho una domanda. Dovrei scrivere capitoli più corti? Perchè temo che parti di questa lunghezza diventino noiose man mano che si va avanti con la lettura. Potreste farmelo sapere nei commenti per favore?
Ben, detto questo vi saluto. Ci sentiamo domani con il nuovo capitolo!
See you later motherfuckers💚
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another girl another planet
FanfictionÈ solo una delle poche Fan Fiction su Tom DeLonge. Spero vi piaccia ;)