Chapter Six

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Erano passati giorni dall’ultima volta che si erano parlati, eppure Agatha ancora non trovava il coraggio di affrontare il biondo. Spesso si era torturata, alla ricerca delle parole giuste con le quali affrontarlo, ma di rado le venivano, e quelle poche volte che si presentava l’occasione giusta per intavolare un discorso era il coraggio a venir meno. Quel giorno, come ogni pomeriggio, stava trascorrendo fra le risate, a casa Raynor e mentre i giovani musicisti si preparavano alla grande vita da rock star, le sole figure femminili del gruppo erano alle prese con la geometria.
«Ehi, Agh, qual è la risposta alla numero cinque?». Domandò Karen, che da troppo ormai si scervellava alla ricerca della corretta risposta. «Uhm» mugugnò la bionda «La “b” è la meno probabile, mentre fra la “a” e la “c” direi che la più plausibile è la “c”».
«Come il voto del mio prossimo test!». Ironizzò la bruna, facendo ridere di gusto l’amica che, marcando con fierezza una crocetta sull’ultima risposta poté finalmente metter da parte il libro e riposarsi un po’.
«Ehi, secchiomerde, avete finito di perdere tempo sui libri?». Domandò Scott che, mentre con un asciugamano si ripuliva del sudore che bagnava il suo petto, vagava per la cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare. «Donkey, rischi l’anno ed hai i professori più rammolliti di tutto l’istituto. Io non parlerei fossi in te…». Lo mise a tacere la sorella che, con aria scocciata, si era alzata dal tavolo ed era andata a tirar fuori da uno dei tanti sportelli di quella cucina i biscotto preferiti dei due fratelli. «Cercavi questi, macaco?». Domandò con aria saccente, sventolando all’aria la scatola di cartone verde. Il ragazzo non rispose, si limito a strappare la sua merenda dalle grinfie della sorella, regalandole una linguaccia.
«Biscotti!». Esclamò entrando nella stanza Thomas. «Ecco, ci mancava solo l’altro primato. «Esclamò sarcastica la mora- Dov’è l'anello mancante?». Domandò poi, rivolgendosi a Thomas che, a giudicare dall’espressione sconcertata che aveva preso il suo volto, proprio non doveva aver capito l’ilarità della ragazza. «Chi? Hai per caso perso un anello?». Domandò poi, lasciando che sul suo volto si contorcesse un’espressione confusa, scatenando così la risata di Agatha che, in silenzio, si era beata della comicità di quei tre ragazzi.
Quando Thomas udì la sua voce gli fu difficile evitar il contatto visivo con quel dolce viso, tanto che allo scontrarsi dei loro occhi Agatha arrossì, facendo sì che l’immancabile sorriso sghembo di Thomas tornasse ad incorniciargli le labbra.
«Mark! Parlavo di Mark, Tom». Sbottò irritata Karen, spaventando i due che sobbalzarono impercettibilmente. «È in camera di Scotty, che sta accordando il basso. Abbiamo appena finito di scrivere una nuova canzone!». Rispose felice, battendo il cinque al piccolo Scott che gli stava sventolando vittorioso una mano di fronte al viso. A quella scena Karen si porto una mano al viso e, sconsolata disse: «E sì che l’uomo si è anche evoluto…». Per poi scomparire su per le scale, seguita dal fratello. Mark sentì bussare alla porta e, prima ancora che potesse domandare chi fosse, Karen era entrata nella camera del fratello. «È permesso?». Aveva timidamente domandato, acquattandosi accanto alla porta. «Entra pure!». Le sorrise radioso Mark, facendole spazio sul letto e battendo una mano sul materasso accanto a lui, invitandola ad accomodarsi. Karen non se l’era ripetere due volte che subito si era seduta accanto al moro, sorridendogli. «Come sta andando l’ascesa al successo? Mi ha detto Tom che avete già un pezzo pronto». Domandò curiosa lei, piantando i suoi scuri occhi, in quelli chiari e contrastanti del ragazzo, al quale le gote presero uno strano colorito rosato. «Bene, anzi benissimo!» Esclamò euforico «Ho suonato te. Cioè, gli accordi che mi avevi ispirato l’altro giorno in carage…». Si fece scappare Mark, ormai sprofondato nella vergogna. A quelle parole Karen ebbe quasi un mancamento e, senza rifletterci, si gettò fra le braccia dell’amato, costringendolo al materasso. «Oddio, grazie! È una cosa dolcissima!». Sorrise poi rialzando il viso dall’incavo del suo collo. Entrambi rimasero sorpresi della poca distanza che li divideva; i due erano poco a poco sempre meno distanti, attratti come due calamite, poco sarebbe bastato ad azzerare i confini e mentre alla ragazza, il cuore stava per esplodere nel petto, Mark cominciava rendersi conto di quanto fosse bella la sorella del suo amico, ed a perdersi nei suoi radiosi occhi da cervo. «Cazzo, che schifo! Almeno non sul mio letto, amico!». Sbottò disgustato il piccolo Scotty Raynor, che vedendo la sorella così vicina al basista, per poco non ci lasciava le penne. «Ah, fanculo Donkey!». Esclamò irritata, e rossa in volto Karen, trottando furiosa verso il fratello e stampandogli con violenza una mano sulla guancia. «Ehi, ma che ho fatto?!». Si chiese stupito, massaggiandosi la guancia arrossata sotto lo sguardo divertito di Mark.
Agatha era agitata. Il trovarsi sola in una stanza con Thomas DeLonge, la metteva alquanto a disagio. Dal canto suo, Thomas, non poteva non sentirsi nel medesimo imbarazzo visti i silenzi che da troppo ormai regnavano fra di loro. «Ciao». Salutò titubante lui. «Ciao». Ripeté lei, ormai rossa come un peperone. «È da un po’ che volevo parlarti…». Cominciò il ragazzo, scatenando così il panico in lei. Agatha temeva le sue parole, aveva paura di ricever un irrimediabile rifiuto o peggio, temeva di perdere Thomas. La bionda si era ormai accorta di non poter più far a meno di quel ragazzo così irritante quanto amabile, non voleva rinunciare a lui, sebbene non le fosse stato ancora chiaro qual era il legame che li univa.
«Senti io…». Sussurrò appena, tanto che Thomas non la sentì e la interruppe bruscamente. «Volevo solo chiederti scusa. So che è stato un errore e non avrei dovuto… Ti chiedo scusa». Annuì. Agatha non riuscì in nulla, se non annuire. Thomas li vedeva come un errore, un qualcosa da non commettere e questo la rattristava perché lei quasi ci aveva creduto. Aveva creduto che fra loro sarebbe potuta nascere una grande amicizia, mentre lui si ostinava a metter paletti sempre più numerosi fra loro, la ragazza capì solo allora quanto sciocca e stupidamente infantile aveva potuto essere; a stento trattenne le lacrime, ma la tristezza trasparve ugualmente da quel suo viso così dolce ed innocente, che Thomas malediceva ogni giorno sempre più per non avergli saputo resistere.
«Non fa nulla, accetto le tue scuse». Sorrise amaramente. «Ora scusami tu, ma devo proprio andare…». Detto ciò la ragazza si diresse verso l’ingresso e, sforzandosi di mantenersi composta e per nulla provata, uscì da casa Raynor e solo allora, quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Agatha si liberò di ogni suo demone e pianse, pianse correndo a piedi nulli pianse, pianse sempre più forte confortata dal riecheggio irregolare delle sue immacolate Superga, al brusco impatto con l’asfalto cocente della strada e dalla brezza leggera che, a contatto con che sue guance umide, ne gelava le gocce salate, raggelando la triste verità. «Stupido! Stupido musicista scapestrato!».

Spazio autrice
Ciao alieniii,
Come va? Scusate per il ritardo ma non ho avuto per niente tempo di pubblicare e poi non sapevo che inventare dopo ciò che è successo tra i nostri due piccioncini.😏
Come è andato il vostro rientro a scuola dopo le vacanze? Spero bene!💪
Vi metto qua sotto la foto intera della copertina del capitolo!

😏Come è andato il vostro rientro a scuola dopo le vacanze? Spero bene!💪Vi metto qua sotto la foto intera della copertina del capitolo!

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Quanto sono belliii😍😭
Mi mancano quei tempi!😭
Bene, è tutto credo! Fatemi sapere se vi stà piacendo con un commentino e una stellina.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
See you later motherfuckers 💚

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