capitolo 4

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BEFORE
La sera di capodanno è un massacro

Il giorno di capodanno aveva mangiato una Gyros Pita alle quattro del pomeriggio

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Il giorno di capodanno aveva mangiato una Gyros Pita alle quattro del pomeriggio. Sembrava avvolgere tutto quello che marcisce nel mondo, ricoperto da un surrogato di salsa tzatziki. Il pane era appena uscito dal forno a legna e sporcava la carta di olio. Ma Namjoon faceva attenzione a non macchiare i pantaloni.
Sarebbe stata la giornata più lunga dell'anno. Aveva visto un film prolisso tutto il pomeriggio e ancora faceva una tremenda fatica a ricordare l'inizio. L'impressione di dover recensire un film dai colori stampati di Hopper, dai baci volgari, alla pelle che trasuda benzina come quell'inconcepibile amore per la scrittura che scoppietta come la frizione di una macchina in corsa, era migliore se non l'unica alternativa alle feste. E tutto questo lo amava. Questo putridume che bolliva nel suo stomaco lo rivedeva nei suoi occhi come una sonda giù per la gola. L'ultimo dell'anno era uno di quei giorni in cui era vietato stare da soli. Gli appariva come un'acclamazione all'apocalisse. Namjoon lo viveva come il suo ultimo giorno di vita con quell'ansia di cambiamento solo allo scoccare della mezzanotte. E poi non ne avrebbe più sentito il bisogno. Niente buoni propositi.

Nella sua semplicità, la madre, con i capelli legati all'indietro e le perle costose alle orecchie, chiamava a casa la Signora Jung, la madre del suo migliore amico, per invitarlo a non affezionarsi a quella solitudine del figlio.  
─ Mi dispiace davvero tanto. Spero che Hoseok si riprenda presto. – Per la verità Hoseok era solo malato d'amore. Era rimasto in piedi sotto la finestra di quella ragazza dai gusti retrò. Il suo amico non gli avrebbe mai raccontato cosa successe quella notte.

Namjoon massaggiava le palpebre pesanti, il colore di ogni notte soffocata nel pianto un po' forzato. Era anonimo, ma almeno non ipocondriaco.
Aveva invitato Makoto ripetetuamente durante le vacanze di Natale. Il ragazzo che profumava sempre di cornetti caldi e di tristezza stantia. Non aveva l'accento coreano e ogni volta che gli si avvicinava ricordava un braciere. Taehyung gli aveva soffiato nell'orecchio come una pulce fastidiosa. Quel ragazzo nascondeva qualcosa, gli aveva suggerito.
A Namjoon piaceva proprio quello di lui. Non sapeva granchè, non avrebbe avuto modo di interessarsi, ma gli avrebbe fatto comodo odiarlo senza motivo.

Makoto si toglieva la sciarpa color lampone e si stendeva sul letto come se non si fosse mai coricato in vita sua. In quell'appartamento dalle finestre sigillate si stendeva su una costruzione di libri e la schiena era schiacciata dalla gravità.
Quella sera la camicia lasciava intravedere l'addome nudo, una secchezza quasi dolce. Doveva avere la pelle che profumava di borotalco, Namjoon l'aveva tenuto a mente. Chissà che sapore poteva mai avere sulla sua lingua. Di tagli e qualcosa di proibito.

─Perché ti ostini ad evitarmi? – era l'ultimo dell'anno e non provava alcun risentimento.

─ È un riflesso. È come quando qualcosa di delicato e sottile minaccia di cadere, e vuoi impedire che si infranga. Non ci pensi due volte, è istintivo. ─ Namjoon si era sdraiato accanto a lui. Lo guardava dall'alto. Pareva di parlare con un bambino.

❝Namjoon always gets chocolate stains on his pants❞⊰ rm Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora