Ricordi. pt. 1

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"Mi appoggio con la schiena contro il muro, scivolando lentamente verso terra fino a portare le gambe vicino al petto. Le lacrime mi rigavano il viso e la scena di Dylan ormai morto era nella mia testa. Non usciva più. Lui si avvicina a me con uno sguardo arrabbiato e severo.
<< Spargi della candeggina sul suo corpo.. e poi coprilo con un lenzuolo.>>
Non avevo le forse di fare tutto quello, non mi alzo ma un suo urlo mi fa sobbalzare e alzarmi da terra iniziando a fare quello che mi aveva ordinato."

Mi sveglio dopo aver preso un grosso respiro, alzandomi col busto e guardarmi attorno. Ero a terra, ma nella mia stanza. Mi passo una mano sul viso e sospiro rendendomi conto che tutto quello era un sogno. Dal piano di sotto sento mia mamma chiamarmi, così mi alzo e scendo di sotto per fare la colazione, ma non faccio in tempo a finire il piatto che in casa vedo entrare Elliott e Lisa. Il mio sguardo cade sul pavimento non volendo sentire che dovevo seguirli per un altro interrogatorio. Ma purtroppo è proprio quello che succede dopo due secondi. A farmi riprendere è il telefono che squilla, risponde mio padre ma mi guarda e capisco che era per me. Afferro il telefono e vado nella stanza affianco.

<<Ciao Ivy.. sono Tim, volevo chiederti se più tardi potevamo vederci al campo dove passavano il dopo scuola assieme..>>

Mi apro in un sorriso e accetto subito, non potevo dirgli di no. Abbiamo però dovuto staccare subito perché doveva lavorare, ed ora sono costretta ad andare in caserma a parlare nuovamente di chissà cosa.
[..]
Sembrava un rituale, sedermi davanti a quella scrivania, mantenere lo sguardo basso, e aspettare una loro domanda.

<<Siamo andati alla casa dove eri prigioniera Ivy.. e abbiamo trovato questa, è una foto da passaporto. Ci hai detto che non potevi uscire da quella casa, perché ci hai mentito?>>

La voce di Lisa non la sopportavo proprio, era così acida e fredda, avrei preferito parlare solo con Elliott. Guardo la piccola foto che mi viene avvicinata e alzo leggermente un sopracciglio. È vero, sono uscita solo una volta, ma con lui, non ero mai sola, e siamo andati solo al centro commerciale perciò non avevo bisogno di passaporto. Quel pazzo aveva mie foto ovunque.
Alzo lo sguardo e scuoto di poco la testa, non avrei aperto bocca, non ne ho voglia e non mi sentiranno adesso. La mia mente era già al campo con Tim, chissà perché ha voluto vedermi.

--SPAZIO AUTRICE.
Hii, questo capitolo è abbastanza corto, ma capitemi sono le 23:50 e sono stata occupata tutta la giornata perciò oggi non avevo gran tanta voglia, ma mi piace tenere aggiornata la storia, così lo faccio ogni giorno e non mi passerà la voglia di scrivere. Prometto che il prossimo sarà più lungo.--

Thirteen.Where stories live. Discover now