III

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Per la prima volta da quando aveva lasciato la metropoli per Sweet Carolina, Louis si era visto costretto a tornare in città per questioni lavorative. Aveva cercato di evitare in tutti i modi quell'eventualità, rendendosi reperibile al cellulare e via mail, ma quella volta non era proprio riuscito ad evitare il viaggio.

Aveva ripetuto mille raccomandazioni a Harry e alla sua famiglia riguardo Jaxon e si era ovviamente premurato di informare anche il bambino riguardo la sua assenza per quell'intera giornata, pregandolo di dare ascolto agli Styles e promettendogli che sarebbe tornato in serata, il prima possibile.

Una trasferta in giornata significava sobbarcarsi una sveglia all'alba, tre ore di viaggio all'andata, una giornata intensa chiuso nel suo ufficio al quarto piano immerso tra carte, calcoli e contratti, e altre tre ore di auto per il ritorno, ma non aveva intenzione di lasciare Jaxon solo per la notte. Non avevano mai dormito l'uno lontano dall'altro da quando era nato.

Quando arrivò a Sweet Carolina era ormai sera.

La giornata non era stata così pesante come aveva temuto. Dopotutto erano due mesi che non andava in ufficio e doveva ammettere che un po' aveva sentito nostalgia della sua consueta routine giornaliera, quindi era stato un diversivo piacevole tornare a Toronto anche solo per un giorno.

Allo stesso tempo, però, si era reso conto di quanto gli fosse mancato quel posto in quelle ore.

Chi lo avrebbe mai detto.

Proprio lui che al solo pensiero di dover passare sedici settimane lì, all'inizio, si sentiva male.

Eppure più di una volta si era ritrovato a guardare fuori dalle grandi vetrate del suo ufficio con la convinzione di vedere Harry impegnato nella sua seduta di terapia con Jaxon; Anne e Gemma che raccoglievano albicocche e ciliegie che avrebbero utilizzato per preparare buonissime marmellate o per decorare una torta; Liam che arrivava a prendersi cura di uno dei cavalli o semplicemente che li passava a trovare.

Si era immaginato persino Niall e quello era tutto dire.

Scese dall'auto, e con la giacca posata su un braccio e la ventiquattrore in mano s'incamminò verso la dependance. Non vedeva l'ora di abbracciare forte Jaxon e chiedergli come era andata la sua giornata.

Arrivato davanti alla porta, si stranì nel notare un foglio bianco appuntato su di essa.


Il tempo di una doccia e di cambiarti, poi vieni da me.

Io e Jax ti stiamo aspettando.

Ben tornato.

H.



Harry.

Sorrise, mordendosi il labbro inferiore, perché quel solo biglietto aveva scosso il suo cuore.

Era impaziente di rivedere anche lui e quell'invito rendeva l'attesa ancora più trepidante.

Staccò il pezzo di carta dalla porta ed entrò velocemente in casa, nascondendosi in bagno senza perdere ulteriore tempo. Si concesse una rapida doccia, permettendo al calore dell'acqua di lavare via tutta la stanchezza e il sudore dovuti alla giornata impegnativa appena trascorsa e alle interminabili ore di auto, poi s'infilò in una soffice tuta grigia e raggiunse la casa di Harry con rapide falcate.

Ci vollero dieci secondi esatti, prima che il giovane terapeuta aprisse la porta con un sorriso tutto fossette che gli illuminava il volto.

«Ben arrivato».

Touch My Skin Just To Find A New SkyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora