VII

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Erano ormai trascorse due settimane dall'arrivo di Harry a Toronto.

Sweet Carolina era una mancanza costante nel suo cuore, ma il solo pensiero di lasciare nuovamente Louis e Jaxon faceva troppo male per considerarla un'opzione possibile, al momento.

Soprattutto adesso che il bambino sembrava essersi rasserenato, molto probabilmente tranquillizzato dal fatto che Harry sembrasse non dover di nuovo uscire dalla sua vita da un momento all'altro, nella frazione di tempo di un battito di ciglia.

Il fatto che un pomeriggio Harry avesse girato da solo per il centro della città, facendo un po' di shopping e sistemando poi i suoi acquisti in un piccolo spazio che Louis gli aveva subito ritagliato nel proprio armadio, era stato per Jaxon la certezza che il più giovane sarebbe rimasto con loro.

Ma per rimanere, non erano necessari solo dei cambi d'abito. Aveva bisogno di lavorare, sia perché aveva necessità di prendere uno stipendio, sia perché ne sentiva la mancanza.

Lui e Louis ne avevano discusso una sera, a tavola durante la cena, e quando Harry lo aveva messo di fronte al fatto che si sentiva un po' in difficoltà dal momento che non vi era la possibilità di praticare l'ippoterapia in città, il maggiore gli aveva consigliato di provare a chiedere consiglio al Dottor Pearson. Lui, magari, avrebbe saputo indirizzarlo verso un impiego che non si differenziasse troppo da ciò che lui era solito fare.

Così aveva fatto.

Quella mattina il Dr. Pearson l'aveva gentilmente accompagnato presso il nuovo centro per bambini autistici presente in città, ma inutile dire come chiaramente quello non poteva essere il lavoro per lui: era abituato all'aria aperta, a lavorare con i cavalli e a dedicarsi ad un solo bambino per volta. Da quando aveva superato la soglia di quel centro, invece, si era sentito come un uccello a cui avevano smorzato le ali.

Non sarebbe stato di nessun aiuto a tutti quei bambini che aveva visto sparsi per le stanze colorate dell'edificio.

Sospirò, incamminandosi da solo per le vie del centro, dopo aver ringraziato e salutato il Dottor Pearson. Sullo schermo del suo cellulare c'era ancora la notifica di un messaggio da parte di Louis, che gli domandava come stesse andando e al quale lui non aveva risposto.

Da una parte avrebbe voluto dirgli la verità, esporgli le proprie perplessità in merito e cercare di fargli capire che tutto quello non faceva affatto per lui; ma dall'altra parte non ne aveva la forza.

Gli occhi di Louis si illuminavano talmente tanto ogni volta che gli parlava di quanto fosse bello vivere in città, cercando di fargli chiaramente cambiare idea e convincerlo che quello fosse il posto giusto per loro.

Secondo Harry, non era assolutamente così. Ma non aveva davvero la forza di ferire Louis. Perché sapeva che si sarebbe trattato di quello, di vederlo soffrire, e non poteva farlo. Non dopo quello che era anche successo con sua madre e che Louis non aveva ancora superato, nonostante si ostinasse a non volerlo ammettere.

In quei giorni aveva detto addio alla maschera di freddezza che si era imposto di tenere con lui, coccolandolo e trasmettendogli tutto l'affetto e il calore di cui avesse bisogno. Forse, anche di più. Ma Harry proprio non riusciva a non abbracciarlo da dietro ogni volta che tornava in salotto, dopo aver messo a letto Jaxon, e lo vedeva perso a guardare il panorama della città, in silenzio; o a non catturare le sue labbra in baci lenti e delicati, ogni qual volta il suo respiro si spezzava nel buio della camera da letto e lo sentiva tramare accanto a sé.

Harry voleva donargli tutto ciò di cui avesse bisogno per sentirsi amato.

Recuperò il telefono dalla tasca del cappotto nero quando sentì il segnale acustico di un nuovo messaggio.

Touch My Skin Just To Find A New SkyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora