IV

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Harry stiracchiò le gambe sul soffice materasso sotto al suo corpo.

Il suo volto era segnato dai deboli raggi del sole che filtravano dalla finestra, mentre le ciglia creavano una corolla d'ombra scura appena sotto le sue palpebre inferiori. Percepì poi le vertebre della colonna scricchiolare e disincastrarsi tra loro nel voltarsi sul lato destro del proprio corpo.

Ciò che vide gli fece battere il cuore all'impazzata: Louis era disteso prono accanto a lui, il volto affondato nel morbido guanciale e ricoperto da ciuffi scompigliati di capelli, le braccia piegate su di esso come a voler incorniciare la sua testa e il lenzuolo spiegazzato a coprirlo dalla vita in giù.

Dormiva ancora e la sua schiena si sollevava ed abbassava a un ritmo rilassato.

Si allungò a far cadere a terra il choker nero che era abbandonato in fondo al letto, mentre le parole del maggiore gli tornavano alla mente facendo tingere le sue guance di un lieve rossore.

«Non hai bisogno di queste cose per attirare l'attenzione».

Non si era mai sentito così apprezzato da qualcuno come in quel momento.

Ogni volta che gli occhi di Louis si posavano su di lui, si sentiva importante. Davvero importante. Ed era una bella sensazione.

Spostò la mano sulla schiena nuda del ragazzo, disegnando con i polpastrelli i muscoli flessi delle scapole, scendendo fino a riempire con cerchi immaginari le due fossette di venere che adornavano la sua schiena, prima di ripercorrere la salita e vezzeggiargli la spalla, sentendo poi l'impulso di tracciare ogni singola ramificazione delle vene sulle sue mani. Erano così sporgenti... aveva un debole per le sue mani, decisamente.

Le sue guance si tinsero nuovamente di un color cremisi mentre passava in rassegna le sue dita, accarezzandone perfino le unghie mangiucchiate, e la sua mente ripensava inevitabilmente a come solo poche ore prima fossero state inserite nella parte più profonda e intima del suo corpo.

Con quelle dita Louis non si era limitato solo ad accarezzarlo, a prendersi ciò che il suo corpo poteva donargli; lo aveva rimodellato, impastando la sua pelle e piegandola sotto la propria presa; lo aveva ridipinto, proprio come fosse la tela bianca alla quale lo aveva paragonato, abbozzando disegni immaginari sulla sua epidermide.

Sospirò, abbassando il capo a lasciare un bacio sopra un piccolo neo che costeggiava la sua spina dorsale, appena sopra il fondoschiena, e sorridendo contro la sua pelle calda nel vederlo contrarsi sotto quella leggera pressione.

«Buongiorno» sussurrò contro il suo orecchio, stampandogli subito un bacio sulla guancia.

Louis mugugnò contrariato, arricciando il naso.

«Ho fatto sesso gay».

Lo prese completamente alla sprovvista, suscitando in lui una risata sguaiata che lo portò a lasciarsi cadere di schiena contro il materasso e coprirsi gli occhi con un braccio.

«Non ci credo che questa è stata davvero la prima cosa che mi hai detto».

Louis abbozzò un sorriso divertito, scivolando contro il suo corpo e nascondendo il viso contro il suo collo. Gli occhi ancora troppo stanchi per tentare di catturare la luce del giorno.

«Buongiorno» mormorò con voce roca, premendogli un bacio appena sotto il mento, sempre là dove vi era l'impercettibile cicatrice «Ho fatto sesso gay ed è stato fantastico».

Harry sorrise di nuovo, questa volta rilasciando anche uno strano soffio dal naso che fece ridere anche lui, prima di circondargli la schiena con il braccio e premerselo maggiormente contro.

Touch My Skin Just To Find A New SkyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora