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Casa.
Il più bel posto dove mi fossi trovato quel giorno.
Dopotutto ero stato solo a scuola,  quindi era plausibile che la casa fosse il posto migliore tra i due.
Entrai e mia madre mi venne in contro.
"Lucas! Ho preparato il pranzo. È tutto in frigo. Ciao"
Disse tutto questo afferrando la borsa, la giacca, stampandomi un bacio sulla guancia ed uscendo dalla porta.
Adoravo quella donna.
Era premurosa, dolce e gentile: da vomito.
Andai in cucina e mangiai lentamente, poi mi buttai sul divano ed accesi la tv.
Non facevo altro che pensare a ficcanaso in quei giorni.
Ci avevo parlato ben poco, e quelle parole che ci eravamo scambiati erano per lo più insulti, ma non so come mai ce l'avevo sempre in mente.
Quei morbidi capelli color cioccolato, i suoi occhi chiari, le labbra rosse, tutto mi riportava alla mente lei.
I miei pensieri furono interrotti dallo squillare del telefono.
"Lucas! Sono Mathew"
"Ehi Mat, che mi dici?"
Mathew era il mio migliore nonché unico amico. Lo conoscevo dalle elementari e dal giorno in cui lo conobbi rimanemmo sempre insieme.
"Senti bello... oggi ti ho visto parlare con una ragazza.. quella nuova.. è carina.."
"Si.."
"Beh, non penso che Laila ne sarà molto contenta"
Laila era la mia ex, l'avevo lasciata io, ma a quanto pare lei non lo sapeva.
"Mat, io non sto più con Laila"
"Dovresti dirglielo"
"Nancy"
"Cosa?"
"Si chiama Nancy, la ragazza nuova"
"Come Nancy Drew, quella dei romanzi... no eh? No, ok"
"Va beh Mat, ci vediamo domani."
"Aspetta! Ma Nancy.. insomma... ti piace? Perché sarebbe la prima volta"
"Io non faccio mai nulla di nuovo"
Detto questo chiusi la telefonata e tornai a guardare la tv.

Nancy
Casa mia era più simile ad una discarica che ad un appartamento nel centro di Brooklyn.
C'erano scarti di cibo ovunque, fogli sparsi per la casa e, sopratutto, mozziconi di sigarette dappertutto.
Io non fumavo, mia mamma tutto il contrario.
A dirla tutta, mia mamma era tutto il contrario di me.
Io mora, magra, alta, fisico slanciato, ordinata, precisa, studiosa, vegetariana e salutista.
Lei bionda, tozza, bassa, fisico massiccio, disordinata, fannullona, ignorante, carnivora e adorava i fast food.
L'unica cosa che avevamo in comune erano gli occhi. Gli stessi e identici occhi azzurri da far perdere la testa ad ogni uomo.
Ero sul letto e stavo leggendo The sing of  the Twisted Candles, la protagonista era Nancy Drew.
Adoravo il fatto che la protagonista avesse il mio nome, mi sentivo importante, almeno una volta nella vita.
Mi girai per controllare l'ora e il mio sguardo incrociò una foto.
La foto di mio padre.
Quel bellissimo uomo in divisa identico a me in tutto e per tutto.
Mio padre morì prima che nascessi, perciò io non l'ho mai conosciuto.
Era un soldato. Morì durante la guerra del Vietnam quando mia madre era al quarto mese di gravidanza.
Era un uomo fantastico, o almeno così mi aveva detto lei, altruista, capace, gentile, avrebbe dato tutto pur di aiutare qualcuno in difficoltà, e così ha fatto.
Sapete, mia madre non è sempre stata una cattiva persona, non lo è neanche adesso, solo che quando mio padre morì lei impazzì e prese la strada sbagliata.
Da piccola scrissi un racconto su mio padre, lo intitolai "la farfalla che non sapeva volare", perché era così che vedevo mio padre, come una farfalla incapace di volare.
Le farfalle mi avevano sempre affascinato: come poteva un essere così splendido avere una vita così breve?
Le farfalle erano sempre presenti in ogni mio romanzo. Le vedevo come la metafora perfetta della vita, piccole, delicate, fragili, ma capaci di volare per ore senza stancarsi, per poi morire in meno di un giorno.
Come tutti: morti in meno di un giorno.
Era così che speravo fosse morto mio padre, senza sofferenza, velocemente, non meritava di stare male.
Quella foto rappresentava tutto ciò che di più bello avevo.
I suoi occhi, che mi controllavano giorno e notte, il suo sorriso che mi dava forza ogni giorno, e la sua presenza che sapevo non mi avrebbe mai abbandonata.
Mi alzai e presi la foto.
A volte quando mi sentivo giù la prendevo, la guardavo e mi sentivo subito meglio a sapere che lui, da qualche parte, mi stava guardando, e mi voleva bene.

Il giorno seguente mi alzai presto, feci colazione con il solito odore di fumo nel naso ed uscii di casa.
Per andare a scuola dovevo prendere due autobus, perciò mi portavo sempre un libro per ammazzare il tempo.
Nancy Drew era appena entrata nella locanda delle Candele Ritorte quando una voce mi interruppe.
"Ragazza nuova!"
Chiusi il libro e mi voltai.
La voce apparteneva ad una ragazza con dei capelli biondi lisci come seta e un paio di esaminanti occhi azzurri.
"Ciao"
Sorrisi lievemente e lei non ricambiò.
"Mi chiamo Laila. Laila Bennet"
"Nancy"
"Senti. Devi stare lontano da Lucas"
"Chi? Cervellone? Sei la sua ragazza?"
Lei sembrò leggermente indispettita da questa domanda e rispose
"Più o meno"
"Cosa significa più o meno?"
"Lo eravamo. Ci siamo presi una pausa"
"Ti ha lasciata, vero?"
Lei squittì sorpresa e si allontanò da me.
Io sorrisi e tornai al mio libro.
"Quanto vorrei strapparle dalla testa quelle extension fatte male"
Una voce alle mie spalle interruppe di nuovo la mia lettura.
Mi voltai e incrociai un paio di vispi occhi marroni.
"Ehi, io sono Connor e sono..."
"Gay. Piacere, Nancy"
"Stavo per dire estremamente scioccato dal fatto che tu non abbia ancora un invito al ballo d'inverno, ma anche così va bene"
Connor si spostò di fianco a me e mi fissò con un sorriso smagliante.
"Allora Nancy... quella sgualdrina ti stava parlando a causa di quel figone di Forevin. Raccontami tutto"
Risi e iniziai a raccontargli del mio rapporto con cervellone, e a quanto pare ne era entusiasta.
Da quel fatidico giorno, uno sconosciuto su un autobus divenne il mio migliore nonché unico amico.

How to build a fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora