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"Nan svegliaaa!!"
Alcuni forti colpi sulla porta mi strapparono dal mio sonno, e poco dopo un ragazzo comparve davanti a me.
"Forza Nancy. Bisogna andare a scuola"
La voce dolce di Connor mi accolse nel mondo dei vivi, e io gli lanciai un cuscino in risposta.
"Nancy Coleman! Alzati subito da quel letto!"
Mugugnai lievemente, e due possenti braccia mi tirarono definitivamente fuori dal mondo dei sogni.
"Ok! Ho capito! Sono sveglia! Sono svegliaaa!"
Urlai dalla spalla di Connor, che però pareva non sentirmi.
Mi aveva preso in spalla come fossi un sacco, e da quella posizione vedevo solo la sua schiena.
"Puoi lasciarmi. Ho detto che puoi lasciarmi! Connor!!"
Continuavo a urlare invano, e finalmente i miei desideri furono esauditi quando il ragazzo mi lanciò sul divano del soggiorno, facendomi rimbalzare un paio di volte.
"Non ti azzardare a farlo mai più"
"Scusi milady, la prossima volta vi leverò dal vostro leggero sonno con una leggera scampanellata e un dolce bacio sulla fronte"
Scoppiai a ridere, e lo stesso fece lui, mentre gli lanciavo un cuscino del divano e mi alzavo per andare a fare colazione.

Eravamo sull'autobus diretto a scuola, e stavamo parlando del ballo.
Si sarebbe tenuto il giorno seguente e Connor voleva sapere a tutti i costi cosa avrebbero indossato le più celebri personalità scolastiche.
A me non interessava.
Non mi interessava più di tanto nemmeno andare al ballo, ma ci andavo per compiacere il mio amico.
Arrivammo a scuola ed andai al mio armadietto, decisa a non parlare con Lucas se lo avessi incontrato.
Ma non fu così.
"Ficcanaso"
Una voce profonda mi fece chiudere l'armadietto e, dietro ad esso, comparve lui.
"Era da un po' che non mi chiamavi così"
"Era da un po' che non ti chiamavo e basta"
"Già..."
"Senti, mi sono comportato da idiota, non volevo trattarti così, non volevo farti star male e farti arrabbiare"
Sospirai e iniziai a camminare verso la mia aula, ma non feci in tempo a fare più di dieci passi che mi bloccai.
"Mi dispiace"
Urlò Lucas.
Era la prima volta che glielo sentivo dire, e sapevo quanto gli era difficile.
Ma nonostante tutto non avevo intenzione di stare a sentire qualunque cosa avesse intenzione di dirmi, anche se mi mancava.
Mi mancava dannatamente.
Mi mancava la sua seccante ironia, mi mancava la sua irascibilità, mi mancavano il suo charme, la sua irriverenza, il suo sorriso.
Mi mancava lui.

Lucas
Mi mancava.
Mi mancava dannatamente.
Mi mancava la sua seccante ironia, mi mancava la sua irascibilità, mi mancavano il suo charme, la sua irriverenza, il suo sorriso.
Mi mancava lei.
Mi ero comportato da idiota.
Ma sopratutto non ero capace di scusarmi.
Non sapevo come dire mi dispiace, quindi lo urlai e basta.
Così, nel mezzo del corridoio, mentre lei se ne stava andando, lo urlai, a tutta voce, con tutta la forza che avevo in corpo.
Lei si fermò un momento, senza voltarsi.
Io mi avvicinai a lei lentamente e lo ripetei
"Mi dispiace"
Nancy si girò piano, sospirò e mi fissò dritto negli occhi.
Quei dannati occhi.
"Di cosa?"
"Di essermi comportato da idiota. Di non averti invitato al ballo, e di aver pensato che fosse scontato. Con te niente è scontato"
Le presi istintivamente la mano, ma lei si ritrasse, quasi spaventata.
"No, dispiace a me. Mi dispiace di averti perso. Mi dispiace che tu abbia perso me"
Detto questo se ne andò, lasciandomi fermo in mezzo al corridoio, fisso a guardarla.

Nancy
Girai l'angolo e iniziai a correre.
Corsi verso il bagno delle ragazze e ci entrai.
Spalancai la porta di un gabinetto e mi ci chiusi dentro.
Mi sedetti sulla tavoletta del water e scoppiai in lacrime, tante lacrime, a fiumi.
Afferrai la mia borsa e da lì tirai fuori la foto di mio padre: non me ne sarei più separata dopo la scenata di mia madre.
Continuavo a pensarci. Era vero? Poteva essere vero?
Poteva sul serio, quell'uomo, essere mio padre?
Quell'uomo che non avevo mai visto, che non conoscevo, poteva davvero avermi messo al mondo?
No.
Non poteva.
Non ci potevo credere.
Mio padre era tra le mie mani, la sua foto era lì, sulle mie gambe.
Era lui mio padre, l'uomo con quello splendido sorriso, con indosso quella divisa, quella maledetta divisa.
Ormai la odiavo.
Ero arrivata a pensare che fosse colpa di quegli abiti se non era più con me. Quegli abiti me lo avevano portato via.
O forse no.
Forse non era vero niente e aveva ragione mia madre.
Forse l'uomo nudo nella mia cucina era davvero mio padre.
Non sapevo cosa credere.
Ero completamente sotto shock.
E a peggiorare la situazione c'era Lucas.
Quel ragazzo, quell'odioso ragazzo.
Proprio non riuscivo a capirlo.
Il giorno prima era tutto rose e fiori, quello dopo baciava Laila nel bel mezzo del refettorio.
"Nancy"
Una voce debole e sottile interruppe i miei pensieri.
Mi asciugai velocemente le guance, infilai la foto nella borsa ed aprii la porta.
Una ragazza magra, piccolina, secca, con dei lunghi capelli biondi e degli enormi occhi verdi sormontati da un paio di grandi occhiali tondi.
"Ho sentito i singhiozzi e mi sono preoccupata"
Sorrisi leggermente cercando di sistemarmi un po'.
Le parole della ragazza erano danneggiate dal piccolo difetto di pronuncia dovuto all'apparecchio dentale che indossava, e ciò che la caratterizzava era un forte e marcato accento texano.
Sorrise anche lei e proseguì il suo discorso.
"T-tu non mi conosci, mi chiamo..."
"Tiffany Trinket. Certo che ti conosco. Siedi davanti a me al corso di francese. Vai alla grande"
Completai la sua frase e lei sorrise, abbassando lo sguardo compiaciuta del fatto che qualcuno apprezzasse la sua intelligenza.
"Tieni"
Tiffany sorrise gentilmente e mi allungò un fazzoletto, io lo presi ed andai davanti ad uno specchio sopra un lavandino.
Mi pulii il viso dal trucco che mi era colato, poi mi voltai verso Tiffany e le sorrisi.
"Grazie"
"Figurati"
Disse lei timidamente.
Io mi allungai verso di lei, le presi la mano e gliela strinsi forte, poi uscii dal bagno con lei a fianco.
Quel fazzoletto, quel bagno, quel giorno, divennero il simbolo dell'indistruttibile amicizia che nacque tra me e quella timida ragazza texana.

How to build a fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora