CINQUE

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"Ho i brividi, alzo gli occhi e la luna dall'alto sembra guardarmi. Attorno a me ci sono solo delle pietre, scure e rovinate, il muschio le avvolge; vado verso quella alla mia destra, ci sono fiori e piccole candele illuminate, è un cimitero. Cosa ci faccio qui? Non so come uscire, continuo a camminare verso una debole luce. C'è una foto di un ragazzo, dalle date capisco che ha diciott'anni, gli occhi di un marrone chiaro e capelli biondi, una maglia bianca, nell'immagine sorride. Resto lì a fissarla senza un motivo, più la guardo più sono confusa. Quando decido di andarmene i miei piedi sono bloccati, la terra me li ricopre sempre più salendo fino alle gambe ed io mi sento affondare, tiro cercando di liberarmi ma per quanto tenti non mi muovo. Posso solo rimanere con lo sguardo da quella foto. Attorno a me non c'è nessuno ma ciò nonostante provo di farmi aiutare, di urlare ma mi ritrovo pezzi di suolo e foglie fin dentro la bocca. Sono terrorizzata, non so più cosa fare, dalla mia bocca non esce nessun suono e ormai le radici mi arrivano al petto. Scarlett concentrati dai ! Cerco di usare la forza dentro di me ma nemmeno i miei poteri mi rispondono, alzo la mano ma non succede niente. -Scarlett...mia luna-."                     -Scarlett stai bene? Scarl...- mi sveglio  e il volto di mia madre è tutto ciò che vedo."-Scarlett.. mia luna-". Mi alzo di scatto e la guardo, occhiaie pesanti le circondano gli occhi, i capelli sono un disastro e la faccia solcata da rughe nuove.  -Cosa succede perché urlavi?- mi chiede in ansia, capisco che spera che non centri il mio essere "Mezzosangue", è sempre stata restia nell'accettare questa parte di me come se anche solo perlarne le bastasse per considerarmi più un'estranea che sua figlia. -Tutto okay , solo un incubo- le dico cercando di rassicurarla, - Sicura?- storce la bocca, vorrebbe chiedermi anche qualcos'altro ma non ne ha il coraggio, mi da una carezza sul viso e ritorna a dormire. Torno nel letto ma non riesco a riaddormentarmi, ho paura di rientrare in quel sogno e le domande nella mia testa aumentano, si ripropongono insistenti una dietro l'altra cercando risposte che io non so dare.  

"Cos'hai, sei strana oggi" mi scrive Taylor su un foglio per non farci sentire dall'insegnante,            "E' una giornata no" le scrivo passandomi una mano sul viso nel tentativo di svegliarmi un  po', "Oggi ti porto a fare surf" mi risponde lei, con un sorriso che non fa presagire nulla di buono soprattutto se rivolto ad una che non è mai salita su una tavola. "No pens..." mi blocco, osservo quelle poche parole scritte e le cancello con il retro della matita.                                                                                                                                                                            -Dai spingiti!- mi urla Tay, lei è già avanti in piedi, perfettamente stabile, sbuffo, è la quarta volta che ci provo; con dalle bracciate cerco di andar più avanti e spostarmi dalla riva, avvicino le gambe, appoggio bene i piedi...-Guarda sono in piedi, ci sono riuscita!- le dico ridendo e  cercando di affiancarmi a lei. -Brava ora mantieni l'equilibrio e seguimi- mi dice guardando il mio sguardo di nuovo sempre più timoroso. Ride e io la seguo cercando di non cadere ancora. Dopo varie capovolte capisco che la libertà che provi con questo sport, mentre sei immersa nel mare, è qualcosa a cui difficilmente potrò fare a meno. E' tardi e andiamo a casa mia, -Vuoi mangiare da noi?- -Se non disturbo...- -Cuciniamo?- gli dico iniziando già a scendere le scale facendole segno di seguirmi. -So che posso sembrare un po' banale ma facciamo la pizza, ti va?- le chiedo mentre mi lavo le mani, -Certo poi fatta da te sarà buona di sicuro- dice prendendo la passata di pomodoro dal frigo, la versa in una ciotola con un cucchiaio, passo dietro di lei ma per sbaglio la urto e pezzi di salsa mi vanno addosso.  -Hey ragazze che preparate?- ci chiede mia madre dal salone, -Sorpresa- diciamo in contemporanea ridendo guardando i miei capelli ora con ciocche rosse.                                                                                              -Vieni andiamo su- le dico portando una confezione di gelato al cioccolato, ci sediamo su letto e iniziamo a parlare, della mia vita a Milano e di Jonathan. -Sai è un amico di James, l'ho conosciuto per merito suo- -Da come lo dici sembra che invece di alcuni mesi siano passati anni...- Taylor sgrana gli occhi come punta sul vivo. -In effetti è così...anni- -Ma non mi hai detto che state assieme da settembre?-chiedo, -Bhe si, ma un settembre un po' lontano- ammette ridendo, non capisco perché non me l'abbia detto subito ma non indago oltre. -Anch'io vorrei avere una relazione così, un ragazzo che ti guarda come se fossi la cosa più bella che gli sia mai capitata- dico sconfortata -Lo troverai non preoccuparti- mi dice toccandomi con il dito una guancia per farmi sorridere. -Poi vedi, per relazioni così lunghe si deve avere anche tanta...pazienza non immagini quanto abbiamo discusso, lo conosco da tanto ma delle volte mi sembra uno sconosciuto- fa una smorfia. -Chi è?- mi chiede -Chi?- rispondo non sapendo a cosa si riferisca; si china e raccoglie una foto, -Lui- dice mostrandomela... non è possibile! -Ehm un attore italiano- le rispondo sperando che ci creda, -Bhe carino, nome?-, ammicca verso di me, -Aaron- le dico di istinto come se lo conoscessi davvero,  ed intanto lei la rimette sul comodino.  Continuiamo a chiacchierare, cerco di farle dimenticare la foto con tante altre domande ma lei si volta puntualmente a riguardarla. 

-Hey bellissima- esclama correndomi incontro, -James- gli dico scuotendo la testa, -Siamo di buon umore?- -Sempre- risponde con il solito sorriso sornione, inizia a camminare ed io lo seguo per i corridoi.-Come stai, ti si vede poco in questi giorni- -Si, scusami...- -Non preoccuparti, rimedieremo- annuncia facendomi l'occhiolino, -Ma smettila!- gli dico dandogli una pacca sulla spalla, -Okay, okay, vorrà dire che ti darò solo lezioni di surf- dice ridendo, -Te l'ha detto Tay?- -Ti faccio da insegnante?- chiede -Tanto lo so che lo fai solo per vedermi cadere-ribatto sfidandolo con gli occhi -Forse- ammette contraccambiando lo sguardo. -Ci sto- dico stringendo la mano che mi porge.  A lezione mi siedo vicino alla finestra, guardo i ragazzi fuori sul campo a giocare a football con le loro divise blu, alcune ragazze, tutte con la coda di cavallo alta, che corrono in fila indiana sotto lo sguardo della prof.,  come me perse nei loro pensieri. Mi ritorna in mente il ragazzo del sogno, i suoi capelli biondi, la sua foto nella mia stanza, i miei piedi intrappolati sotto terra... ed il sguardo. Chi sei? Chiedo con lo sguardo rivolto al cielo. Un ragazzo alto e muscoloso con la divisa si sta avvicinando ad un altro molto più piccolo ed esile, è arrabbiato, il suo viso è una smorfia che si scurisce ad ogni passo. Mi metto a sedere dritta, guardo il mio insegnante che sta spiegando cercando l'attenzione della classe, scrive una formula alla lavagna e io la ricopio sul quaderno mettendoci un enorme punto interrogativo accanto. Mi volto di nuovo verso il campo rosso da football e vedo il ragazzo alto ora accerchiato dai suoi compagni che lo incitano, prende il compagno dalla maglia, lo solleva e poi lo rifà cadere. Quel poveretto steso a terra alza le braccia come per proteggersi da un eventuale colpo, ma sono sicura che non arriverà mai. Stringo a pugno la mia mano. Suona la campanella, metto il libro nello zaino e la biro blu nell'astuccio, mi alzo. Fuori il bulletto è ancora lì dove l'ho bloccato, gli amici lo scuotono e cercano di sollevarlo, con un gesto lo libero dal torpore in cui l'avevo mandato. Apre gli occhi ancora stordito, il ragazzo prima preso di mira alza il viso e mi vede alla finestra; lo saluto facendogli l'occhiolino e vado verso Tay che mi aspetta fuori. 

"Occhi marrone chiaro e capelli biondi, leggere lentiggini e labbra pronunciate. E' tutto quello che vedo, chiudo gli occhi e cerco di voltare la testa ma continuo a vedere quel viso...sempre e solo quello. Improvvisamente sono in una stanza buia con solo una finestra, da una porta di fronte a me appare un uomo, è alto e mi sta parlando ma io non sento quello che dice, sorride e al posto dei denti  ha delle zanne, come un  animale. Mi tocca la spalla e io cerco di urlare, di scappare ma non riesco a muovermi. La scena cambia di nuovo e sono in acqua, la spiaggia non è lontana e nuoto più veloce che posso. Arrivo sulla riva e riprendo fiato, mi lascio cadere sulla sabbia. Guardo i granelli di sabbia cremisi che ho fra le dita, chiudo gli occhi e sento il calore del sole sulla mia pelle, le onde che si infrangono sugli scogli e il grido di un gabbiano lontano. Dopo un po' li riapro e osservando di nuovo le mia mani capisco che non è la sabbia ad essere rossa ma che sono io che sto perdendo sangue.  -Scarlett, mia luna...-".  Mi sveglio di soprassalto, mi metto seduta e guardo il mio corpo in cerca di ferite, mi passo una mano sulla fronte e scosto alcune ciocche nere dal viso. La foto è ancora lì. Cosa mi sta succedendo? La prendo anche se fino ad ora ho cercato di evitarla il più possibile, chi sei? Chiedo rivolta a quel viso che ho sognato, consapevole di non ottenere nessuna risposta. Mi viene da piangere, con le mani fra i capelli e le gambe rannicchiate, gocce sottili mi scorrono sulle guance. Non so cosa fare, come in balia di cosa che non riesco a controllare. Sento il mio potere che mi scorre nelle vene e lo lascio andare. Le ante dell'armadio sbattono, i cassetti si aprono, un vaso con dei fiori vicino alla finestra cade e si rompe in mille pezzi, raffiche di vento invadono la stanza, libri sullo scaffale cadono, lascio che tutta cada, che si rompa...-Scarlett basta!- urla mia madre, mi corre incontro e mi scuote dalle spalle. Mi giro verso di lei e l'abbraccio, faccio fatica a calmarmi ma alla fine anche i miei poteri si bloccano, -Cosa succede?- mi chiede preoccupata continuando ad stringermi, non so se dirle la verità, non voglio che si allontani, che abbia paura, ho bisogno che mi stia vicino. -E' da un po' che faccio degli incubi assurdi...orrendi- gli dico cercando di non fargli capire quanto sia spaventata,  ma con un' espressione che mi tradisce, infatti gli basta un secondo per accorgersi che c'è altro. Punta i suoi occhi su di me per un po', penso sia indecisa su cosa dire, il suo sguardo è sempre più cupo.             -Scarl...vedrai che non capiteranno più, forse sei stanca... Ieri è andato tutto bene con la tua amica?-.  Sa che c'è di più ma cambia argomento. 

Sotto la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora