SEI

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Infilo la chiave nella serratura e con uno schiocco apro la porta. -Finalmente sei arrivata- -Ero con lei a mangiare- gli dico, sfidandolo a ribattere, sbuffa esasperato -Ti aspetta di là- esclama indicando le scale. Afferro il corrimano di legno lucido, e lo stringo forte. "Stai facendo la cosa giusta", mi ripeto nella testa cercando di convincermi, attraverso un corridoio e busso alla prima porta a sinistra. -Entra Taylor- Carl è seduto alla sua scrivania e mi guarda con un ghigno sul volto, una specie di sorriso che riserva solo a me. -Forza, dimmi come va, quanto ti manca?- mi chiede, -Poco, si fida di me ma non abbastanza, James gli è sempre addosso, devo trovare il modo di eliminarlo- rispondo con sguardo duro, mostrandomi sicura ed impassibile. -Sbrigati, il tempo corre e altri cento anni di attesa sono troppi, questo è il nostro momento- sbatte il suo pugno chiuso sui fogli che ha davanti, si alza e mi si avvicina -Lo capisci vero?- mi accarezza la guancia con quella sua mano ruvida e grande, vorrei ritrarmi, mettere almeno tre metri di distanza da lui... ma non posso. -Certo- rispondo, ma lui continua a scrutarmi da dietro quei suoi occhi cremisi, -Bene, vai ora- stacca la mano dal mio viso ed io esco senza voltarmi più indietro. Lui è di fianco alla porta, non approva quello che sto facendo ma mi lascia andare. Riprendo il mio zaino nero ed esco, metto in moto e ritorno a casa mia. Una volta arrivata mi siedo sul divano, gli mando un messaggio chiedendo di raggiungermi, non voglio stare sola. Chiudo gli occhi, provo a concentrami, a non pensare a nulla, ogni secondo è sempre più difficile, sento le solite scosse pervadermi le braccia, sento il suono che fanno a contatto con i miei nervi, con le mie ossa ma le lascio andare fino a quando non mi sfiorano le dita. Le apro di scatto, le serro di nuovo, stringo i denti ma...non succede niente, i miei poteri rimangono lì, bloccati sotto la mia pelle. Non resisto e mollo tutto, riapro gli occhi e con un urlo bloccato in gola mi alzo, afferro la prima cosa che vedo, il telecomando, e lo lancio contro un mobile. Ricade a terra con un tonfo, le pile escono e rotolano lontano. 

-Sono qua-, viene verso di me e mi rinchiude fra le sue braccia. -Ci ho provato, io ci sto provando- gli dico sempre più abbattuta, con la voglia di piangere che sale sempre di più. -Andrà tutto bene, manca poco alla nuova luna, stai tranquilla, Carl ci ridarà tutto- mi accarezza la schiena ed io mi perdo nei suoi occhi marroni che sono tutto ciò di cui ho bisogno ora.

-Hey Taylor sbrigati è tardi!- urla Scarlett dal portone della scuola salutandomi con la mano, spengo il cellulare senza leggere i messaggi appena arrivati, mi metto lo zaino su tutte e due le spalla e corro verso di lei. Dopo le lezioni la ritrovo in mensa, -Dormito poco ieri sera? Hai una faccia...- mi chiede, mi passo una mano sul viso, preparando la mia mente ad una giornata che si preannuncia eterna. -Ehm si, ho dormito poco- -Domani James mi ha chiesto di andare a fare surf, vieni anche tu?- perché è sempre in mezzo quello? -Devo studiare scienze e tu mi devi assolutamente aiutare, possiamo fare un'altra volta?- le chiedo sperando che accetti -Ma tu sei brava in scienze...- è dubbiosa -Si ma quest'ultimo argomento proprio non l'ho capito, per favore non posso prendere un'altra insufficienza- incrocio le dita in segno di supplica, -Okay allora lo dico a James- -Sei un amore- affermo dandogli un bacio sulla guancia -Domani mia madre ha invitato delle sue amiche a casa... - - Non c'è problema, vengo da te per le quattro?-. La sua risposta non arriva, osserva qualcuno oltre le mie spalle, -Scusate ve la posso rubare per un po'?- chiede James. 

Mi sistemo i capelli un'ultima volta, ripasso il mascara sulle ciglia e sono pronta. Lui è già lì che mi aspetta di fianco alla sua moto nera, un riccio ribelle gli copre il viso, mi avvicino e glielo sposto, mi sorride e tutto il mondo attorno a me sparisce lasciando al suo posto solo lui, mi bacia mettendomi un braccio attorno alla vita. Prendo il casco dalle sue mani e mi siedo dietro di lui, dice che mi vuol far provare una cosa, che mi farà bene, le vene sulla mia mano iniziano a scurirsi; chiudo a pugno le dita e continuo a guardare come la strada sotto di noi scorra sempre più lontana.  Guida fino ai margini della città, -E cosa dovremmo fare qui?- chiedo sempre più spaesata, osservando la montagna davanti a me,  -Scaliamo- afferma, -Vedrai ti piacerà- ne è convinto, io no. -Ma sei serio? Con tutto quello che sta succedendo, con Carl, con tutte le stupide bugie che dico a quella ragazzina, con questa roba che mi brucia nelle vene pensi davvero che mi serva appendermi ad una montagna? Che risolva le cose?- - Calma, hai solo bisogno di un po' di normalità, fidati- dice impassibile continuando a legare la corda attorno a sè, mi tolgo la felpa, ora anche il mio braccio ha striature nere, con una smorfia me la rimetto. -Fidarmi? E di cosa? L'unico che può aiutarmi è l'unico che mi vuole morta, ogni giorno lotto contro le fiamme che mi invadono senza poter farci niente, ogni giorno Aaron!- lui mi afferra per le spalle e mi abbraccia, passa la mano tra i miei capelli, -Smettila non ho bisogno dei tuoi abbracci- mi scosto da lui,          -Non allontanarmi, non è questo che vuoi-mi afferra il braccio che ora brucia -Tu non sai niente-mi tolgo dalla sua presa, prendo la moto e me ne vado. Le mie lacrime si perdono nel vento che mi sferza il viso ma non mi fermo fino a quando non arrivo a casa.                                                                 

Sotto la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora