Seduta numero 1

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Sono agitata e non ne capisco il motivo. 
Non smetto di chiedermi per quale motivo io abbia paura di parlare di me con una persona che non conosco.
Cosa stai pensando, Celeste? Smettila. Il tuo principale obbiettivo è quello di far pensare a tutti che si stiano sbagliando sul tuo conto e che stai più che bene. Nessuno saprà mai che questa non è la verità, anche perché a nessuno importa.
Ho deciso di indossare i primi vestiti che mi sono capitati per uscire di casa.
Il tragitto in macchina oltre a essere imbarazzante è anche movimentato dalla musica che fuoriesce dallo stereo: potrei ascoltare i Black Sabbath senza stancarmi mai. Mamma non mi ha rivolto la parola per tutto il tragitto, è molto strano. La casa di Samantha si trova vicino al centro della mia città. Dall'esterno sembra essere una casa enorme! Ha un grande giardino nel quale è presente un cane di grande taglia.
"Ciao Celeste, ci vediamo questa sera".
Il volto di mamma è palesemente preoccupato.
"Entra, Celeste. Io mi chiamo Samantha, sicuramente Rosemary ti avrà parlato di me!"
"Certo".
L'appartamento di Samantha è accogliente e caldo. Al suo interno ci sono tantissime decorazioni natalizie e il suo albero di Natale è altissimo! A casa mia non ci sono nè le decorazioni nè l'albero di Natale. I miei genitori non hanno avuto il tempo per poterli aggiungere in casa con me, lavorano sempre.
"Ti va di parlare con me? Rosemary mi ha parlato a lungo di te e della persona che sei, o meglio, di ciò che lei ritiene che tu sia. È molto preoccupata per te. Io non sono qui per puntarti il dito addosso e per giudicarti, io sono qui per darti una mano. È importante che tu comunichi con qualcuno e allo stesso tempo, hai bisogno di essere ascoltata.
"Non saprei cosa dire".
"Pensi che parlare con me potrebbe aiutarti?"
"No, non lo penso."
"Ritieni che sia una perdita di tempo?"
"Non lo so."
"Non dirò niente a tua madre di quello che mi riferirai, puoi starne certa. In caso tu considerassi gli avvenimenti della tua vita come segreti, sono al sicuro con me: non usciranno da questa camera. Fingi che io non ti conosca: se ti chiedessi di presentarti, tu cosa diresti?"
"Mi chiamo Celeste e ho sedici anni."
"Diresti solo questo? Sul serio?"
"Non penso ci sia molto da dire sul mio conto, sono una sedicenne come tutte le altre."
"No, Celeste, è evidente che non sia così: non sei come tutte le altre ragazze della tua età."
Samantha ha ragione, me ne rendo conto. Sono consapevole di essere diversa da tutti i miei coetanei, ma non credo che possa essere un motivo per il quale potrei vantarmi.
"E con questo? È un problema che io lo sia?"
"No. Ci sono, però, dei problemi che ti affliggono da tempo. So che non parli spesso e, solitamente, le persone che non comunicano con gli interlocutori che si trovano costantemente al loro fianco hanno dei problemi. "
"Non parlo perché non c'è niente da dire, è questa la verità".
Potrei parlare per ore di tutto ciò che accade nella mia vita, ma a che servirebbe? Sarebbe solo un'inutile perdita di tempo.
"Ti sbagli."
"Di cosa dovrei parlarti?"
"Per cominciare, potresti dirmi se quello che dice la tua mamma è vero."
"Si, non parlo molto. Non lo faccio perché nessuno sarebbe disposto ad ascoltare tutto quello che ho da dire. Poi sono bloccata, non riesco a parlare con le persone".
"Sono sicura di sapere come aiutarti, però, è necessario che tu giorno per giorno mi racconti la storia della tua vita. Sei pronta?"
"Si."
"Bene, puoi uscire un po' a prendere aria se vuoi."
Da dove dovrei cominciare? Esiste davvero la possibilità che una persona a me sconosciuta voglia aiutarmi? Il cane abbaia così forte che quasi disturba i miei pensieri. Devo rientrare.
"Sono pronta".
"Sappi che non ti interromperó".
"Hai detto che devo raccontarti la storia della mia vita, quindi deduco che dovrei cominciare da quando sono nata. Non ho ricordi limpidi della mia infanzia, ovviamente. I miei genitori mi viziavano tanto. Il mio papà era molto contento del fatto che fossi nata, tanto che passava costantemente del tempo con me e la mia prima parola da me detta è stata il suo nome. Essere figlia unica era uno spasso per me: non venivo mai sgridata e facevo costantemente ciò che mi passava per la testa, senza paura delle reazioni dei miei genitori. A tre anni ho cominciato a frequentare l'asilo. Era così facile a quei tempi parlare con gli altri. Mi sentivo quasi al centro dell'attenzione, ero amica di tutti e tutti mi volevano bene. C'erano molte persone con le quali avevo stretto un buon rapporto, persone che attualmente si sono dimenticate della mia esistenza o che non mi salutano per strada. Solo una persona è rimasta al mio fianco, ma questa è un'altra storia. Comunque i miei genitori erano fantastici con me, avevamo un gran bel rapporto. Tutta la mia famiglia era unita.  
I miei nonni erano ancora vivi, tutto andava troppo bene. Non avevo problemi nel comunicare con gli altri, però alla fine di quei tre anni qualcosa è cambiato. La nascita di mio fratello ha fatto si che tutto cambiasse. I miei genitori non facevano che stargli dietro, smettendo di considerare me. So che era un bambino e che fare tutto questo era più che necessario, ma a me ha fatto molto male. Non potevo chiedere aiuto a qualcuno, a malapena ero in grado di poter fare un discorso di senso compiuto. Il problema è tutto quello che è accaduto dopo".
Mi viene da piangere. Non so come sia possibile, non riesco a continuare a parlare. Sono bloccata, come sempre. Quello che è successo dopo mi ha rovinato la vita. Come faccio a parlarle?
"Celeste, basta così. Non è necessario che continui a parlare, so che non ci riesci. Aspetteró che tu venga domani per continuare. Lo so che è difficile, puoi farcela. Cerca di trovare la forza necessaria in te stessa, in tutto ciò che di positivo è avvenuto nella tua vita. Credo in te."
"Ciao Samantha."
"A domani, Celeste."
Mamma è arrivata. In macchina sta leggendo un libro, il mio libro preferito. Non so per quale motivo lo stia facendo, ma non ce la faccio.
"Ciao Celeste."
"Ciao."
Niente, mamma non mi ha detto niente. È evidente il fatto che lei mi conosca e che sappia che non le parleró. Papà sta ancora lavorando. È meglio che io vada a dormire.
"Celeste, hai fame?"
"No mamma, buonanotte."
"Buonanotte, tesoro."
Forse fissare il muro mi aiuterà a dormire.
.....

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