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Nell'ufficio di Kris l'aria è asfissiante, impregnata dell'odore del tabacco, un piccolo rivolo di fumo esce dalla sigaretta che il capo tiene tra le labbra mentre fissa Jongin in modo insistente, forse aspettando che sia lui ad iniziare a parlare, parole che però non arrivano.
Jongin osserva lo spazio attorno a sè, l'ultima volta che era stato in quell'ufficio sulla poltrona stava seduto il padre di Yifan e davanti a sè aveva il suo contratto e una penna con cui firmarlo, i ricordi di quella notte ripiombarono alla sua mente come uno tsunami, tornasse indietro straccerebbe quel foglio che l'aveva incatenato alla famiglia Wu, ma all'epoca quella vita l'aveva vista come una svolta alla sua povertà, a tutte le porte in faccia che aveva ricevuto solo perché era povero e non senza talento, quanta stupidità, quanti errori, l'unica cosa che era rimasta immutata da quella notte era l'arredamento : sfarzoso ma antico, ora.

"Non sono stupido."

Fu Kris a spezzare in modo calmo quel silenzio, in qualche modo quella calma aveva reso ancora più tesa l'aria, allo stesso modo in cui aveva teso ancora di più lo sguardo di Jongin, ora fisso sulla figura davanti a sè.

"L'amore.."

Continuò spegnendo la sigaretta nel posacenere colmo di mozziconi.

"Una forza così potente nell'animo umano."

La voce di Kris aveva preso un tono derisorio mentre osservava la faccia seria di Jongin, sempre più innervosita dalla calma del suo interlocutore, che teneva la testa appoggiata sulle sue mani giunte.

"Fa fare cose così stupide, non trovi anche tu?"

Jongin serrò la mascella pesantemente, la voglia di estrarre la sua pistola dal retro dei jeans per poter riempire la testa altrui di piombo era sempre più insistente, probabilmente avrebbe fatto un favore a mezzo territorio asiatico.

"L'unico motivo per cui tu possa aver fatto tale gesto è proprio l'amore, sono successi molti altri episodi simili, eppure tu non hai mai battuto ciglio... Ma questa volta, le cose sono andate diversamente, tutto per quella puttanella che ti scopi."

"Non azzardarti a dargli della puttanella."

Jongin rispose ringhiando come un cane rabbioso, facendo alzare un sopracciglio a Kris, che poco dopo sorrise maliziosamente accendendo un'altra sigaretta.

"Ah no? Eppure è proprio questo il suo lavoro, e tu sai benissimo cosa succede a chi non sta alle regole di questo club."

"Non provare a torcergli un solo capello Kris altrimenti—.."

"Altrimenti? Mi ucciderai per caso? Pensa a quanto sarebbe divertente torturarlo fino alla morte proprio davanti ai tuoi occhi."

Disse ridendo, mentre Jongin diventava viola per la rabbia.

"Facciamo così Jongin.. Sei troppo prezioso per me, non posso ucciderti, e tantomeno uccidere il tuo pupillo, potresti non essere più il Kai di cui ho tanto bisogno, e detto fra noi.. Un sicario così efficiente non si trova tutti i giorni, tu hai la morte che ti scorre nelle vene.. La tua sete di sangue è implacabile."

La voce di Kris nascondeva una notevole malizia in quelle parole, sapeva benissimo dove infilare la lama per far scattare ciò che di più malato si nascondeva nell'animo di Jongin, e sorrise soddisfatto nel vedere quel sinistro brillare nei suoi occhi nel momento in cui l'ego di Kai era stato stuzzicato.

"Quindi.. voglio scendere a patti con te, Kai."

Jongin puntò lo sguardo sul suo, interessato a qualsiasi proposta l'altro avanzasse pur di salvare il suo ragazzo.

"Cosa vuoi in cambio."

"Bene, ora iniziamo a ragionare, piccoletto."

Sorrise soddisfatto, spegnendo la seconda sigaretta ormai finita.

Jongin's Story - Even Numbers!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora