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Avevo deciso di mettere alla prova Kyle prima di consegnargli la croce cerchiata

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Avevo deciso di mettere alla prova Kyle prima di consegnargli la croce cerchiata.
Era fuggito dalla villa, una delle rare occasioni in cui poteva respirare, e si era diretto verso un cantiere. Ovviamente lo avevo seguito e avevo dato a Zar il via libera.
Immagino la sorpresa quando, solo nel buio del cantiere, Kyle si era trovato davanti al lupo dall'espressione minacciosa.
Indietreggiò cauto, portando le mani avanti e cercando di calmare l'animale. Zar gli ringhiò contro un paio di volte, girandogli attorno come se volesse attaccarlo da un momento all'altro.
Io stavo in disparte, in attesa.
Zar avanzò di qualche passo prima di spiccare il salto, volendolo attaccare.
Kyle schivò agilmente il lupo e fece per allontanarsi, ma Zar era più veloce di un comune lupo.
Gli si parò nuovamente davanti, bloccandogli la fuga.
Attaccò di nuovo con grande velocità e allora Kyle non aveva scelta: si abbassò svelto, piegando le ginocchia, disegnando a terra una mezza luna a sua difesa. La scia disegnata dalle sue mani prese fuoco, avanzando verso Zar.
Le fiamme erano alte e volte ad allontanare il lupo che con un alto salto le oltrepassò. La sorpresa sul volto del ragazzo era comprensibile, ma Zar non gli diede il tempo di riflettere, piombandogli addosso. Kyle rotolò via dalla sua traiettoria, evocando nuove fiamme, più alte e calde, poste a sua difesa. Non stava attaccando il lupo: stava cercando di allontanarlo.
Decisi allora di intervenire, portandomi alle spalle di Kyle intendo a seguire i movimenti di Zar.
Dalle mie mani plasmai un po' di luce, quel tanto che Blake mi aveva insegnato, e vi creai un'onda, lanciandola contro il ragazzo. Kyle si accorse di me un istante prima che l'onda lo travolgesse e fu abbastanza rapido da costruirsi uno scudo di fuoco. Tuttavia non era in grado di mantenerlo a lungo: lo scudo si crepò e le fiamme si dispersero presto. Dovetti fermare la mia onda per non travolgerlo.
Allora Zar mi raggiunse quieto mentre Kyle riprendeva fiato.
Era evidente che avesse un potere enorme, ma non sapeva controllarlo, e usarlo gli richiedeva uno sforzo notevole che non era in grado di sostenere.
-Che ne pensi?- Chiesi, al che lui rimase perplesso senza pronunciar parola.
-Sarebbe ora di imparare ad usare questo fuoco.- Ovviai io, Zar scodinzolava accanto a me.

Il cantiere era il rifugio segreto di Kyle e Christ, o meglio, era sotto il cantiere: avevano comodi letti, un frigorifero e un'area medica. Altre due persone avevano cura del rifugio: una ragazza dai capelli scuri tagliati a caschetto e gli occhi nocciola, di nome Cassandra, ma tutti la chiamavano Kes, e un uomo poco oltre i quarant'anni chiamato Hoyt. Erano persone normali, padre e figlia, che vivevano nella loro casa poco distante, ma che ogni giorno si prendevano cura dei due fratelli. Cassandra, per gli amici Kes, alleggeriva i pensieri del piccolo Christ. Hoyt invece era un medico e curava la ferite di Kyle.
Furono molto ospitali con me, soprattutto Christ che appena mi vide corse ad abbracciarmi:
-Sei tu fata, sei tornata.- Diceva ridendo.
Mi abbracciò un paio di volte, poi la sua attenzione fu catturata da Zar che non perse tempo a farsi coccolare.
Kyle mi presentò loro come un'amica, anche se di me non conosceva nulla, nemmeno il mio nome.
Attesi che Hoyt medicasse qualche ferita superficiale, poi mi avvicinai a lui.
-Gentile da parte tua presentarmi come amica.- Dissi per rompere il ghiaccio, ma Kyle non mi degnò di uno sguardo.
-Non mi hai ucciso, quindi o sei un'amica, o lavori per lui.- La conclusione, per lui, era ovvia. Lo guardai ancora, notando che sotto le lampade della stanza, la sua pelle era pallida, quasi non avesse mai visto il sole.
-Non lavoro per nessuno, di questo puoi stare tranquillo. Mi chiamo Miki.- Mi presentai, e solo allora Kyle alzò lo sguardo su di me, finendo di arrotolare una benda sporca che era destinata alla spazzatura.
-Cosa ci facevi alla villa, Miki?-
-Tuo fratello mi ha chiamata.- Risposi, al che lui abbassò lo sguardo. Lottava per Christ ogni giorno, ma sapeva che era infelice. Si faceva martoriare con il patto che al bambino non sarebbe stato tolto un solo capello. Mi sedetti accanto a lui.
-Hai un grande potere, Kyle, ma ho notato che lo usi solo per difenderti. In questo modo non resisterai a lungo, e di certo non aiuterai tuo fratello. Io posso insegnarti a combattere. È la tua possibilità per cambiare le cose.- Dissi, non sapendo bene come introdurre la questione. Blake non aveva avuto bisogno di molte parole con me.
Kyle lanciò le bende sporche nella spazzatura.
-Scusa, ma non ti credo.- La sua voce era tagliente, sembrava ridesse di me.
-A cosa non credi? Non credi che qualcuno si interessi a voi due? Eppure Kes e Hoyt vi aiutano quotidianamente. Oppure non credi che una ragazza come me possa insegnarti a controllare un simile potere?- lui si alzò e mi diede le spalle: erano magre, solo ossa e muscoli.
-Non credo che combattere possa cambiare qualcosa. Voltaire vuole questo dannato fuoco, che non so da dove viene, ma è dentro di me, e sinché non l'avrà ottenuto non ci lascerà in pace. Per cui no, non credo che le cose cambieranno. Io posso fuggire, posso resistere, ma nulla di più.- Nascose la rabbia del suo volto mettendosi addosso una felpa grigia.
Voltaire, il padrone della villa, aveva aspirazioni ben più grandi della semplice conquista del potere.
-Questa rabbia non ti servirà a niente. Sei forte, è vero, ma quanto credi di poter resistere? Quante volte ancora credi di poter fuggire?- Insistetti. A dire il vero non sapevo cosa dire, cosa fare. Volevo che la smettesse di comportarsi da codardo e si decidesse a reagire, a dimostrami la sua forza.
-Il fuoco nasce dentro di te perché tu sei fatto di questo elemento. Tu, Kyle, sei un eletto della luce. Resistere a Voltaire non ti salverà la vita e non cambierà le cose; ma se tu impari a conoscere il fuoco e a non temerlo, sarà Voltaire a temere te.- Approfittai della sua esitazione per prendere dalla tasca la croce cerchiata che gli spettava. La tenni vicino a me, in modo che potesse vederla.
-Ti offro la possibilità di combattere. Hai avuto un assaggio di quello che posso fare io in qualità di eletta, ora sta a te decidere.- Non rispose.
Mi rivolse ancora uno sguardo che non sapevo decifrare, infilò il cappuccio della felpa e se ne andò.

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