1.

16 5 1
                                    

Sembra che le sere invernali portino consiglio al cuore

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Sembra che le sere invernali portino consiglio al cuore.
Le sere come questa, dove fuori dalla finestra l'inverno è paziente. Lo osservo dalla stanza calda, con la felpa addosso e la penna tra le mani.
Questa sera devo decidere chi voglio essere da oggi in poi. Per farlo, però, devo ricordare come sono arrivata qui, alla scuola di Fedhin.
Devo tornare indietro con i ricordi, al tempo in cui ignoravo le menzogne che mi circondavano, pensando di essere felice.

Mi chiamo Mikela Leilah Anna Corrins.
Sì, lo so, è un nome pomposo come piace ai lord, ma per gli amici sono solo Miki. Miki Corrins.
Provengo dalla regione di Light, nel quinto anello superiore.
Questo mondo è suddiviso in quattordici anelli: sette superiori e sette inferiori. Non li conosco tutti, e attualmente non è una priorità.
Gli anelli superiori ospitano quattro categorie di persone: nobili, eletti detti volgarmente guerrieri, elves ovvero coloro che usano la magia, e servitori.
Io sono una lady.
Non di nascita: i miei genitori mi hanno adottata quando avevo appena tre anni. Appartengo ad una generazione di bambini resi orfani dalle battaglie degli eletti. I miei genitori naturali erano eletti, ma i miei genitori adottivi non mi hanno mai parlato di loro, né di cosa siano gli eletti.
A dire il vero, i miei genitori adottivi mi hanno affidata ad altri nobili e ai servitori affinché imparassi le maniere di una lady, ma non sono stati presenti nella mia vita.
Occorreva loro un erede, per questo mi hanno scelta.
Allo stesso modo, la famiglia Neriss ha adottato mia sorella Mikayla, ma diversamente da me, le sono stati accanto.
Dicono che tra sorelle via sia un legame fortissimo, che nemmeno la lontananza può spezzare. Posso confermare queste voci: sebbene separate, siamo riuscite a trovarci e siamo rimaste insieme.
Tuttavia non è al tempo degli abbracci fraterni che inizia la mia storia, bensì molto prima, un pomeriggio di quando avevo dodici anni.

Ero in viaggio attraverso le campagne, diretta al paese sotto le montagne dove avrei trascorso qualche giorno, al riparo dalla calura estiva. Poco prima di imboccare il sentiero per il bosco, il mio calesse venne attaccato da alcuni briganti. Ve ne sono pochi negli aneli superiori, ma pericolosi.
Presero quando di prezioso avevamo, picchiando i servitori.
Io mi ribellai, ma una ragazzina di dodici anni non poteva certo cavarsela contro uomini adulti e massicci. Mi schiacciarono a terra un paio di volte, sinché non rotolai vicino ad un bastone. Afferrai il legno e appena uno degli assalitori fece per riprendermi, gli sfregiai il viso. Ricordo quell'uomo divincolarsi con le mani sul viso insanguinato, lamentandosi che gli avevo cavato gli occhi.
Altri due accorsero in suo aiuto, ma io ne approfittai per fuggire nel bosco.
Corsi a lungo, sino a sentire l'aria mancare nei polmoni. E anche allora, non mi fermai.
Le gambe cedettero quando raggiunsi la riva di un lago. Caddi a terra con la faccia nella terra umida.
Poco più avanti a me c'era una creatura che si abbeverava non curante del resto del mondo: era una pantera nera, ma sulla groppa portava piegate le ali di un falco.
La strana bestia pareva non essersi accorta di me, o forse mi ignorava volutamente.
Non si distrasse nemmeno quando i due uomini mi raggiunsero, afferrandomi per le caviglie.
Urlai, mi divincolai, ma la bestia non fece nulla.
Pensai allora che non potevo sperare nell'aiuto di alcuno, solo sulle mie forze. Mi aggrappai ad un ramo e le mani dell'uomo scivolarono sulle mie calze infangate, lasciandomi libera.
Svelta, mi arrampicai quel tanto che bastava per spezzare dei rami e farli cadere addosso agli assalitori. Saltai poi a terra con l'intento di rubare loro un coltello, ma non fui abbastanza veloce. Mi allontanarono con una spinta, facendomi male.
Non potevo dargliela vinta, e al contempo non avevo vie di fuga.
Strinsi la terra nei pugni, lanciandogliela addosso, tentando d'improvvisare una qualsiasi cosa pur di salvarmi.
In verità ero in trappola e la mia esistenza sarebbe terminata quel giorno, se il sole non fosse sceso dal cielo per posarsi davanti a me. Allora, però, non era più il sole. Aveva la forma di un giovane lupo grigio e rosso.
Mostrava i denti ringhiando forte, pauroso con i suoi occhi chiari. Appena lo videro, i due uomini fuggirono.
Io, invece, non ebbi paura di lui.
Scomparsi i due assalitori, il lupo si voltò verso di me, raggiungendomi e leccandomi la faccia infangata.
Non era più la belva feroce che aveva messo in fuga i due uomini, ma un giovane lupo smarrito che non sapeva dove si trovava, né chi l'avesse chiamato li, accanto a me. Si guardava attorno curioso, le orecchie intente a cogliere i suoni del bosco.
Mi avvicinai a lui:
-Grazie per avermi salvata.- Dissi e il lupo si strofinò il muso con la zampa. Mi venne da sorridere.
-Puoi aiutarmi a salvare altre persone?- Chiesi e il lupo scodinzolò con la lingua di fuori.
Sorrisi ancora e corsi verso il calesse assieme al giovane lupo.
Quando arrivai non ero sola: la pantera nera con le ali del falco aveva messo in fuga gli assalitori.
Mi rivolse uno sguardo, al che il lupo si nascose dietro le mie gambe, e tornò nel bosco passandomi accanto.
Non so per quale motivo, ma decisi di seguirla.
A sua volta, il giovane lupo seguì me.
La pantera ci condusse nuovamente al lago, dove stava seduto un ragazzo dai capelli biondi.
Indossava dei blue jeans, una maglietta bianca, scarponi da lavoro e un lungo cappotto grigio sbiadito. Alle mani portava dei mezzi guanti neri. Guardava lontano sul lago.
La bestia si sedette accanto a lui e rimase lì, come il lupo ed io restammo indietro.
Almeno sinché non udimmo la voce del ragazzo:
-Non è educato spiare.- Non so come sapesse che eravamo lì, non poteva averci visti.
Il ragazzo si chiamava William Cedric Blake, ed era un eletto.
Quel giorno divenne il mio tutore, il mio maestro, ed io l'eletta affidata alle sue cure: la sua protetta.

Essere un'ElettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora