~Capitolo 3~

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Quel momento di tranquillità venne interrotto dalla voce estranea alle loro spalle. Ivan si gira alzando un sopracciglio e notando il ragazzo che li fissava con un ghigno sulle labbra. Era un ragazzo abbastanza alto, il solito biondino con gli occhi verdi. Eppure aveva notato chiaramente quelle "pagliuzze", se così potevano essere chiamate, nel suo sguardo. Gli occhi verdi avevano qualcosa di dannatamente serpentino e malvagio. E non ci si metteva molto a capirlo. I tratti del viso erano molto eleganti ma anche quelli avevano degli aspetti leggermente serpentini. Nel complesso doveva ammettere che fosse un bel ragazzo. Dal fisico chiaramente tonico, messo in mostra dalla maglia attillata e dai jeans strappati.
La cosa che però saltò subito all'occhio era il tatuaggio sul collo che formava la lettera "S", scritta con un carattere molto elegante.
Il baccano e il caos fu interrotto dalla voce del ragazzo, nata dalle labbra occupate da un ghigno.
<<Silenzio! Bene. Sono Salazar, e voglio che voi vi alleiate con me.>>
Dice dopo aver ristabilito il silenzio nella sala. Molti lo guardavano terrorizzati, altri, i più abituati, erano annoiati ed infastiditi.
Dopo aver ascoltato la sua proposta la prima voce ad emergere fu quella di Ivan che lo guardò ghignante.
<<Allearmi per cosa?>>
Chiese, infatti, con tono impertinente.
Ma prontamente venne interrotto dalla voce squillante di Mer.
<<E perché dovremmo allearci con un ragazzino che non sa neanche cosa fa? Vuole fare il cattivo perché la mamma l'ha punito?>>
Disse la ragazza con una chiara ironia nella voce facendo scappare a Ivan una piccola risata che non provoca di certo piacere a Salazar.
<<Sta zitta piccola impertinente!>>
Borbottò, infatti, come previsto. Poco dopo appare, davanti a noi, un trono verde e dall'aspetto abbastanza comodo. Aveva una "S" d'oro posta in cima.
Già da quel momento non gli stava simpatico.
<<Mhh, molto meglio. Voglio che voi vi alleiate con me per cancellare ogni traccia di bene nelle vostre storie. E in cambio io vi renderò sovrani! Chi è con me, per eliminare loro!>>
Urlò indicando un gruppetto di buoni che stavano praticamente tremando dalla paura. Fino a quel momento era stato interessante ma ora non mi interessava più la sua idea. Era troppo ovvia.
<<Continua>>
Disse una voce che riconobbi come quella di Mer. Mi girai notandola avvicinarsi a Salazar con sguardo parecchio interessato.
<<Ehm... Sono il figlio di una delle più grandi stronze della storia. Non ho bisogno del tuo trono.>>
Rispose il moro con un gesto della mano. Non era interessato al trono di nessuno. Era già molto potente. Non gli serviva anche governare.
<<Bene, allora ripropongo: potrei esaudire un vostro desiderio. Come per esempio... riportare in vita qualcuno, uccidere qualcuno. Darvi qualunque cosa vogliate. Dovete fidarvi perchè... i vostri genitori lo hanno fatto.>>
Si corresse il biondino guardandoci certo di averci in pugno. Spostando lo sguardo su Mer che si avvicinava sempre più non può fare a meno di sospirare. Stava facendo una pessima scelta.
<<Mer torna qui!>>
Disse Ian che fino a quel momento era rimasto in un religioso silenzio. Era chiaro che neanche loro fossero convinti.
<<Chi accetta venga accanto a me.>>
Concluse incrociando le braccia al petto. Mer gli fu subito affianco e prima che Salazar potesse anche solo pronunciare una parola, venne colpito da un pugno in piena faccia. Quella ragazzina mi sorprendeva sempre. Il ragazzo non può fare a meno di scoppiare a ridere. Sia per l'affermazione di Salazar, sia per la faccia soddisfatta che aveva Mer mentre tornava da Manu.
<<Certo, perché ovviamente Malefica si allea con te. E se lo ha fatto è veramente caduta in basso. Okay, quando hai finito, levati dalle palle grazie.>>
Disse Ivan tra le risate scuotendo la testa chiaramente divertito passandosi una mano tra i capelli.
<<Bene, voi non volete. Ma io vi costringerò!>>
Urlò Salazar con gli occhi attraversati da una scintilla di follia. In un attimo schioccò le dita e notai quasi tutti piegarsi leggermente in avanti, tenendosi il polso. Sopra era apparso chiaro un marchio. Era la stessa S che si trovava sul suo trono e anche sul suo collo. Doveva rappresentare il suo simbolo.
Subito Ivan si girò verso Salazar ringhiandogli contro irritato.
<<Leva quel cazzo di marchio o giuro che ti riduco in cenere.>>
Ringhiò il moro facendo dei passi avanti. Subito nota come Cheyenne fosse chiaramente spaventata perciò cerca di calmarsi. Non voleva certo spaventare la bambolina.
<<Io ti ammazzo!>>
Urlò Mer, con voce stridula facendo per correre da lui ma Salazar fu molto più veloce.
<<Non ammazzi proprio nessuno, se non il figlio di Biancaneve.>>
Disse ghignando e muovendo leggermente le dita. Non sapeva cosa gli stesse succedendo. Sentiva la testa leggera e confusa. Ma appena il suo sguardo si posò su Enne un sorriso macabro si fece spazio sulle sue labbra. Si avvicinò lentamente a lei aprendo una mano, stretta a lungo pochi secondi prima, scagliando una sfera di fuoco contro quella ragazza, figlia di Aurora.
Subito la ragazza cercò di schivare i colpi, inutilmente, visto che più di uno la ferì, anche se solo di striscio. Sentiva la sua voce chiaramente spaventata e tremante.
<< Ivan... che stai facendo?>>
La sentì, infatti, borbottare spaventata mentre indietreggiava lentamente. Ovviamente non la ascoltò e non rispose alle sue parole. Sussurrando una formula magica fece apparire in mano il proprio bastone. Una volta impugnato saldo in mano lo alzò in aria mentre i propri occhi si illuminano di un verde acceso. In pochi secondi una gabbia di rovi intrappolò Cheyenne dentro. Ghignò divertito notandola spaventata e fece in modo che i rovi si spostassero verso di lei quasi ferendola.
Subito si guardò intorno notando alcuni principini tentare la fuga.
<<Topolini non si scappa>>
Disse tra le risate bloccando la porta con enormi rovi in modo che non potessero attraversarla in nessun modo senza, come minimo, strapparsi la maggior parte della pelle e dalle ossa.
La sentì urlare e si girò verso di lei scoppiando a ridere vedendola terrorizzata. Lo divertiva quella scena. Ma non voleva fosse così. Una parte di lui si stava odiando e non sopportava il fatto che stesse ferendo qualcuno contro il suo volere.
<<No Ivan, lo sai... lo sai che se mi pungo dormirò per 100 anni...>>
Mormorò la ragazza guardandolo con le guance bagnate dalle lacrime. Sembrava così dolce ed indifesa in quel momento. Eppure per un attimo un guizzo di pietà e dispiacere attraverso gli occhi del ragazzo. Nonostante il controllo mentale quella scena gli accendeva qualcosa dentro.
<<Oh tranquilla, non dormirai solo per cento anni...>>
Si avvicinò a lei ridendo. Voleva opporsi ma semplicemente non ci riusciva. Le mani gli tremavano mentre cercava di riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali.
<<...Queste grandi spine ti attraverseranno tutto il corpo e dormirai per sempre>>
Disse, facendosi un applauso mentale per la paura che le stava mettendo e per la metafora filosofica sul fatto che sarebbe sicuramente morta.
<<Ivan, ti prego!>>
Urlò disperata piangendo e cercando di allontanarsi il più possibile dai rovi stringendosi in sé stessa.
<<Oh non pregarmi bambolina. Se stai zitta e smetti di agitarti le spine ti faranno meno male>>
Aggiunse ridendo facendo prendere fuoco alle spine. Queste ultime toccavano il vestito facendogli prendere fuoco. Ovviamente Ivan lo controllava in modo da non ferirla ma solo per spaventarla a morte. Era decisamente divertente quella scena. Ma solo per la sua parte peggiore.
<<Per favore Ivan...>>
Mormorò scoppiando a piangere più rumorosamente mentre con le mani cercava di spegnere il fuoco ustionandosele chiaramente.
<<Smettila Ivan, per favore!>>
Disse ancora e tra le lacrime per la disperazione. Pochi attimi dopo una risata maligna si diffuse per la stanza prima che tutti riacquistassero il pieno controllo di sé stessi. Ivan si guardò intorno notando tutto ridotti malissimo e confusi almeno quanto lui. Poi il suo sguardo si posò su Cheyenne e sentì il cuore stringersi in una morsa. Una morsa dolorosa seguita dal silenzio infernale in cui era piombata la sala.
Niente sarebbe più stato come prima.

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