~Capitolo 4~

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Annullò, velocemente, l'incantesimo che la teneva intrappolata, prendendola poi tra le braccia.
<<Dio, mi dispiace così tanto... Scusami, non ero in me.>> mormorò stringendola più forte al suo petto, cercando di tranquillizzarla, invano.
Era sempre stato uno stronzo e aveva fatto anche molte cattiverie, ma che si fermavano a piccoli atti di bullismo. Non aveva mai tentato di uccidere qualcuno e ora provava una sensazione orribile. Si sentiva un reale mostro. Si chiese se era questo ciò che provava la madre e come poteva non pesarle, dato che per lui era un peso immane.
Alzò gli occhi verso il soffitto, cercando di non piangere.
<<Ti prego perdonami, non volevo...>> continuò a ripetere, ancora sconvolto dall'accaduto.
<<Ti porto in infermeria.>> disse, infine, prendendola in braccio, cercando di tenersi occupato per non soccombere alla terribile sensazione provocata dai sensi di colpa. Ma era difficile. Si sentiva distrutto, lentamente, da quei sensi di colpa che sembravano volerlo divorare vivo.
La portò in infermeria, posandola delicatamente sul letto.
<<È tutto o-okay...>> singhiozzò lei tra le lacrime, per poi guardarlo come un bambino che si era appena sbucciato un ginocchio. Aveva un'espressione così tenera. Ma cosa andava a pensare?! Non doveva assolutamente lasciarsi intenerire così tanto. Ma forse era già troppo tardi. Appena realizzò le sue parole gli salì una rabbia immensa, più verso sé stesso che per la ragazza.
<<Smettila di ripeterlo cazzo! Tu stavi per morire e hai le mani ustionate...>> ammise lui, ma non gli servì a molto, anzi: si sentì molto peggio, un debole per essersi fatto controllare così facilmente.
Guardò con attenzione l'infermiera che si avvicinò a loro e cominciò a curare e fasciare le mani alla ragazza.
<<Non era colpa tua Ivan. Piuttosto... hai ancora quella specie di tatuaggio?>> chiese lei, guardandolo per qualche secondo con quegli occhioni verdi così belli.
Il ragazzo si guardò il polso, per poi annuire alla domanda della ragazza.
<<Si, purtroppo si.>> mormorò lui, pensando già a qualche incantesimo di sua madre da usare per liberarsi del marchio.
Come l'infermiera finì di medicarla alzò il busto, voltandosi verso di lui.
<<Visto? Sto benissimo.>> disse lei incrociando le braccia al petto.
<<Si, starai bene fino a quando lui non deciderà di attivare ancora il marchio. Forse non dovrei stare vicino a te.>> disse lui alzandosi dalla sedia con la paura di farle del male da un momento all'altro, ma si bloccò come gli afferrò la mano di scatto.
<<Non andartene.>> disse la ragazza mentre scuoteva il capo, cercando visibilmente di mascherare una smorfia di dolore. Non era una brava attrice. Anzi, sarebbe stato meglio dire che fosse una pessima attrice.
Il ragazzo rimase sorpreso dalla sua reazione e la guardava con gli occhi spalancati. Non riusciva a capacitarsi del fatto che qualcuno lo volesse vicino. Continuava a chiedersi perché. Senza trovare una risposta.
Le staccò delicatamente la mano in modo che non potesse farsi altro male, abbozzando un sorriso.
<<Non toccarmi, ti fai male. E te ne ho fatto già abbastanza.>> disse lui mentre la rimetteva a letto con dolcezza.
<<Okay, rimango. Ma tu sta ferma piccola samaritana.>> aggiunse poi con il suo solito tono sferzante anche se infondo non voleva offenderla.
Non si era mai preoccupato per nessuno mentre adesso sentiva un'apprensione verso di lei non indifferente. Probabilmente la causa di tutto ciò erano i sensi di colpa, anche se quella teoria non si reggeva molto in piedi.
<<Come ti senti?>> chiese lui dopo essere tornato a sedersi, cercando di avere un tono di voce dolce, anche se forse risuonò un pò strana. Non era di certo normale che lui avesse quel tono dolce ma voleva provarci almeno.
<<Okay sto ferma. Mi sento meglio comunque. Più tranquilla.>> disse lei con un sorriso, per poi sistemarsi meglio sul lettino.
Il ragazzo continuò ad osservarla senza rispondere subito. Sentiva qualcosa dentro di sè che poco a poco si stava smuovendo, ma cercò di ignorare quella strana sensazione.
<<Ti senti più tranquilla? Non sono stato molto buono con te... perchè?>> chiese il moro confuso.
<<Perchè nonostante tutto mi hai aiutato e mi sei stato vicino.>> rispose lei alzando le spalle come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
Il ragazzo pensò che infondo la sua spiegazione non sembrava così assurda detta da una principessa tutta rose e fiori. Stare in sua compagnia lo metteva stranamente a suo agio. C'era qualcosa in lei che lo attirava, ma non capiva cosa.
<<Uhm... una mia amica ha detto che prima in bagno ci stavi provando con me, è vero?>> chiese lei con le gote arrossate e un sorrisetto imbarazzato. Lo divertiva vederla in quelle condizioni ma allo stesso tempo lo inteneriva.
<<Beh, sei una ragazza molto carina. Quindi è ovvio che ci stavo provando.>> rispose lui con nonchalance.
La mora ridacchiò appena e si sistemò meglio sul letto.
<<Wow, grazie per il complimento. Anche tu sei molto carino.>> mormorò lei flebilmente, sembrava quasi avesse paura di essere sentita.
<<Beh, grazie del complimento.>> la rimbeccò lui divertito, per poi alzarsi dalla sedia.
<<Vuoi toglierti il vestito? Posso andarti a prendere qualcosa di comodo in stanza. Sempre se ti va.>> aggiunse il ragazzo mentre si grattava la nuca imbarazzato. Ivan imbarazzato non si sarebbe potuto sentire. Come era possibile? Lui era il drago che non aveva paura di niente e in quel momento era imbarazzato.
<<Si grazie, sto veramente scomoda con questo vestito. Mi aiuti a toglierlo?>> mormorò lei mentre alzava il busto e dava le spalle al ragazzo.
Lui annuì, ma non riuscì a trattenere un ghigno malizioso. Aveva davanti a sé una ragazza bellissima, che si stava lasciando spogliare, e di certo non poteva trattenere commenti.
<<Ah, allora ci vuoi rimanere nuda davanti a me eh?>> chiese ridendo appena, per poi avvicinarsi al letto e abbassare lentamente la zip fino alla vita, passando distrattamente le dita lungo la sua schiena. Poi si fermò, sapendo che lei avrebbe voluto che continuasse.
<<Non starò nuda ma in intimo è come stare in costume da bagno.>> disse lei facendo spallucce, per poi far scivolare il vestito a terra.
<<È praticamente uguale. Il tuo culo e le tue tette sono visibili ugualmente. Piuttosto... cosa vuoi che faccia apparire dalla stanza?>> chiese lui raccogliendo il vestito da terra e poggiandolo ai piedi del letto.
<<Il mio pigiama a forma di unicorno, grazie.>> disse lei sedendosi sul bordo del letto, facendo penzolare le gambe.
<<Unicorno eh?>> ridacchiò divertito il ragazzo, per poi concentrarsi e battere il bastone a terra, facendo apparire il pigiama dalla camera nella sua mano libera. Subito trattiene una risata divertita vedendo il pigiama a forma di unicorno ma cerca di non farlo notare alla mora davanti a lui.
<<È questo?>> chiese mostrandoglielo.
<<Si è questo! È bellissimo e fa anche molto caldo.>> disse con entusiasmo, per poi guardarlo in viso.
<<Comunque non chiamarli così. Si dice didietro e seno.>> lo corresse lei, per poi allungare i piedi. Alle sue parole ridacchia leggermente scuotendo la testa e alzando un sopracciglio.
<<Me lo infili?>> chiese con un piccolo sorriso.
Il ragazzo scosse la testa divertito davanti alla sua innocenza che lo stuzzicava e non poco. Guardò il pigiama per qualche secondo e poi di nuovo lei.
<<Mi vuoi proprio provocare tu.>> disse infine, buttando il pigiama di lato e salendo su di lei, poggiando il ginocchio tra le sue gambe. Si sostenne sulle braccia mentre la guardava nei suoi occhi azzurri.
<<Allora bambolina, hai mai fatto sesso?>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2018 ⏰

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